lunedì, ottobre 28, 2019
mercoledì, novembre 28, 2018
martedì, aprile 24, 2018
Juan Luis Panero e Luis Rosales
Juan Luis Panero
La mattina seguente Pavese non ordinó la colazione
Solo scese dal treno
Solo attraversó la cittá deserta
Solo entró nell'Hotel vuoto,
Aprí la sua stanza solitaria
E stupito ascoltó il silenzio.
Dicono che sollevó la cornetta
Per chiamare qualcuno,
Ma è falso, completamente falso.
Non c'era nessuno da poter chiamare,
Nessuno viveva nella cittá, nessuno nel mondo.
Bevve dal vaso, con le pastiglie
E attese la venuta del sonno.
Con un po' di paura del suo valore
- Per la prima volta aveva affermato la sua eistenza -
Forse curioso, con un gesto stanco,
Sentí cadere il peso delle sue palpebre.
Alcune ore dopo, - uno strano sorriso disegnava le sue labbra -
Enunció per se stesso, testardamente,
La sola certezza che aveva acquisito:
Non avrebbe mai piú dormito da solo in una camera d'abergo.
Epitafio davanti ad uno specchio
Dura deve essere la vita per te,
Che a una strana onestá sacrificasti le tue credenze
La cui sola certezza è il tuo ricordo
E dunque la piú fatale delle tombe.
Dura sará la tua vita
Col trascorrere degli anni
Che finiranno per distruggere la patria illusoria della tua adolescenza
Quando vedrai, come oggi, il fantasma
Che un tempo ti consoló con la sua grazia.
Quando l'amore come un vestito liso
Piú non proteggerá la tua tristezza
E motivo di burla, di pietá, di stupore.
Agli sguardi piú puri diverrai.
Duro per il tuo corpo contemplare la morte del desiderio
La gioventu e tutto ció che fosti,
E cercare impassible riposo
Nella sorda tenerezza di ció che è debole,
Nella grigia distruzione che un tempo hai amato
"È legge di vita", dicono vecchi sterili,
"Che soltanto il Signore puó mutare", ripetono
Alla luce della notte, lente, inutili ombre.
Duro per te che tanto amasti il mondo
Sognando uno sgardo, una dolce carezza
Quando la farsa assurda che conosci
Non sará piú adornata di effimera bellezza..
Dura sará la vita finché giunga l'istante
In cui vegli l'amore in questo specchio:
Le labbra fredde non avranno rifugio
E con le mani vuote abbraccerai la morte
Luis Rosales
Egloga de la solitudine
La mia vida non so in che s'appoggi
Garcilaso
A Serafin Pro
Tutto nascendo sta: volan colombe;
Un vento lungo, teso, marino,
Alta pineta unanime e fervente,
Con tempo e con aromi
Archipelago azzurro, messaggero
Dove cessa la terra all'improvviso
E vuol farsi celeste,
Ché il limite del mondo è del mare il principio
Alta pineta con aria di cristallo
Tra l'ombra delle fronde,
Chi ti potrá obliare se ha contemplato
I toui silenti dettagli
Del tuo vivo legname presso il rio?
Trad. genseki
lunedì, novembre 06, 2017
Juan Eduardo Cirlot
Gli specchi (1962)
Si fa notte in terra e in cielo
I sentieri lontani rabbrividiscono
Ho smarrito le mani.
Torneró?
(C'era una pietra grigia, scura, all'interno
Della torre di quella chiesa dimenticata
In campagna, di inverno).
Mi sentite?
*
Mi fermo davanti agli alti muri gotici,
Guardo le mie cicatrici:
Un cavallo di gelo dorme nella nebbia.
*
Il vero mare è nero con piante grige ed è pieno di ombre oscillanti. Il suo fondo perforato è un piombo che ha perso i sigilli. Il vero mare è nero.
*
Andiamo al circolo di rose,
Alla terribile fonte bianca,
Alla terrazza melancolica;
Dove i pianeti bevono
Un accqua verde e rosata.
