Juan Luis Panero
La mattina seguente Pavese non ordinó la colazione
Solo scese dal treno
Solo attraversó la cittá deserta
Solo entró nell'Hotel vuoto,
Aprí la sua stanza solitaria
E stupito ascoltó il silenzio.
Dicono che sollevó la cornetta
Per chiamare qualcuno,
Ma è falso, completamente falso.
Non c'era nessuno da poter chiamare,
Nessuno viveva nella cittá, nessuno nel mondo.
Bevve dal vaso, con le pastiglie
E attese la venuta del sonno.
Con un po' di paura del suo valore
- Per la prima volta aveva affermato la sua eistenza -
Forse curioso, con un gesto stanco,
Sentí cadere il peso delle sue palpebre.
Alcune ore dopo, - uno strano sorriso disegnava le sue labbra -
Enunció per se stesso, testardamente,
La sola certezza che aveva acquisito:
Non avrebbe mai piú dormito da solo in una camera d'abergo.
Epitafio davanti ad uno specchio
Dura deve essere la vita per te,
Che a una strana onestá sacrificasti le tue credenze
La cui sola certezza è il tuo ricordo
E dunque la piú fatale delle tombe.
Dura sará la tua vita
Col trascorrere degli anni
Che finiranno per distruggere la patria illusoria della tua adolescenza
Quando vedrai, come oggi, il fantasma
Che un tempo ti consoló con la sua grazia.
Quando l'amore come un vestito liso
Piú non proteggerá la tua tristezza
E motivo di burla, di pietá, di stupore.
Agli sguardi piú puri diverrai.
Duro per il tuo corpo contemplare la morte del desiderio
La gioventu e tutto ció che fosti,
E cercare impassible riposo
Nella sorda tenerezza di ció che è debole,
Nella grigia distruzione che un tempo hai amato
"È legge di vita", dicono vecchi sterili,
"Che soltanto il Signore puó mutare", ripetono
Alla luce della notte, lente, inutili ombre.
Duro per te che tanto amasti il mondo
Sognando uno sgardo, una dolce carezza
Quando la farsa assurda che conosci
Non sará piú adornata di effimera bellezza..
Dura sará la vita finché giunga l'istante
In cui vegli l'amore in questo specchio:
Le labbra fredde non avranno rifugio
E con le mani vuote abbraccerai la morte
Luis Rosales
Egloga de la solitudine
La mia vida non so in che s'appoggi
Garcilaso
A Serafin Pro
Tutto nascendo sta: volan colombe;
Un vento lungo, teso, marino,
Alta pineta unanime e fervente,
Con tempo e con aromi
Archipelago azzurro, messaggero
Dove cessa la terra all'improvviso
E vuol farsi celeste,
Ché il limite del mondo è del mare il principio
Alta pineta con aria di cristallo
Tra l'ombra delle fronde,
Chi ti potrá obliare se ha contemplato
I toui silenti dettagli
Del tuo vivo legname presso il rio?
Trad. genseki