On n'écrit pas avec son moi, sa mémoire et ses maladies. Dans l'acte
d'écrire, il y a la tentative de faire de la vie quelque chose de plus
que personnel, de libérer la vie de ce qui l'emprisonne. L'artiste ou le
philosophe ont souvent une petite santé fragile, un organisme faible,
un équilibre mal assuré (...). Mais ce n'est pas la mort qui les brise,
c'est plutôt l'excès de vie qu'ils ont vu, éprouvé, pensé.
Gilles Deleuze
mercoledì, novembre 11, 2015
No one is there
Across from behind my window screen
Demon is dancing down the scene
In a crucial parody
Demon is dancing down the scene
He is calling and throwing
His arms up in the air
And no one is there
All of them are missing as the game
Comes to a start
No one is there
Some are calling, some are sad
Some are calling him mad
No one is there
Across from behind your window screen
Demon is dancing down the scene
In a crucial parody
Demon is dancing down the scene
He is calling and throwing
His arms up in the air
No one is there
All of them are missing
As the game comes to a start
No one is there
And no sound has them
Declared
To be missing
To be missing
To be missing
Demon is dancing down the scene
In a crucial parody
Demon is dancing down the scene
He is calling and throwing
His arms up in the air
And no one is there
All of them are missing as the game
Comes to a start
No one is there
Some are calling, some are sad
Some are calling him mad
No one is there
Across from behind your window screen
Demon is dancing down the scene
In a crucial parody
Demon is dancing down the scene
He is calling and throwing
His arms up in the air
No one is there
All of them are missing
As the game comes to a start
No one is there
And no sound has them
Declared
To be missing
To be missing
To be missing
lunedì, novembre 09, 2015
Tradizione e talento individuale
…the historical sense involves a perception, not only of the pastness of
the past, but of its presence; the historical sense compels a man to
write not merely with his own generation in his bones, but with a
feeling that the whole of the literature of Europe from Homer and within
it the whole of the literature of his country has a simultaneous
existence and composes a simultaneous order. This historical sense,
which is a sense of the timeless as well as of the temporal and of the
timeless and temporal together, is what makes a writer traditional.
T.S. Eliot
Scala claustralium
. Da tutto ciò possiamo dedurre che la
lettura senza meditazione è arida, la meditazione senza lettura è
soggetta a errore, l’orazione senza meditazione è tiepida, la
meditazione senza orazione è infruttuosa. L’orazione fatta con fervore
porta all’acquisto della contemplazione, mentre il dono della
contemplazione senza orazione è raro o miracoloso. Il Signore infatti,
la cui potenza è senza confini e la cui misericordia si estende al di
sopra di tutte le sue opere, di tanto in tanto fa sorgere figli di
Abramo dalle pietre (Mt 3,9), forzando quanti sono induriti e ribelli a
sottomettersi nell’accettazione: prodigo di doni trascina il toro per le
corna, come dice il proverbio, ogni volta che si intromette senza esser
chiamato e che si effonde senza esser cercato. Questo, a quanto
leggiamo, è accaduto talvolta ad alcuni, come a Paolo e a qualcun altro.
Ma non dobbiamo per questo attender simili doni anche per noi tentando
Dio; dobbiamo invece fare ciò che ci viene richiesto, leggere e meditare
la legge divina, pregare Dio che venga in aiuto alla nostra debolezza
(Rm 8,26) e veda ciò che in noi è incompiuto. È lui stesso che ci
insegna a far questo quando dice: «Chiedete e otterrete, cercate e
troverete, bussate e vi sarà aperto» (Mt 7,7). Infatti quaggiù il regno
dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono (Mt 11,12).
Guido il certosino
domenica, ottobre 18, 2015
La solitude du philosphe
Si bien qu'en attaquant le philosophe on se donne la honte d'attaquer
une enveloppe modeste, pauvre et chaste; ce qui décuple la rage
impuissante; et le philosophe n'offre aucune prise, bien qu'il prenne
tous les coups. Là prend tout son sens la solitude du philosophe. Car il
ne peut s'intégrer dans aucun milieu, il n'est bon pour aucun.
