lunedì, ottobre 06, 2014


Rosa Chacel

Rimprovero

A Sara e al suo gioiello

Dimmi, la perla, il frutto della tua mano, quando maturerá
Un cuore come il tuo, puro e duro, insensibile all'arsura!
Ben fermo , al tuo dito, come un ramo bianco, non ti pesa mai il suo peso?
Come puó conservare tanto a lungo il segreto del tuo io improrogato?
...
Leprotta bianca, non ti trovó forse tua madre in una perla?
Anch'io, pensaci, dove saremmo senza l'autunno dorato e la sua vendemmia?

L'anello d'oro, peró, conserva il frutto della tua mano, la tua banbina è chiusa
Nel suo guscio bianco, puro e duro.
Diró al sole che non sprechi i suoi raggi.

Da: "Otros Poemas"

trad. genseki

*

A Teresa

Appena ti conosco, ma in cambio
Conosco bene quel laboratorio
Dove, molti anni prima che nascessi
Si condensava la tua pura idea.

Perché anima e corpo hanno soltanto
Una bocca insaziabile in comune, gli occhi,
Per questo ben conosco le materie mischiate
Nella dolce pozione frutto della tua formula

So che furono gigli e l'Angelo Caduto,
E fogli grigi, appesi a una bacheca
Ove Platon parlava seguendo il carboncino
Dal petto di un atleta o da una fonte sacra.

So che nell'aule e negli spessi tomi
Le parole spogliate ci mostrano le viscere
E anello dopo anello, la magica catena,
Con cui amore, logica e numero le uniscono.

E tutto in primavera, nell'autunno, in inverno
In estate, tra i pini ove piangon le tortore
Sui sentieri ombreggiati da pioppi e da betulle:
Tutto questo sommato genera un bene: Teresa

Da "Otros poemas"

Trad. genseki

*

La colpa

Sera allo Zoo de La Plata

La colpa sorge all'occaso
Oscuritá la rischiara
Il tramonto le è aurora...

S'ode l'ombra che avanza da lontano
Quando sugli alberi il cielo è sereno
Come una pampa verde-azzurro, intatta
E il silenzio percorre i quieti labirinti di arrayanes

Giungerá il sonno: resta allerta l'insonnia
Prima che cada la cortina oscura,
Gridate almeno, uomini,
Come il pavone meccanico che gracchia il suo lamento

Straziato tra i rami dell'araucaria,
Gridate con multiple voci
Pigolate tra i rampicanti
Tra le edere e le rose
Nel glicine cercate rifugio
Con tordi e passeri
Perché avanza l'onda della notte
La sua assenza di luce,
L'ospite suo implacabile
Dai passi felpati, il pericolo ...

da: "Otros poemas"

trad. genseki

*


Are You Safe Now ? Tokiko Kato|今どこにいますか 加藤登紀子

giovedì, ottobre 02, 2014

Tan Dun: Zheng Concerto [3/4]

Origini



Ho conosciuto la tua fonte, o fiume:
Era acqua frizzante come l'uncinetto che rapido attraversa
L'indumento rigido della roccia. Sì, per davvero,
Fiume, ho conosciuto la tua fonte.

Con il palmo della mia mano ho toccato la tua frescura,
Il tuo indimenticabile splendore
l'erba novella era in attesa del tuo bacio.
Con il palmo della mia mano ho toccato la tua frescura

Rossa e nera era la forma eterna della roocia
scolpita dal vento, da cima a fondo
In estate roventi, inverni a lungo dimenticati.
Nera e rossa era la forma eterna della roccia.

Proprio cosí, non l'avrei mai lasciata la tua fonte
Mi ci sarei bagnata, piuttosto, battezzata , e illuminata
nella sua primordiale luce santa,
No, no, non l'avrei mai lasciata la tua fonte.

Nina Cassian
Trad genseki


mercoledì, ottobre 01, 2014

Tan Dun: Zheng Concerto [2/4]

Variazioni digitali su Alcyone di G D'annunzio

Ho regolato il segno lucido

lasciando la schiuma delle sue labbra:

nomo i vecchi e la recente

So che li compongono con arte bella.

