martedì, maggio 30, 2006

SonettiIl tuo volto si staglia su una foglia Miniata in luminosa meraviglia Di colore marino ove le ciglia Son ali di gabbiano ed una soglia E' l'iride screziata che assotiglia Il raggio dove l'anima si spoglia D'ogni sua volontà, d'ogni sua voglia Per solcare il tuo mar con nova chiglia. Mare d'amor disdegna la memoria E 'l navegante mai non lascia traccia Del suo passaggio over della sua storia Perché colui che il disio allaccia Perde se stesso e nulla lo minaccia Che non sia risvegliarsi in quella gloria. * Tra quelle rocce che, aride e sparse Nutrono macchie di licheni gialli, Nella rete di crepe grige ed arse Ginestre secche frammenti di talli E ruggine di felci ed erbe scarse Su cenge frali di scisti e cristalli D'orme miniate di speci scomparse Dove s'incrocian le creste delle valli I miei ultimi passi vo' guidando A mesurar l'arena solitaria Con gli occhi bassi, in me stesso mirando E me stesso non vedo nella varia Corrente di pensier che spumeggiando Vuota si va frangendo in luce ed aria. * Foglie che liete all’aria trasparenti Cedete la sostanza del colore Che verdeggiare vi fece insolenti Quando del bosco eravate l’onore Sciami di voci al fremere dei venti Dei grigi tronchi sillabe sonore E della fresca vita fiamme ardenti Che le chiome incorona di dolore. Or vi dissolve la luce quieta Come le nostre mani il vecchio sangue Rami del corpo ormai più non disseta Or vi manca la linfa e sulla creta Vi lasciate cadere e con voi langue L’anima nostra che vede la sua meta. * I cavei d’oro attorti come vite Stringe i rami rugosi dell’ulivo Della memoria alle foglie spaurite Fanno di me sol l’ombra di quel vivo Tronco che le radici presso un rivo Di purpureo licor inumidite Affondava nel grasso sol boschivo Ebbro del pullular di tante vite Dolci e taglienti, impietosi lor fili Sono una rete che ben salda serra Il Cuore alla sostanza della terra, E Tu l’intessi con le dita ostili, O Tempo, alle speranze più gentili, Per renderLo alla morte che l’afferra. * Il tempo vive solo nella mente Che l'alimenta come proprio figlio Restando immota nel mare del presente All'assalto dell'ore non dà appiglio Onde d'istanti s'infrangono lente Or con fracasso, ora in un bisbiglio In spruzzi di pensieri contro il niente Da cui sorge la brama ed il consiglio. Essa permane quieta nell'eterno Carosello che genera il momento Come colei che di se stessa è perno; Né il tempo può causarle nocumento Ché l'effetto non può, se ben discerno, Di sua causa produr l'annullamento. * Voyage à Cythère Uniti nel vascello di un abbraccio Navighiamo nel mar color del vino Vela è l'amore e qual chiglia di pino Offende il nostro petto duro ghiaccio Che il Tempo Antico stringe come un laccio Al doppio cuore che ritma il cammino: Bussola rossa: comune destino. Regge il carneo timone un solo braccio; Viola è la meta di questo sghembo viaggio L'accarezzano i drappi della pioggia Screziato la cinge un caldo raggio Illesa degli scogli dall'oltraggio La prua dei nostri corpi, infine, poggia Sull'arena dell'Isola di Maggio. * WANSHI Sonetto della meditazione seduta dalla Massima del maestro Wanshi Shogaku. Del fenomeno aver pura conoscenza, La cosa rischiarar che non sta inante Davvero è ben sottile sapienza Quando pensier non v’è discriminante; Ove non ha il fenomeno apparenza Maraviglia la luce abbacinante. Se nella mente non v’è differenza Questo sapere non ha simigliante. E’ diafana l’acqua fino al fondo Ed il pesce vi nuota lentamente Libero e lieto nell’umido suo mondo; Il falco sale nel cielo profondo In larghe rote con ala possente Di sé s’oblia nel volo suo giocondo. La dinamica essenziale dei risvegliati è l’essenza dinamica dei patriarchi, essa conosce i fenomeni senza macchiarli, illumina l’oggetto senza averlo di fronte. Conoscendo l’oggetto senza macchiarlo questa conoscenza è in se stessa sottile. Rischiarando l’oggetto senza averlo di fronte, questa chiarità è in se stessa meravigliosa. Questa conoscenza è in se stessa sottile, poiché in essa non v’è pensiero