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lunedì, luglio 30, 2007

Rivelazioni

Il Corano non è un libro che parla di Allah, bensì un libro che lo rivela, cioè che lo mostra, segnala la sua direzione e riconduce chi lo recita alle sue proprie origini, là dove tutto si incontra di nuovo.

La Rivelazione, però, non è solo il Corano, Il Corano è solo l'esterno della Rivelazione, una delle sue manifestazioni storiche, in realtá, tutto ció che è, è Rivelazione, Sura di un Corano non scritto.

Il Corano si dischiuse in Mohammad perchè incontrò un cuore vuoto.


Gonzalez e Haya
Islam para ateos
trad genseki

martedì, maggio 15, 2007

Gramsci

GRAMSCI e L'ISLAM

L'Evoluzione dell'islam
E' conciliabile l'Islam con il progresso moderno?
Mi pare che il problema sia più semplice di quello che lo si voglia far apparire, per il fatto che implicitamente si considera il cristianesimo come inerente alla civiltà moderna, o almeno non si ha il coraggio di porre la quistione dei rapporti fra il cristianesimo e la civiltà moderna.
Perché l'Islam non potrebbe fare ciò che ha fatto il cristianesimo?
Mi pare anzi che l'assenza di una massiccia organizzazione ecclesiastica del tipo cristiano cattolico dovrebbe rendere più facile l'adattamento.
Se si ammette che la civiltà moderna nella sua manifestazione induindustriale-economica-politica finirà col trionfare in Oriente (e tutto prova che ciò avviene e che anzi queste discussioni sull'Islam avvengono perché cè una crisi determinata appunto da questa diffusione di elementi moderni) perché non bisogna concludere che necessariamente l'islam si evolverà? Potrà rimanere tal quale? No: già non è più quello di prima della guerra. Potrà cadere d'un colpo? Assurdo. Potrà esssere sostituito da una religione cristiana? Assurdo per le grandi masse...
In realtà la difficoltà più tragica per l'Islam è data dal fatto che una società intorpidita da secoli di isolamento e da un regime feudale imputridito (...) è troppo bruscament messa a contatto con una civiltà frenetica che è già nella sua fase di dissoluzione.
Il Cristianesimo ha impiegato 9 secoli a evolversi, a adattarsi, lo ha fatto a piccole tappe.
L'islam è costretto a agire vertiginosamente, ma in realtà esso reagisce proprio come il Cristianesimo: la grande eresia su cui si fonderanno le eresie propriamente dette è il "sentimento nazionale", contro il cosmopolitismo teocratico.
Appare poi il motivo del ritorno alle origini tale e quale come nel cristianesimo; alla purezza dei primi testi religiosi contrapposta alla corruzione ufficiale. I Wahabiti rappresentano proprio questo.

Quaderno I
p. 247

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mercoledì, marzo 28, 2007

Rivelazioni

La Rivelazione di Muhammad è, temporalmente, la terza delle grandi rivelazioni semitiche. Il nucleo della Rivelazione di Muhammad é il tawhid ovvero l'unita, il farsi Uno di Dio, o il fare che Dio sia uno. Dio, nella prospettiva del tawhid non è separato dal mondo, non è altra cosa rispetto al mondo ma, piuttosto la totalità di tutto il Reale, il Reale che è Uno E non si tratta di un Reale statico ma che si ampia senza sosta e si modifica. Il Reale nella prospettiva del tawhid non é un dato, ma deve essere realizzato, vissuto, trasformato, ampliato.
L'Uno Reale integra il divenire.
In questo quadro la Rivelazione di Muhammad non è la negazione delle Rivelazioni precedenti, secondo il Corano, infatti, tutti i profeti sono uguali e Muhammad è soltanto l'ultimo di essi in ordine cronologico. La molteplicitá delle Rivelazioni è manifestazione di un Dio che diviene ampliandosi, modificandosi, estendendosi come Reale. Il Corano è l'ultima Rivelazione peró essenzialmente, non contiene un messaggio differente da quello delle altre due. La torah e il Vangelo sono contenuti in esso nella loro totalità. Contemporaneamente il loro nucleo è interpretato, realizzato e ampliato. Il succedersi temporale delle Rivelazioni corrisponde a un Dio, a un Reale che muta divenendo incessantemente.
Lo spazio del Reale in cui sono possibili le Rivelazioni è il Mondo Intermedio, il Mondo Imaginale, il Malakut.
In questo spazio e secondo le leggi che governano le relazioni di causa ed effetto e di successione al suo interno si svolgono anche tutte le Rivelazioni che restano nell'ambito della coscienza individuale e tutte le Rivelazioni che non giungono mai ad essere attuali nel mondo fenomenico.
Qui tutti possono incontrare Yibril e morire alla sua voce e dissolversi al vento della sua parola. Qui ogni Rivelazione si comprende alla luce di tutte le altre. La Realtà Unica, infatti, contiene tutte le Rivelazioni sia quelle effettive che quelle solo possibili e tutte le loro interpretazioni. Ne consegue che tutte le Rivelazioni sono vere proprio in quanto sono reciprocamente contradditorie.
Aprirsi alla Rivelazione significa aprirsi al divenire Uno del Reale.
In questo senso l'ultima Rivelazione, quella di Yibril a Muhammad è anche quella che ponendosi con le altre due nella particolare relazione che ho tentato di descrivere nelle linee precedenti definisce la Rivelazione come apertura assoluta all'assoluto.
genseki

