giovedì, dicembre 01, 2022

Giiordano Bruno


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E chi mi impenna, e chi mi scalda il core? 

Chi non mi fa temer fortuna o morte? 

Chi le catene ruppe e quelle porte, 

Onde rari son sciolti ed escon fore? 

L'etadi, gli anni, i mesi, i giorni e l'ore, 

Figlie ed armi del tempo, e quella corte, 

A cui né ferro, né diamante è forte, 

Assicurato m'han dal suo furore. 

Quindi l'ale sicure a l'aria porgo, 

Nè temo intoppo di cristallo o vetro; 

Ma fendo i cieli e a l'infinito m'ergo. 

E mentre dal mio globo agli altri sorgo, 

E per l'eterio campo oltre penetro, 

Quel ch'altri lungi vede, lascio al tergo.


Opere italiane, G., I, 91. 79 

Michel de Certeau


La faiblesse de croire

La veritá religiosa non si può capitalizzare.La si può solo condividere. Essa condivide. Cosí la pratica comunitaria consiste nel fare insieme questa veritá e nello scommettere sull’atto di credere. Chi pensa poter restare separato dai suoi fratelli senza allo stesso tempo essere separato da Dio, o che crede poter possedere i suoi fratelli senza trasformare Dio in un idolo, sbaglia e cessa di essere religioso.


Trad. genseki


Hugo Mújica

Poesie


Tad genseki


Alba



Quieto


Come chi non si muove

Perché il sangue non filtri

Dalla bocca,


Quieto,


Come un uccello 

Ferito

Nel palmo della mano


Senza chiudere la mano


Esiste una fede assoluta:


Una fede senza speranza.



***


Ci sono cani que muoiono della morte dei loro padroni


Certi cani

Muoiono della morte dei loro padroni


Corpi che non fanno l’amore,

Fanno paura


Che non si agitano,

Tremano.


In certi uomini 

Muore Dio

Come una goccia di ceralacca

Sul petto 

Di un torso di marmo,


Sono quelli che piangono quando credono

Di parlare,

O gridano nel sonno, ma giunta l’alba,

Si dimenticano del grido

Con cui incendiarono la notte.


In certi uomini geme dio

Per non incontrare un uomo dove morire di carne,


Ma non piange come chi piange

Solo

Piange come chi piange con un bambino in braccio.


**


Appena pochi giorni fa



Appena pochi giorni fa morí mio padre,

Da tanto poco.


Cadde senza peso,

Come le palpebre quando giunge

La notte o una foglia

Quando il vento non strappa, culla.


Oggi non è come altre piogge

Oggi piove per la prima volta

Sul marmo della sua tomba.


Sotto ogni pioggia

Potrei giacere io, ora lo so,

Ora che sono morto in un altro.



**


A notte avanzata non dormo


Da lontano un tramonti

Ove l’autunno

È un luogo nel mio petto,

Cominciano a illuminarsi le finestre,


La mia nostalgia

Di stare dove so molto bene che entrando

Ritornerei fuori.


Dolgono gli occhi per sognare tanto lontano

La fronte per pensare

L’impensabile di tanta vita

Che non ho abbracciato

Tanti debiti di ció che non è nato.


Si vanno spegnendo le luci,

Ê la soglia tra una notte e l’altra

La fragile vicinanza

Di paura e speranza.


L’ultimo giorno potrebbe essere questo che finisce,

Questa notte

In cui sto scrivendo


Uguale, ma senza nuova assenza

Per continuare a sperare.



**



Fino alla fine


Vidi un cane nero morto

Sulla via

Schiacciato in mezzo alla strada, macchiato

Dalla neve.


Vidi la vita, proprio li,

E vi era solo questo: l’alibi

Dell’innocente: pagare tutto.


Percepii la vita nella neve e mi vidi morire

Come un animale che resiste

Fino all’ultimo

Fino al desiderio di essere finito,


Fino al gemito finale,

Quello che chiede il perdono per ogni crimine altrui:

Quello che perdona dio.