discriminante. Questa chiarità è in se stessa meravigliosa perché non ha la minima apparenza fenomenica. Non avendo il minimo pensiero discriminante, questa conoscenza è indefinibile e senza pari. Non avendo la minima apparenza fenomenica questa chiarità e completa e non afferra. L’acqua è trasparente fino al fondo; il pesce vi nuota tranquillamente. Il vasto spazio è senza limiti; lontano vi vola l’uccello. Massima della meditazione seduta del maestro Wanshi Shogaku Dal Zazenshin del maestro Dogen. * Ruben Dario Conchiglia Sulla spiaggia ho trovato una conchiglia d'oro Massiccio, con un fregio di perle, vago, fine Europa l'ha toccato con le mani divine Mentre varcava l'onde sovra il celeste toro Ho portato alle labbra il mitile sonoro Risuscitando l'eco delle diane marine L'ho accostato alle orecchie e le azzurre colline M'han narrato la storia d'un segreto tesoro Così a me giunse il salso di quegli amari venti Che della nave Argo gonfiarono la vela Quando Giason godette dei Celesti il favore Odo i suono dell'onde, i lor segreti accenti E l'aroma profondo che nel soffio si cela (La conchiglia sonora ha la forma del cuore). Trad. genseki * Sulla soglia Ecco la soglia che s’apre sul mare Conchiglia rosa tra l’alghe, barbaglio Che alla pupilla intermittente appare Stillando vino acre come un taglio Aperto in cielo tra le nubi chiare. Lo sguardo va colpendo come un maglio Quel ricamo lucente che dispare Ad ogni urto in disperato abbaglio Ah! Se potessi aprirmi alla freschezza In un getto di luce come faro Sboccar nell’oltre frastagliato e spoglio Graffiato dagli artigli d’ogni scoglio Ubriaco di sale viola e amaro Per riposare, infine, alla tua brezza. * Sonetto del deporre Lascia che il tempo segua la sua fama Tagli d’un colpo le gemme del ricordo Cali su ogni promessa la sua lama Spenga ogni suono in un gemito sordo Che nulla duri di ciò che si ama Né il pioppo lieve, né il volo del tordo Né il biancospino né il grembo della dama Né l’eco bianca del limpido accordo. Resti l’anima nostra vuota e spoglia E s’intessa dei raggi d’ogni stella Tremando al vento come fosse foglia Vento che soffia dal gorgo alla soglia Ove si forma quello che s’appellaI l sé che lieto di se stesso si spoglia. * José Garcia Nieto Alla tua riva Son giunto alla tua riva. Con un autunno, un passero E una voce arrocchita. Mi attendi: un fiume, Una passione e un frutto. Possiede il nostro incontro Il volo e la corrente, sicuri proclamati Son giunto alla tua riva con le braccia distese Ed ora sono l'erba che non termina mai Il fango dove l'acqua dispone i suoi messaggi E la curva dell'alveo per mescere il tuo sogno. Dimmi se ho meritato col mio duro lavoro Se basta alle tue orecchie il mio verso tristissimo, Se sotto la mia ombra vive in Maggio il tuo corpo. Lascerei la tua riva se ora mi dicessi Che il mio amore è l'amore comune a tutti gli uomini Che suona la mia voce come quella di tutti. Trad. genseki * Il tuo sogno A M.J. Per il tuo sogno penetro nel tuo mare Tra l'alghe del tuo sonno mi rinfresco Sfioro il velluto di meduse rare In succo d'ambra e di giada mi invesco. Per il tuo mare nel tuo sogno mi stendo Come nel fresco d'una bara d'occhi Verso il pelo dell'acqua mi protendo Prima che l'ansia nel tremore sbocchi Nel tuo sonno ritrovo la mia veglia E con l'orecchio sulla tua conchiglia Ascolto l'eco della tua risacca Ecco fremente al porto va la chiglia Il suo terso splendore l'onda abbaglia E con urto di vento, infine, attracca. * Joachim Du Bellay Sonetto La nostra vita è una breve giornata Nel cerchio eterno e l'anno nel suo corso Ne caccia i giorni né mai volge 'l dorso Ché tanto frale è ogne cosa nata. Che pensi, dunque, anima 'mprigionata Che ti compiaci in questo cupo giorno Se per volar a più alto soggiorno Hai pur di penne un'ala ben dotata? Lassù è quel bene ch'ogne spirto desira, Lassù il riposo cui ciascuno aspira, lassù l'amore ed il piacere ancora. Al Sommo Ciel guidata, anima mia, Vi potrai riconoscere l'idea Della beltà che questo mondo adora. Trad. genseki *