mercoledì, febbraio 14, 2007

Islam zen



Yarir Ibn 'AbdAllah al-Bayili raccontò:

Eravamo seduti con il Profeta quando questi guardò verso la luna, ed era a quattordicesima notte del mese, notte di luna piena e disse:

- Vedrete il Vostro Signore direttamente, come ora state vedendo questa luna, senza che nulla turbi la Visione -.

Posted by Picasa

martedì, ottobre 17, 2006

La dichiarazione di Alamût


(Mowlana Alazikrihis-salâm) 8 agosto 1164

Il diciassettesimo giorno del mese de Ramazân dell’anno 559 dell’egira, sotto il segno della Vergine, essendo il sole nella costellazione del cancro, Imâm diede ordine che un scranno (minbar) fosse posto rivolto all’Ovest, sulla spiananta di Alamût) quattro stendardi furono fissati rispettivamente a ciascuno dei quattro angoli dello scranno. I compagni del Khorassan furono posti destra della scranno. Quelli dell’Irâq persiano alla sinistra. I Daylamiti e i compagni di Rûdbar furono sistemati proprio di fronte. Nel mezzo, davanti allo scranno, fu posta una piattaforma e il faqîh Mohammad Bostî ricevette l’ordine di restae su questa piattaforma. Verso mezzogiorno, il gran maestri (Khodâvand) 'alâ dhikri-hi's-salâm vestito con una tunica bianca e con in capo un turnabte bianco, discese dalla Rocca di Alamut. Si avvicinò allo scranno da destra e ne salì gli scalini con lentazza e maestà. Tre volte, egli espresse i suoi saluti ; una prima volta ai Dalamiti davanti a lui, una seconda volta volendosi a destra, una terza volta volgendosi a sinistra. Per un momento restò seduto sui talloni. Poi si drizzò in piedi, passò il cinturone cui era sospesa la sua spada, e, a voce alta lesse questo proclama :

“Alzatevi, perchè il giorno della Resurrezione s’è levato. L’attesa del Segnale compiuta, Ecco giunta la Resurrezione che è il culmine di tutte le resurrezioni. Oggi non si devono più cercare prove nè indizi; oggi la Conoscenza non dipende piú dalle Scrittre, nè dai discorsi, nè dai simboli, nè dagli atti di devozione che piegano il corpo. Oggi, gli atti e le parole, i segni e i simboli, sono giunti al termine di tutti i termini. Colui che con i suoi occhi ha contemplato l’essenza in persona, quegli ha contemplato con i suoi occhi la totalità dei segni e degli indizi di tutte le Rivelazioni, mentre quello che ne conosceva attraverso nomi e qualificazioni ne era il contrario e l’opposto, quello che continuava a restare nascosto dietro un velo”. “O voi, esseri che popolate gli universi! Voi geni, uomini e angeli ! Sappiate che Mawlana è il resurrettore. Signore degli esseri, Signore che è l’esistemza assoluta, che esclude ogni determinazione esistenziale, perchè le trascende tutte. Egli apre la porta della sua Misericordia, e grazie alla luce della sua Conoscenza, fa in modo che ogni essere sia veggente, udente, parlante, vivente per l’eternitá”.
“Colui che sa ha il dovere di lodarLo e di ringraziarLo, anche se Egli trascende tutto ciò, perché Egli è lode a Se stesso, Egli è per Sua essenza Colui che conosce”.

Dopo questo, l’Imam pronunció una prima esortazione. Poi diede letturan della copia dell’epistola che comincia con queste parole: “Noi siamo gli eternamente esistenti al presente...”

