martedì, ottobre 10, 2006

Poesie di genseki

Il Cinghiale

Nel profondo del bosco dorme l’antico cinghiale. Da immemorabili abissi di passato dorme, il muschio è cresciuto tra le sue setole, le rosse lumache percorrono lentamente le sue zanne arancioni, le radici di un ceppo millenario incoronano la sua testa. Dorme e sogna. Il suo sogno è il bosco, dallo strisciare umido dei funghi, alla trasparenza lieta delle foglie novelle dei frassini. Le pietre grige, ricoperte dalle rune celestine dei licheni emergono secolo dopo secolo dal suo sogno. Sogna il cinghiale antico: cortecce e pigne, muffe e torrenti verticali di linfa, frulli di ali, penne di corvi.
Lontano dal cuore pietrificato del suo sonno, alla periferia del suo dormire il rombo del motore di un TIR suscita appena un’ impercettibile contrazione della sua palpebra scistosa.

genseki
10/07/04 21.34

Le città

Le antiche città di rame, città di colonne rosse, di vestiboli verdi, città di vasche di granito all’angolo delle piazze. Città roventi, dai vicoli umidi, su cui si affacciano casette dai tetti di paglia. Città di vasellame in terracotta e di tappeti profumati di polvere e sudore. Città di grida, di grida nasali, di grida stridule, di richiami, di fischi di tamburi dalle pelli ben tese, di tamburelli dai campanellini di stagno bianco. Città di danzatori nudi, dalla pelle decorata di cerchi rossi che scuotono i capelli a frustare le schiene e le braccia levate.
Città di torsoli e di cani scheletrici.
Città lontane dai neri boschi di abeti, dai boschi profumati di cedri d’argento. Città salmodiate accanto ai fuochi, città assediate dagli spiriti affamati dei venti caldi e secchi.
Città di pelli conciate, di otri freschi e stillanti, di rugiada sugli orti circondati di muri a secco.
Città di guglie cristalline, sottili come aghi, intraviste nei riflessi degli spruzzi di una cascata di montagna.
Città dai tetti aguzzi, dai tetti di legno nero, dalle facciate decorate di enigmi, città affacciate sui golfi d’acqua gelida e nera, sferzata dal vento che porta neve tagliente.
Città nella rete di rotaie, al centro delle ragnatele di binari che suddividono in spicchi la piatta steppa gelata.
Città trovate nei libri, città di parole su pagine ingiallite, vive soltanto nella memoria di un vecchio dagli occhi acquosi, dalle palpebre rosse, dalle dita macchiate di nicotina.
Città senza nome e pur conosciute per nome nell’infinita geografia dell’intelletto agente.


10/07/04 22.22





Lebbra

La città degli angeli lebbrosi si sfarina in polvere secca quando la sfiorano le ali di una farfalla decrepita.

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Latino

Città i cui abitanti conversano in un latino umido e luminoso soto pergolati di vite dagli acini azzurri.

Dio

Vi sono città perdute negli abissi, nelle cascate vertiginose del tempo; città che solo Dio conosce, prima che siano o che non siano. Perché la conoscenza di Dio precede gli oggetti, quelli possibili come quelli impossibili.

Spilli

Le città impossibli a forma di spirali stanno in equilibrio sulla punta di spillo delle parole mai dette.

10/07/04 22.38

Rosa

Ci sono intere città nel cuore di una rosa. Quando essa si schiude suonano a distesa tutte le campane dei loro campanili. Il polline dei rintocchi feconda tutto il roseto.

10/07/04 22.44

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