Sonetto dell'Unione

Il tuo volto si staglia su una foglia
Miniata in luminosa meraviglia
Di colore marino ove le ciglia
Son ali di gabbiano ed una soglia
E' l'iride screziata che assotiglia
Il raggio dove l'anima si spoglia
D'ogni sua volontà, d'ogni sua voglia
Per solcare il tuo mar con nova chiglia.
Mare d'amor disdegna la memoria
E 'l navegante mai non lascia traccia
Del suo passaggio over della sua storia
Perché colui che il disio allaccia
Perde se stesso e nulla lo minaccia
Che non sia risvegliarsi in quella gloria.

*

Tra quelle rocce che, aride e sparse
Nutrono macchie di licheni gialli,
Nella rete di crepe grige ed arse
Ginestre secche frammenti di talli
E ruggine di felci ed erbe scarse
Su cenge frali di scisti e cristalli
D'orme miniate di speci scomparse
Dove s'incrocian le creste delle valli
I miei ultimi passi vo' guidando
A mesurar l'arena solitaria
Con gli occhi bassi, in me stesso mirando
E me stesso non vedo nella varia
Corrente di pensier che spumeggiando
Vuota si va frangendo in luce ed aria.

*

Foglie che liete all’aria trasparenti
Cedete la sostanza del colore
Che verdeggiare vi fece insolenti
Quando del bosco eravate l’onore
Sciami di voci al fremere dei venti
Dei grigi tronchi sillabe sonore
E della fresca vita fiamme ardenti
Che le chiome incorona di dolore.
Or vi dissolve la luce quieta
Come le nostre mani il vecchio sangue
Rami del corpo ormai più non disseta
Or vi manca la linfa e sulla creta
Vi lasciate cadere e con voi langue
L’anima nostra che vede la sua meta.

*

I cavei d’oro attorti come vite
Stringe i rami rugosi dell’ulivo
Della memoria alle foglie spaurite
Fanno di me sol l’ombra di quel vivo
Tronco che le radici presso un rivo
Di purpureo licor inumidite
Affondava nel grasso sol boschivo
Ebbro del pullular di tante vite
Dolci e taglienti, impietosi lor fili
Sono una rete che ben salda serra
Il Cuore alla sostanza della terra,
E Tu l’intessi con le dita ostili,
O Tempo, alle speranze più gentili,
Per renderLo alla morte che l’afferra.

*

Il tempo vive solo nella mente
Che l'alimenta come proprio figlio
Restando immota nel mare del presente
All'assalto dell'ore non dà appiglio
Onde d'istanti s'infrangono lente
Or con fracasso, ora in un bisbiglio
In spruzzi di pensieri contro il niente
Da cui sorge la brama ed il consiglio.
Essa permane quieta nell'eterno
Carosello che genera il momento
Come colei che di se stessa è perno;
Né il tempo può causarle nocumento
Ché l'effetto non può, se ben discerno,
Di sua causa produr l'annullamento.

*

Voyage à Cythère

Uniti nel vascello di un abbraccio
Navighiamo nel mar color del vino
Vela è l'amore e qual chiglia di pino
Offende il nostro petto duro ghiaccio
Che il Tempo Antico stringe come un laccio
Al doppio cuore che ritma il cammino:
Bussola rossa: comune destino.
Regge il carneo timone un solo braccio;
Viola è la meta di questo sghembo viaggio
L'accarezzano i drappi della pioggia
Screziato la cinge un caldo raggio
Illesa degli scogli dall'oltraggio
La prua dei nostri corpi, infine, poggia
Sull'arena dell'Isola di Maggio.

*

WANSHI
Sonetto della meditazione seduta dalla Massima del maestro Wanshi Shogaku.
Del fenomeno aver pura conoscenza,
La cosa rischiarar che non sta inante
Davvero è ben sottile sapienza
Quando pensier non v’è discriminante;
Ove non ha il fenomeno apparenza
Maraviglia la luce abbacinante.
Se nella mente non v’è differenza
Questo sapere non ha simigliante.
E’ diafana l’acqua fino al fondo
Ed il pesce vi nuota lentamente
Libero e lieto nell’umido suo mondo;
Il falco sale nel cielo profondo
In larghe rote con ala possente
Di sé s’oblia nel volo suo giocondo.