**


Un pezzo di fame, un bicchiere d’acqua


Fedele all’umano,


Alle dimensioni di ciò che le braccia

Cullano,

Allla festa

Di ció che le mani contengono,


Alla silenziosa speranza

Che consiste in non chiudere le labbra,


Fedele a un bicchiere d’acqua

E al pezzo di fame

Che un altro corpo ci porta,


Fedele sorso a sorso, fame a fame.


Fedele al pudore di un cenno soltanto

Soltanto all’abisso

Dell’Altro

Quando il silenzio 

Tace nella pelle che ci separa.


Fedele al limite di morire uomo,

Di acera abbracciato quel vuoto

Che colma l’abbraccio stesso.



**


L’aperto



Quieta cade la pioggia

Sgorga l’aperto.


Piove, piove sull’attesa,

Cadere è il sentiero della pioggia

E il sentire è la sua meta.


Bisogna osare l’aperto e la caduta

Il deserto della sete

Non la sete del deserto.


**




Nel mezzo della notte


Anche nel mezzo della notte

La neve si scioglie bianca


E cade la pioggia

Senza perdere la sua trasparenza.


Ê lei, la notte,

Che ci libera dai riflessi,


Che ci dilata le pupille.


Il cieco col suo bastone

Cerca la luce, non il cammino.




mercoledì, novembre 30, 2022


Rafael Celaya


Trad. genseki




Se è vero che esisto e che mi chiamo Rafael

Se è vero che sono qui

E che questo è un tavolo

Se è vero che sono qualche cosa di più che una pietra scura tra le ortiche,

Qualche cosa di più che una pietra ruvida nel fondo di un pozzo.


Se è davvero reale la luce viola di questa sera,

Se questi grigi e malva sono case e nuvole;

Se davvero non è un sonnambulo quell’uomo che passa nella strada;

Se è reale questo silenzio che sale e scende tra vita e mistero;

Se è vero che esisto e che mi chiamo Rafael,

E che sono qualche cosa di piú di una pianta di carne;

Se le cose esistono davvero,

Se io pure esisto,

Se davvero questa sera dolce dal profumo di magnolia è almeno un poco reale;

Se è reale anche questo tremito di infinito che sento pulsare in me;

Se mi chiamo per davvero Rafael e penso ed esisto;

Se il mondo vive davvero Inn una densa atmosfera 

Di pensieri sconosciuti ed eterni

Se è davvero cosí,

Allora grazie, grazie per tutto questo!


***

Di piú


Le bestie i fulmini, gli uomini,

La caléndula que scoppia

Allegria! Allegria!

Con il suo strillo arancione:


L’erba dolce e sottomessa

Al fiato lentissimo della terra

E questo mare che dispiega la mia spossatezza,

E questa brezza che solletica la mia allegria,


Amo tutto questo in piena libertà e sono,

Sono, solo questo, sono

Sono contemporaneamente dentro e fuori.


Lasciate volare i versi!

Liberate la colomba trafitta dalla penna!!


Rompete il ritmo insieme a me!

Uccidetemi! Vi prego


Poesie, poesie di fronte al mare!

Non è il pensiero, è di piu

È l’allegria sufficiente a lasciarlo svanire.

Non il risultato , di piú!

Nell’errore, nell’amore, nel piccolo, la totalità.



***


Raccontami come vivi, come stai morendo



Raccontami come vivi;

Dimmi con semplicità come passi le tue giornate,

I tuoi odii lentissimi, le tue allegrie,

El le onde confuse che ti portano sperduto

Tra la schiuma cangiante di un bianco imprevisto.


Raccontami come vivi

Vieni a me, faccia a faccia;

Dimmi le tue menzogne (sono peggiori le mie),

I tuoi risentimenti (che sono anche i miei),

E questo stupido orgoglio (posso capirti).


Raccontami come muori

Nulla di te è un segreto:

La nausea del vuoto (o il piacere, fa lo stesso);

La pazzia imprevista di qualche istante vivo

La speranza che cava testardamente il vuoto.


Raccontami come muori,

Come rinunci - saggio -,

Come - frivolo - brilli da vero fuggitivo,

Come finisci in nulla

E mi insegni, é ben chiaro, a restare tranquillo.



***