Ben Waddah, Ahmed (Murcia, 1135)
Mi meraviglio dell’ingratitudine dell’arco
Non è leale con i colombi della macchia
Quando era ramo fu loro amico
Ora ch’è arco non ne ha pietá.
Tali le metamorfosi del tempo
Trad. genseki
Ben Waddah scrive queste righe immerso negli orti, nella profonditá verde dei palmeti e delle canne con l’odore dell’acqua verde come il bronzo.
L’acqua ha un odore, nel fondo degli orti, la geometria degli orti è perfetta
L’acqua delinea i perimetri, circoscrive, separa, definisce e traccia.
Intornio la terra è rossa e bianca e i pini montani si disfano in vaghe trasparenze.
Il bianco e il grigio dei colombi in fondo alla macchia è fresco, appartiene al mondo dell’acqua, al gorgogliare, al mormorio. Naturalmente tutto questo non lo sappiamo, possiamo solo immaginarlo ampliando scorci casualmente sopravissuti alla calcificazione.
Lontano sta la cittá. Ma pure la cittá è un labirinto di cortili e di giardini, dove gli animali, cani soprattutto sono importanti protagonisti.
Sulla cittá i minareti
Come funghi azzurri.
Questo testo puó evocare il momento in cui nacque come pura calligrafia, come gioco di parallelismi.
Il primo movimento è circolare e va dall’arco ai colombi e dai colombi all’arco.
Esso è diviso in quattro segmenti, il primo e il terzo, il secondo e il quarto sono in relazione metamorfica l’uno cn l’altro. L’arco si trasforma in ramo, i colombi passano dall’immobilitá al volo (dalla sicurezza al timore).
L’ultimo verso introduce la direzione: il tempo che corrisponde al diametro
del circolo appena descritto.
La direzione é antioraria, il tempo va dall’arco al ramo, come in una pellicola proiettata all’indietro.
Vediamo l’arco ritornare legno nella mano dell’artigiano e poi ramo nelle mani del boscaiolo che delicatamente pare ricollocarlo nel suo punto di incastro sul tronco del vecchio albero frondoso.
Ecco il frullo palpitante del volo dei colombi si immobilizza in un punto impercettibile di quiete e come attratti da una forza invisibile essi si appoggiano di nuovo su ramo che un attimo prima li seguiva sotto forma di freccia.
Poi di nuovo udiamo lo sciacquio pigro dell’acqua tra le canne scure e l’odore delle pesche che marciscono nell’orto.
Questo breve testo inutile è dedicato a Hezbollah a Hassa Nasrallah ai suoi combattenti, ai suoi martiri.
genseki
Mi meraviglio dell’ingratitudine dell’arco
Non è leale con i colombi della macchia
Quando era ramo fu loro amico
Ora ch’è arco non ne ha pietá.
Tali le metamorfosi del tempo
Trad. genseki
Ben Waddah scrive queste righe immerso negli orti, nella profonditá verde dei palmeti e delle canne con l’odore dell’acqua verde come il bronzo.
L’acqua ha un odore, nel fondo degli orti, la geometria degli orti è perfetta
L’acqua delinea i perimetri, circoscrive, separa, definisce e traccia.
Intornio la terra è rossa e bianca e i pini montani si disfano in vaghe trasparenze.
Il bianco e il grigio dei colombi in fondo alla macchia è fresco, appartiene al mondo dell’acqua, al gorgogliare, al mormorio. Naturalmente tutto questo non lo sappiamo, possiamo solo immaginarlo ampliando scorci casualmente sopravissuti alla calcificazione.
Lontano sta la cittá. Ma pure la cittá è un labirinto di cortili e di giardini, dove gli animali, cani soprattutto sono importanti protagonisti.
Sulla cittá i minareti
Come funghi azzurri.
Questo testo puó evocare il momento in cui nacque come pura calligrafia, come gioco di parallelismi.
Il primo movimento è circolare e va dall’arco ai colombi e dai colombi all’arco.
Esso è diviso in quattro segmenti, il primo e il terzo, il secondo e il quarto sono in relazione metamorfica l’uno cn l’altro. L’arco si trasforma in ramo, i colombi passano dall’immobilitá al volo (dalla sicurezza al timore).
L’ultimo verso introduce la direzione: il tempo che corrisponde al diametro
del circolo appena descritto.
La direzione é antioraria, il tempo va dall’arco al ramo, come in una pellicola proiettata all’indietro.
Vediamo l’arco ritornare legno nella mano dell’artigiano e poi ramo nelle mani del boscaiolo che delicatamente pare ricollocarlo nel suo punto di incastro sul tronco del vecchio albero frondoso.
Ecco il frullo palpitante del volo dei colombi si immobilizza in un punto impercettibile di quiete e come attratti da una forza invisibile essi si appoggiano di nuovo su ramo che un attimo prima li seguiva sotto forma di freccia.
Poi di nuovo udiamo lo sciacquio pigro dell’acqua tra le canne scure e l’odore delle pesche che marciscono nell’orto.
Questo breve testo inutile è dedicato a Hezbollah a Hassa Nasrallah ai suoi combattenti, ai suoi martiri.
genseki