A cura di genseki

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mercoledì, settembre 13, 2006

Wallada bent al-Mustakfi


Wallada bent al-Mustakfi nacque a Cordova verso la fine del secolo X. Suo padre Muhammad III fu proclamato Califfo con il titolo di al-Mustakfi bi-l-Lah il 17 Gennaio del 1024, il 27 di Maggio del 1025, dovette però fuggire verso gli oliveti di Jaén di fronte alla reazione del Califfo si i Yahyà ben Hammud che riconquistò di nuovo la cittá. Quivi per sopravvivere dovette rassegnarsi a chiedere l'elemosina e, finalmente, fu assassinato a Uclés.

A proposito di Wallada leggiamo presso Ibn Bassam

"il suo salotto era il luogo di incontro dei nobili del paese, il suo cortile era il campo di gara per i cavalli della poesia e della prosa. Gli uomini di lettere erano illuminati dalla luce della sua fronte, poeti e scrittori si raggruppavano attratti dalla dolcezza della sua compagnia e dalla facilità della sua accoglienza, nonostante il gran numero di ospiti. Tutto armonizzava con l'altezza del rango, la nobiltà della stirpe e la purezza delle vesti. non si preoccupava di celare le proprie passioni".

Gli olivi di Al-Andalus profumano di oceano, la primavera li bagna di una luce schiumosa e salata.
Questo spazio comprende Damasco e Kandahar. Fa parte con Qom e Ispahan di un'unica cartografia.

Di Wallada ci restano pochi versi, come questi che portava ricamati sulla veste

Lo giuro per Allah sono degna di maestà e nobiltà
Con orgoglio cammino, con il capo altezzoso
Lascio che gli amanti mi tocchino le chiome
Accetto i baci di chi desidera provare la mia bellezza.

genseki

giovedì, luglio 27, 2006

Ben Waddah


Ben Waddah, Ahmed (Murcia, 1135)



Mi meraviglio dell’ingratitudine dell’arco
Non è leale con i colombi della macchia

Quando era ramo fu loro amico
Ora ch’è arco non ne ha pietá.
Tali le metamorfosi del tempo

Trad. genseki

Ben Waddah scrive queste righe immerso negli orti, nella profonditá verde dei palmeti e delle canne con l’odore dell’acqua verde come il bronzo.
L’acqua ha un odore, nel fondo degli orti, la geometria degli orti è perfetta
L’acqua delinea i perimetri, circoscrive, separa, definisce e traccia.
Intornio la terra è rossa e bianca e i pini montani si disfano in vaghe trasparenze.
Il bianco e il grigio dei colombi in fondo alla macchia è fresco, appartiene al mondo dell’acqua, al gorgogliare, al mormorio. Naturalmente tutto questo non lo sappiamo, possiamo solo immaginarlo ampliando scorci casualmente sopravissuti alla calcificazione.
Lontano sta la cittá. Ma pure la cittá è un labirinto di cortili e di giardini, dove gli animali, cani soprattutto sono importanti protagonisti.
Sulla cittá i minareti
Come funghi azzurri.

Questo testo puó evocare il momento in cui nacque come pura calligrafia, come gioco di parallelismi.

Il primo movimento è circolare e va dall’arco ai colombi e dai colombi all’arco.
Esso è diviso in quattro segmenti, il primo e il terzo, il secondo e il quarto sono in relazione metamorfica l’uno cn l’altro. L’arco si trasforma in ramo, i colombi passano dall’immobilitá al volo (dalla sicurezza al timore).
L’ultimo verso introduce la direzione: il tempo che corrisponde al diametro
del circolo appena descritto.
La direzione é antioraria, il tempo va dall’arco al ramo, come in una pellicola proiettata all’indietro.

Vediamo l’arco ritornare legno nella mano dell’artigiano e poi ramo nelle mani del boscaiolo che delicatamente pare ricollocarlo nel suo punto di incastro sul tronco del vecchio albero frondoso.
Ecco il frullo palpitante del volo dei colombi si immobilizza in un punto impercettibile di quiete e come attratti da una forza invisibile essi si appoggiano di nuovo su ramo che un attimo prima li seguiva sotto forma di freccia.

Poi di nuovo udiamo lo sciacquio pigro dell’acqua tra le canne scure e l’odore delle pesche che marciscono nell’orto.

Questo breve testo inutile è dedicato a Hezbollah a Hassa Nasrallah ai suoi combattenti, ai suoi martiri.

genseki