La dinamica essenziale dei risvegliati è l’essenza dinamica dei patriarchi, essa conosce i fenomeni senza macchiarli, illumina l’oggetto senza averlo di fronte.
Conoscendo l’oggetto senza macchiarlo questa conoscenza è in se stessa sottile.
Rischiarando l’oggetto senza averlo di fronte, questa chiarità è in se stessa meravigliosa. Questa conoscenza è in se stessa sottile, poiché in essa non v’è pensiero discriminante. Questa chiarità è in se stessa meravigliosa perché non ha la minima apparenza fenomenica. Non avendo il minimo pensiero discriminante, questa conoscenza è indefinibile e senza pari. Non avendo la minima apparenza fenomenica
questa chiarità e completa e non afferra. L’acqua è trasparente fino al fondo; il pesce vi nuota tranquillamente. Il vasto spazio è senza limiti; lontano vi vola l’uccello.
Massima della meditazione seduta del maestro Wanshi Shogaku
Dal Zazenshin del maestro Dogen.
*

Ruben Dario

Conchiglia

Sulla spiaggia ho trovato una conchiglia d'oro
Massiccio, con un fregio di perle, vago, fine
Europa l'ha toccato con le mani divine
Mentre varcava l'onde sovra il celeste toro
Ho portato alle labbra il mitile sonoro
Risuscitando l'eco delle diane marine
L'ho accostato alle orecchie e le azzurre colline
M'han narrato la storia d'un segreto tesoro
Così a me giunse il salso di quegli amari venti
Che della nave Argo gonfiarono la vela
Quando Giason godette dei Celesti il favore
Odo i suono dell'onde, i lor segreti accenti
E l'aroma profondo che nel soffio si cela
(La conchiglia sonora ha la forma del cuore).
Trad. genseki
*

Sulla soglia
Ecco la soglia che s’apre sul mare
Conchiglia rosa tra l’alghe, barbaglio
Che alla pupilla intermittente appare
Stillando vino acre come un taglio
Aperto in cielo tra le nubi chiare.
Lo sguardo va colpendo come un maglio
Quel ricamo lucente che dispare
Ad ogni urto in disperato abbaglio
Ah! Se potessi aprirmi alla freschezza
In un getto di luce come faro
Sboccar nell’oltre frastagliato e spoglio
Graffiato dagli artigli d’ogni scoglio
Ubriaco di sale viola e amaro
Per riposare, infine, alla tua brezza.

*

Sonetto del deporre

Lascia che il tempo segua la sua fama
Tagli d’un colpo le gemme del ricordo
Cali su ogni promessa la sua lama
Spenga ogni suono in un gemito sordo
Che nulla duri di ciò che si ama
Né il pioppo lieve, né il volo del tordo
Né il biancospino né il grembo della dama
Né l’eco bianca del limpido accordo.
Resti l’anima nostra vuota e spoglia
E s’intessa dei raggi d’ogni stella
Tremando al vento come fosse foglia
Vento che soffia dal gorgo alla soglia
Ove si forma quello che s’appellaI
l sé che lieto di se stesso si spoglia.
*

José Garcia Nieto

Alla tua riva

Son giunto alla tua riva. Con un autunno, un passero
E una voce arrocchita. Mi attendi: un fiume,
Una passione e un frutto. Possiede il nostro incontro
Il volo e la corrente, sicuri proclamati
Son giunto alla tua riva con le braccia distese
Ed ora sono l'erba che non termina mai
Il fango dove l'acqua dispone i suoi messaggi
E la curva dell'alveo per mescere il tuo sogno.
Dimmi se ho meritato col mio duro lavoro
Se basta alle tue orecchie il mio verso tristissimo,
Se sotto la mia ombra vive in Maggio il tuo corpo.
Lascerei la tua riva se ora mi dicessi
Che il mio amore è l'amore comune a tutti gli uomini
Che suona la mia voce come quella di tutti.
Trad. genseki
*

Il tuo sogno
A M.J.

Per il tuo sogno penetro nel tuo mare
Tra l'alghe del tuo sonno mi rinfresco
Sfioro il velluto di meduse rare
In succo d'ambra e di giada mi invesco.
Per il tuo mare nel tuo sogno mi stendo
Come nel fresco d'una bara d'occhi
Verso il pelo dell'acqua mi protendo
Prima che l'ansia nel tremore sbocchi
Nel tuo sonno ritrovo la mia veglia
E con l'orecchio sulla tua conchiglia
Ascolto l'eco della tua risacca
Ecco fremente al porto va la chiglia
Il suo terso splendore l'onda abbaglia
E con urto di vento, infine, attracca.

*

Joachim Du Bellay
Sonetto

La nostra vita è una breve giornata
Nel cerchio eterno e l'anno nel suo corso
Ne caccia i giorni né mai volge 'l dorso
Ché tanto frale è ogne cosa nata.
Che pensi, dunque, anima 'mprigionata
Che ti compiaci in questo cupo giorno
Se per volar a più alto soggiorno
Hai pur di penne un'ala ben dotata?
Lassù è quel bene ch'ogne spirto desira,
Lassù il riposo cui ciascuno aspira,
lassù l'amore ed il piacere ancora.
Al Sommo Ciel guidata, anima mia,
Vi potrai riconoscere l'idea
Della beltà che questo mondo adora.
Trad. genseki
*