martedì, settembre 12, 2017

Ricordo di Francia

Ricorda con me: il cielo di Parigi, il grande colchico...
Comprammo cuori a quelle piccole fioraie.
Erano Azzurri e si schiusero nell'acqua.
Prese a piovere nella nostra stanza,
E giunse il vicino, il Signor Le Songe, un ometto secco.
Giocammo a carte. Persi la luce degli occhi;
Mi prestasti i tuoi capelli, persi di nuovo, lui ci aveva sconfitti.
Uscí dalla porta. Lo seguí la pioggia.
Eravamo morti e potevamo respirare.

Paul Celan
Da Mohn und Gedächtnis

Trad. genseki

venerdì, settembre 01, 2017

Jean Grosjean

Jean Grosjean
Canti
Da: La lueur des jours - Gallimard 1991
Trad genseki

Scorre il ruscello
Da Huanne, da Puessan,
Sfiora le rocce   
Canta

Intuisce un cielo
Tra gli alberi.
Brillano sotto gli alberi
I suoi mulinelli

Le ombre degli alberi
Tremano alla sua fuga
Come un cielo di giugno
Come una digitale

*
Vago lungo i salici
L’anima lungi dagli uomini

Vado lungo un’onda
Che riempie il cielo di salici

Le iole che l’onda tocca
Derivano tra il cielo
Ma non lungo i cielo

*

Il cielo è quasi bianco
I prati profumano di melissa
Il ruscello scorre.

Di fronte sulla collina
L’accampamento degli Assiri
Si scorgono i loro fuochi.

Si odono i loro cavalli.
Nitrire. Li trattengono.

Certo hanno degli ordini.
Il loro dio non è onnipotente.

*

L’edera è lo splendore
Del cielo sulla terra.
Se lo schiaccio coi piedi
M’inebria il suo odore.

Gli dei la cui faccia
Era il nostro cielo
Hanno lasciato per traccia
L’edera sola..

*

Mezzogiorno. Settembre.
Lontano canto di un gallo.
Un melo si piega
Tranquillo sotto il suo carico.

Nei campi nessuno.
Ê domenica.
Frammenti di paglia brillano
Sul sentiero.

Brume dorate danzano
Sull’orizzonte.
Gli uccelli tacciono
Ai margini del bosco, dietro
Un fremito di foglie

*

La casa nera
Inclinata verso l’albero
Ascolta la brezza
Dire alla notte
Le foglie che dormono
Nell’odore.

La finestra nera
Spia i raggi
Che la luna lascia
Al bordo delle nuvole
Quando le nuvole nascondono
La luna.

Se prendono coraggio
I soffi
Una persiana debolmente
Batte contro il muro
E fa voltare
Tra le foglie
L’uccello che dorme.


*

Chants

Le ruisseau coule
de Huanne, de Puessans.
Il effleure les roches
et il chante.

Il devine un ciel
à travers les arbres.
Sous les arbres luisent
ses remous.

Les ombres des arbres
tremblent sur sa fuite
comme un ciel de juin
comme une digitale.


Je rôde le long des saules.
Mon âme est loin des hommes.

Je vais le long d'une onde
qu'emplit le ciel des saules.

Les îles que longe l'onde
dérivent parmi le ciel.

Mes pas le long du ciel.


Le ciel est presque blanc.
Le pré sent la mélisse.
Le ruisseau passe.

Sur le coteau d'en face
campent les Assyriens.
On voit leur feux.

On entend leurs chevaux
hennir. Ils les retiennent.

Sans doute ils ont des ordres.
Leur dieu ne peut pas tout.


Le lierre est la lueur
du ciel sur la terre.
Si mes pieds le foulent
son odeur m'enivre.

Les dieux dont la face
était notre ciel
n'ont laissé de trace
que le lierre.

Le ciel sous mes pieds
si mes pieds l'écrasent...
Les dieux n'ont laissé
que le ciel.
 

Midi. Septembre.
Un coq chante au loin.
Un pommier ploie
tranquille sous sa charge.

Personne aux champs.
C'est dimanche.
Les pailles brisées brillent
sur le chemin.

Les brumes dorées dansent
sur l'horizon.
Les oiseaux se taisent
aux lisières, derrière
un frémissement de feuilles.