Gilles Deleuze Spinoza - Philosophie pratique
Les éditions de Minuit, Paris, 1981
martedì, ottobre 13, 2015
And all the Arts of Life, they chang’d into the Arts of Death in Albion.
And all the Arts of Life, they chang’d into the Arts of Death in Albion.
The hour-glass contemned, because its simple workmanship
Was like the workmanship of the plowman, and the water-wheel
That raises water into cisterns, broken and burn’d with fire,
Because its workmanship was like the workmanship of the shepherd ;
And in their stead intricate wheels invented, wheel without wheel,
To perplex youth in their outgoings, and to bind up labours in Albion
Of day and night the myriads of eternity, that they may grind
And polish brass and iron hour after hour, laborious task;
Was like the workmanship of the plowman, and the water-wheel
That raises water into cisterns, broken and burn’d with fire,
Because its workmanship was like the workmanship of the shepherd ;
And in their stead intricate wheels invented, wheel without wheel,
To perplex youth in their outgoings, and to bind up labours in Albion
Of day and night the myriads of eternity, that they may grind
And polish brass and iron hour after hour, laborious task;
Kept ignorant of its use, that they might spend the days of wisdom
In sorrowful drudgery, to obtain a scanty pittance of bread ;
In ignorance to view a small portion and think that all,
And call it Demonstration, blind to all the simple rules of life.
In sorrowful drudgery, to obtain a scanty pittance of bread ;
In ignorance to view a small portion and think that all,
And call it Demonstration, blind to all the simple rules of life.
W.B.
mercoledì, ottobre 07, 2015
Pazzi
«Viene un giorno in cui tutti gli uomini impazziranno e, vedendo uno che
non è pazzo, lo assaliranno dicendogli: “Sei pazzo”, per il solo fatto
che non è come loro»
Abba Antonio
lunedì, settembre 28, 2015
Beulah
"There is from Great Eternity a mild & pleasant rest Nam'd Beulah,
a soft Moony Universe, feminine, lovely, Pure, mild & Gentle, given
in Mercy to those who sleep, Eternally created by the Lamb of God
around, On all sides, within & without the Universal"
(The Four Zoas; Night 1 5;29-31)
lunedì, giugno 15, 2015
Vivere senza menzogna
Vivere senza Menzogna
di Aleksandr Isaevič Solženicyn
Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, pur di non disturbare la nostra grama esistenza. Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore. Ci basta non staccarci dal gregge, non fare un passo da soli. Ce l’hanno martellato e il concetto ci è entrato bene in testa, ci assicura una vita comoda per il resto dei nostri giorni: l’ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l’esistenza determina la coscienza, noi cosa c’entriamo? non possiamo far nulla. Invece possiamo tutto!
Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci. Non è affatto colpa loro, è colpa nostra, soltanto NOSTRA! Si obietterà: ma in pratica che cosa si potrebbe escogitare? Ci hanno imbavagliati, non ci danno retta, non ci interpellano. Come costringere quelli là ad ascoltarci? Fargli cambiare idea è impossibile. Davvero non c’è alcuna via d’uscita? E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé? Ciò che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo, ossequiarlo, consolidarlo, se non respingeremo almeno la cosa a cui più è sensibile, se non respingeremo la MENZOGNA. Quando la violenza irrompe nella pacifica vita degli uomini, il suo volto arde di tracotanza ed essa porta scritto sul suo stendardo e grida: «IO SONO LA VIOLENZA! Via, fate largo o vi schiaccio! ». Ma la violenza invecchia presto, dopo pochi anni non è più tanto sicura di sé, e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna. Infatti la violenza non ha altro dietro cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza. Non tutti i giorni né su tutte le spalle la violenza abbatte la sua pesante zampa: da noi esige solo docilità alla menzogna, quotidiana partecipazione alla menzogna: non occorre altro per essere sudditi fedeli. Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: IL RIFIUTO DI PARTECIPARE PERSONALMENTE ALLA MENZOGNA.