I musicisti hanno modi umani

diversi dal dorico al frigio:

Melodia divina infinita

Creo nell'esiguo vestigio.

Indurimento d'onda trascrive

l'esecuzione sulla sabbia bagnata;

attraverso il mito fuggitivo

accordi e pause avvincendo.

O mia sabbia melodiosa,

vostro non è un granello di silice

Vorrei donare la pomice Ascosa

fonte dell'ìlice d'ombra.

Brilli innumerevole e immensa

Crescendo alla mia scrittura;

e l'acqua che bevete l'addensi,

l'induri sale sterile.

Il rilievo così sottile,

dedotto con arte in modo frugale,

che gli uomini infranga puerili

d'archi davanti al

 sopracciglio .

Di tanto in tanto impronta trisulca

le caratteristiche intercide;

peste umana, se vi opprimono,

impregnati di luce e sorrisi.

Figure di neumi son Elle

in questa concordia discorde.

Curva, O cetera io suono,

o un plettro il dito ti morde.

Spendo; e il grande Concento

taciturno dentro di me è soddisfatto,

dall'unghie del mio piede d'argento

alle vene nelle mie tempie.

Scerne l'orecchio con calma

i toni dell'onda che giunge,

Indago con chiara pupilla

più di ogni segno  lene;

genseki

martedì, settembre 30, 2014

Tan Dun: Zheng Concerto [1/4]

Léonidas

Sei tu la mia donna? La mia donna, fatta per raggiungere l'incontro con il presente? L'ipnosi della fenice desidera l'incontro con la tua giovinezza. La pietra delle ore la investe della sua edera.

Sei tu la mia donna ? L'anno del vento ove guerreggia una vecchi nube partorisce la rosa, la rosa della violenza.

La mia donna fatta per raggiungere l'incontro con il presente.

Si allontana la battaglia e  lascia un cuore d'ape sulle nostre terre, l'ombra desta, il pane ingenuo.

La vigilia scivola con lentezza verso l'intimitá della festa.

La mia donna fatta per raggiungere l'intimitá del presente.

René Char

trad genseki

lunedì, settembre 22, 2014

Un esercito di santi

L'unica cosa che potrá salvarci è un esercito di santi - e non necessariamente Giovanna d'Arco o Santi guerrieri. Da dove giungeranno? Nessuno in realtá puó dirlo, tranne cploro che ritengono, riguardo a ció, di credere (come Maritain) che i Santi verranno dai piú poveri tra i laici, dalla profonditá dei bassifondi, dai campi di concentramento e dalle prigioni, dai luoghi in cui la gente muore di fame, è bombardata, è percossa a morte. Perché in tutti questi luoghi Cristo soffre maggiormente. Maritain aggiunge, credo, che i Santi si troveranno in pochi ordini religiosi, quelli contemplativi.
E gli altri, cosa dovremmo fae? Prostrarsi e pregare, pregare piú volte Dio di renderci santi.

Thomas Merton
26 Maggio 1940

René Char


Medaglione

Acque di folgore verde che suonano l'estasi del volto amato, acque intessute di vecchi delitti, acque amorfe, acque sacheggiate da una prossima consacrazione ... Anche a costo di subire  gli ammonimenti della sua memoria eliminata, il fontaniere saluta a fior di labbra l'amore assoluto dell'autunno. 
Identica saggezza, tu che componi il futuro senza cedere al peso che scoraggia, possa egli sentire nel suo corpo lo slancio elettrico del viaggio.

René Char
Trad. genseki

venerdì, settembre 19, 2014

A. R. Ammons


A. R. Ammons

Estuario di Corsons

alla mia sinistra sulle dune e sulle canne
e gli arbusti di mirto la novitá era
l'autunno: migliaia di rondini
che si riunivano per partire:
un ordine matenuto
in costante mutazione: una moltitudine
opulenta in entropia: eppure separabile, avvertibile,
Come avvenimento singolare,
non come caos, preparativi per sfuggire all'inverno,
Ciit, ciit, chiit ali che fano a strisce gli arbusti verdi
becchi
tra i mirti
una percezione piena di vento, fuga, curve,
suono:
la possibilitá di una regola come somma di anomalie