La noire maison
penchée vers l'arbre
écoute la brise
dire à la nuit
les feuilles qui dorment
dans l'odeur.

La noire fenêtre
épie les lueurs
que laisse la lune
au bord des nuées
quand les nuées cachent
la lune.

Si s'enhardissent
les souffles
un volet faiblement
bat la muraille
et fait se retourner
dans le feuillage
l'oiseau qui dort.
*


Extrait du livre de poèmes LA LUEUR DES JOURS
Editions Gallimard 1991



giovedì, luglio 27, 2017

Soledades

Poesie di genseki



È un’orazione anche questo sventolare
Di albe piume e panni stesi
Di nebbia
Ogni tuo respiro
L’ostinazione delle colline
Il rovescio di pioggia sul bosco stremato
E il disperdersi del ricordo
In tutti questi doni.

*

Anche l’autunno e il mare passeranno
Passerá il ricordo che li accolse
E solo il vento il vento che ora soffia
Accogli come dono dell’istante.

*

Alla fine sei davvero stanco
E vorresti sedere du una pietra
Al bordo del sentiero
E sentire i tuoi piedi rabbrividire
Nelle scarpe inzuppate
Mentre il vento conferisce orgoglio e furia ai pini
E l’ombra della nebbia accarezza
Sassi e licheni
E restare dove stai come ogni altra cosa
Sta dove sta arreso all’adesso
Abbandonato al respiro a questo dono.

*

In questi occhi stanchi
Dimorano le cose che vidi
Nel loro profondo respiro
Avvolte dal tepore del ricordo
Che le cela e rivela
È grata accogienza lo sguardo
Del libero dono del mondo.

*

Seduto su questa pietra
Abbandonato al suo freddo invito
Alla domanda solenne della sua permanenza
Incantato come una statua di nebbia
Sogno che nevicano foicchi di marmo
Tra i rami rugginosi del carpino
Seduto su questa pietra
Accolgo il suo silenzio come un dono
Fino a cancellare ogni distanza.

*

L’ultima collina ti precedeva                                                   
Dopo di te si sarebbe dischiusa
Come una corolla di zolle e di abeti
Ad altri sguardi piú puri piú affranti
Dei tuoi che l’ombra affina
E nutre la mente
Occhi dolenti che accolgono
La collina con il sollievo della coincidenza
Occhi stanchi di aprirsi e di osservare
La collina ora che finalmente
Solo un capello solo una membrana
Separa lo sguardo dalla collina.

*

Pane

In questo pane cosí bianco
Dimora lo spirito il pensiero
In questo pane tiepido dimorano
Perdono e amore
Ogni morso è dono e preghiera
Nell’ora che sempre si schiude.

*

Chi mai potrebbe morire
Svincolarsi dall’amore del mondo
Dall’abbraccio delle cose
Se la morte non fosse un dono
Chi mai potrebbe morire?

*


Quanto dolore per un abbraccio mancato
Quanto dolore per un abbraccio perduto
Dolore di una vita intera
Che cerca la pace nella bufera.

*

Questo mio vecchio corpo
Di quanti autunni è stato testimone!
Custodisce la gloria l’ocra l’oro
L’ultimo splendore dei larici
Ai confini del gelo
L’azzurro inscalfibile dei laghi
Che riflettono il tempo, le stagioni
Questo mio vecchio corpo dolente
Ha avuto altre forme altri volti
Che ora non riconosco
Ha custodito la bellezza del gelo
La generositá dell’estate
La clorofilla e i gattici d’amore
Prima e dopo la nascita e la morte.
Questo mio vecchio corpo
Per cui tutte le cose sono un dono
L’erba le stelle il vento e le parole
L’acqua la sabbia e le pietre muschiose
Questo mio vecchio corpo pozzo e messe
Per me di sensazioni e di preghiere
Orazione mutua e perpetue
Di cellule e tessuti
Questo mio vecchio corpo è vero dono
Per cui si apre l’abbraccio del mondo.

*

Dove abitare se non nel respiro
Nell’alito caldo del cuore
Nel tepore di questo vecchio corpo
Nel suo dolore?

*