*
L'origine del ferro, l'origine
Del vetro
Parla nel mio cuore.
*
Laggiú crescono i ceri
Sul mondo
Crescono le acque;
Dove gli intervalli
Dove le costellazioni
Aprono le bocche bianche.
*
Grida e voci
Contro un silenzio immenso.
La spada sta nascendo nella parete.
*
I miei nemici mi combattono
I miei amici non sono miei amici;
Ci sono pezzi del mio cuore nei campi
che ancora piangono.
Le grandi torri nere
Si elevano sempre
Sotto un cielo purissimo.
*
La terra si alza e mi guarda.
Volo fino alle statue piú alte.
Si; distruggeró
Il selvaggio del bosco.
*
I resti del mio scudo, i resti
dei miei guanti azzurri,
I resti della bandiera disfatta...
I miei resti mi aspettano sotto la pioggia.
*
Sono pezzi delicati
Che mi abbandonano.
Sono scalini bianchi
Che piangono quando mi vedono.
La parete di cenere,
La porta del diamante,
Che scendono dai miei occhi
E cercano un finale.
*
Salire le scale,
Ma verso il basso.
*
Trad. genseki
sabato, ottobre 28, 2017
Malcolm de Chazal
Qui déshabillerait
La nuit
Verrait
Le corps de Dieu.
*
Chi spogliasse
La notte
Vedrebbe
Il corpo
Di Dio
*
Trad. genseki
Malcolm de Chazal II
Dio
Ci
Guarda
Nelle forme
Attraverso
I loro
Archetipi
*
Il grgio
Ipnotizzato
Dal bianco
Si addormenta
*
L'occhio
Dorme
Quando
La bocca
Parla
Troppo.
L'acqua
Nella diga
Faceva gesti
Da ippopotamo
*
Lo stregone
Ê pronto
Quando
Si é stregato
Da sé.
*
Quando
Una roccia
Muore
Non ha bisogno
Di sepoltura.
*
Ogni
Uccello
Ha il colore
Del sio grido
*
Trad. genseki
venerdì, ottobre 27, 2017
Malcolm de Chazal
Malcolm de Chazal
Tutti gli azzurri
Infreddoliti
Si rannicchiano
Nel bianco
*
Il ghiacciolo
Nella cascata
Faceva
Dello
Sci
Nautico
*
Le forme
Del
Suo corpo
Erano
Il suo
Catechismo
*
Ella
Vendemmiava
Seni.
*
Quando
Si preme
Il ventre
Del fuoco
La luce
Ride
*
L'occhio
Dorme
Quando
La bocca
Parla
Troppo.
*
Il getto d'acqua
Faceva
Esercizi
Per
Dimagrire
*
L'occhio
Sottrae
E La bocca
Somma
Nella
Noia
*
L'acqua
Morsa
Dall'onda
Lancia
Uno striilo.
*
Quando
Passa
Il vento
Le erbe
Si sdraiano
Per fare
L'amore.
*
È
Perché
Tutto
Abbia
Un peso
Che
Lo spazio
Non ne
Ha.
*
L'aqua
Che
Buttarono
Nel
Fuoco
Ebbe
Una convulsione.
*
Solo
Il fuoco
Ha
Il potere
Di
Leccarsi
Gli
Occhi.
*
La bocca
Non
Dorme
Mai.
*
Se l'aria
Non
Diventasse
Farfallo
Come
Potrebbe
La farfalla
Volare
Nell'aria?
*
Il mare
Quando piove
Crede di
Avere
Partorito
La spiaggia
*
Tutte
Le caverne
Tossirono
Quell'inverno.
*
L'ultima
Sensazione
Dell'impiccato
È
Che gli
Strappino
I piedi
*
:
Nulla v'è
Piú ovale
Di un frutto
:*
L'ombra
È la valigia
Dello spazio
Trad. genseki
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