Conto ormai cinquantadue anni e in essi conto altrettanti funerali di me stesso. Irrevocabilmente morì la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia gioventù, e anche la pienezza della mia matura etá. Allora come posso chiamare vita questa vechiezza che è sepolcro nel quale io stesso sono la salma di cinque defunti che ho vissuto?
Lettera a Miguel Serrano del Castillo del 16 Agosto 1653
Trad genseki
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