Canzone d'amore

Come le colline al tramonto
Tu cadi lontano dalla luce:
Sprofondi; la verde
Luce si oscura
E sei quasi perduta:
Soltanto tanta luce quanta
Irradiano le stelle:
Rivela il tuo volto
La notte totale
Che è in me delira
Per la luce lungo le tue labbra

Classico

Sedetti in riva al ruscello in un
un vuoto
perfetto - salvo che per i salici -
e la montagna che
era da quelle parti

arruffata di arbusti e
rocce
disse
vedo che stai scarabocchiando di nuovo:

abituato alle montagne
e alle loro scoscese intrusioni,
dissi

si, ma alla
maniera di quest'acqua
evanescente e sgusciante:

questo peró
disse la montagna non
è scusa per dizione e portamento

se non stai attento
presto
raggiungerai modi nei quali
l'acqua permane ai suoi movimenti.

A.R. Ammons

Trad. genseki

mercoledì, settembre 17, 2014

Festa delle simmate di S. Francesco

Francesco, mediante le sacre Stimmate,
prese l’immagine del Crocifisso


Dalla «Legenda minor» di san Bonaventura  (Quaracchi, 1941, 202-204).
Francesco, servo fedele e ministro di Cristo, due anni prima di rendere a Dio il suo spirito, si ritirò in un luogo alto e solitario, chiamato monte della Verna, per farvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Fin dal principio, sentì con molta più abbondanza del solito la dolcezza della contemplazione delle cose divine e, infiammato maggiormente di desideri celesti, si sentì favorito sempre più di ispirazioni dall’alto.
Un mattino, verso la festa dell’Esaltazione della santa Croce; raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all’uomo di Dio. Apparve allora non solo alato ma anche crocifisso.
A questa vista Francesco fu ripieno di stupore e nel suo animo c’erano, al tempo stesso, dolore e gaudio. Provava una letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore.
Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco.
Subito incominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell’incàvo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le capocchie, e dall’altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue.

Dopo che l’uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concesso nei secoli passati, egli portava con sé l’immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente.

venerdì, settembre 12, 2014


René Char

Congedo al vento

Sui fianchi della collina del villaggio bivaccano i campi coltivati a mimosa. Accade che, lungi dal loro sito, capiti l'incontro profumatissimo con una giovinetta le cui braccia sono state occupate per tutto il giorno nella cura di fragili rami.
Come una lampada che diffndesse un'aureola pofumata elle si alontana, volgendo le spalle al tramonto.
Rivolgerele la parola sarebbe sacrilego.
Sfiorando appena l'erba con i calzari, cedetele il passo.
Con un po' di fortuna scorgerete sulle sue labbra la chimera dell'umiditá della notte.

Frequenza

Tutto il giorno, coadiuvando l'uomo, il ferro ha applicato il suo torso, al fango ardente della fucina.. Con il tempo i loro garretti gemelli hanno fatto scoppiare la sottile notte del metallo ben custodita nella profonditá della terra.
Senza fretta l'uomo lascia il lavoro. Immerge per l'ultima volta le braccia nel fianco oscuro del rio. Saprá finalmente afferrare ol solido bastone delle alghe.

Gioventú

Lungi dall'imboscata delle tegole e dall'elemosina dei calvari, vi partorivate, ostaggi degli uccelli, fontane. Il declivio dell'uomo sorto dalla nausea delle sue ceneri, dell'uomo in lotta con la propria provvidenza vendicativa, non basta a sciogliere il vostro incantesimo.

Elogio, ci siamo accettati.

"Se fossi  stata muta come lo scalino di pietra fedele  al sole e che ignora la propria ferita, rimarginatea con la terra, se fossi stata bambina come l'albero bianco che accoglie i timori delle api, se le colline fossero sopravissute fino all'estate, se il lampo mi avesse spalancato la sua grata, se le tue notti mi avessero perdonato ..."

Guarda, verziere di stelle, l'erica, la solitudine sono diverse da voi! Il canto termina l'esilio. La brezza degli agnelli porta con sé vita nuova.

Trad genseki


giovedì, settembre 11, 2014

Tzara

Tzara ne délirait que sur Villon. Il se méfiait tout de même de ce délire.

Lacan
Dissolution