martedì, maggio 03, 2011

L'ordine

L'ordine ultimo era questo tumulto
L'accorrere dei convolvoli
Sul mucchio di paglia la snella
Danza delle crucifere alle stelle
L'ordine era nella pena – sai? -
Di tutte quelle delusioni
Nella lavagna di ardesia
Nella polvere di gesso che pulluluva
Sul velluto nero dei pantaloni
Quando avrebbe voluto essere serio e ingenuo
Quanto lo avrebbe voluto!
L'ordine era nella fermentazione
Dei pollini nel ronzio delle api
Nelle orbite degli insetti
Attorno al sogno dei loro voli
Nella fila dei punti e degli a capo
Nella guerra interminabile delle formiche
Nell'astio dei funghi e nella nudità degli olivi
Nel peso di ogni istante
Sulle sue spalle di bambino
Che lo sapeva eterno ogni istante
Di quei pomeriggi in cui le piastrelle
Del pavimento del corridoio
Si estendevano ciascuna come una pianura estiva
E i vetri polverosi delle fineste
Erano lattei ghiacciai abbaglianti
Avrebbe voluto avere grandi occhi allora
Seri e spalancati ma si sentiva
Opaco sapeva di poter sudare
Il sudore lo faceva vergognare
Galoppava quindi sulle piastrelle
In diagonale
E tutto il mondo si faceva oblicuo.
Ed ecco che l'ordine erano le code
I campanacci il latte oscenamente sfracellato
Sul selciato e tutti quegli zoccoli
Quei sandali l'ingenuità dei piedi
La parietaria
Infine

genseki

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