Anche se la menzogna ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini PER OPERA MIA! È questa la breccia nel presunto cerchio della nostra inazione: la breccia più facile da realizzare per noi, la più distruttiva per la menzogna. Poiché se gli uomini ripudiano la menzogna, essa cessa semplicemente di esistere. Come un contagio, può esistere solo tra gli uomini. Non siamo chiamati a scendere in piazza, non siamo maturi per proclamare a gran voce la verità, per gridare ciò che pensiamo. Non è cosa per noi, ci fa paura. Ma rifiutiamoci almeno di dire ciò che non pensiamo. La nostra via è: NON SOSTENERE IN NESSUN CASO CONSAPEVOLMENTE LA MENZOGNA. Avvertito il limite oltre il quale comincia la menzogna (ciascuno lo discerne a modo suo), ritrarsi da questa cancrenosa frontiera! Non rinforzare i morti ossicini e le squame dell’Ideologia, non rappezzare i putridi cenci: e saremo stupiti nel vedere con quale rapidità la menzogna crollerà impotente e ciò che dev’essere nudo, nudo apparirà al mondo.
Ognuno di noi dunque, superando la pusillanimità, faccia la propria scelta: o rimanere servo cosciente della menzogna (certo non per inclinazione, ma per sfamare la famiglia, per educare i figli nello spirito della menzogna!), o convincersi che è venuto il momento di scuotersi, di diventare una persona onesta, degna del rispetto tanto dei figli quanto dei contemporanei. E da quel momento tale persona non scriverà più né firmerà o pubblicherà in alcun modo una sola frase che a suo parere svisi la verità; non pronunzierà frasi del genere né in privato né in pubblico, né di propria iniziativa né su ispirazione altrui, né in qualità di propagandista né come insegnante o educatore o in una parte teatrale; per mezzo della pittura, della scultura, della fotografia, della tecnica, della musica, non raffigurerà, non accompagnerà, non diffonderà la più piccola idea falsa, la minima deformazione della verità di cui si renda conto; non farà né a voce né per iscritto alcuna citazione «direttiva» per compiacere, per cautelarsi, per ottenere successo nel lavoro, se non è pienamente d’accordo col pensiero citato o se questo non è esattamente calzante col suo discorso; non si lascerà costringere a partecipare a una manifestazione o a un comizio contro il proprio desiderio o la propria volontà.
Non prenderà in mano, non alzerà un cartello se non è completamente d’accordo con lo slogan che vi è scritto; non alzerà la mano a favore di una mozione che non condivida sinceramente; non voterà né pubblicamente né in segreto per una persona che giudichi indegna o dubbia; non si lascerà trascinare a una riunione dove sia prevedibile che un problema venga discusso in termini obbligati o deformati; abbandonerà immediatamente qualunque seduta, riunione, lezione, spettacolo, proiezione cinematografica, non appena oda una menzogna profferita da un oratore, un’assurdità ideologica o frasi di sfacciata propaganda; non sottoscriverà né comprerà in edicola un giornale o una rivista che dia informazioni deformate o che taccia su fatti essenziali. Non abbiamo enumerato, s’intende, tutti i casi in cui è possibile e necessario rifiutare la menzogna. Ma chi si metterà sulla strada della purificazione non stenterà a individuarne altri, con una lucidità tutta nuova. Certo, sulle prime sarà duro. Qualcuno si vedrà temporaneamente privato del lavoro. Per i giovani che vorranno vivere secondo la verità, all’inizio l’esistenza si farà alquanto complicata: persino le lezioni che si apprendono a scuola sono infatti zeppe di menzogne, occorre scegliere. Ma per chi voglia essere onesto non c’è scappatoia, neppure in questo caso: mai, neanche nelle più innocue materie tecniche, si può evitare l’uno o l’altro dei passi che si son descritti, dalla parte della verità o dalla parte della menzogna: dalla parte dell’indipendenza spirituale o dalla parte della servitù dell’anima. E chi non avrà avuto neppure il coraggio di difendere la propria anima non ostenti le sue vedute d’avanguardia, non si vanti d’essere un accademico o un «artista del popolo» o un generale: si dica invece, semplicemente: sono una bestia da soma e un codardo, mi basta stare al caldo a pancia piena. Anche questa via, che pure è la più moderata fra le vie della resistenza, sarà tutt’altro che facile per quegli esseri intorpiditi che noi siamo. Una via non facile? La più facile, però, fra quelle possibili. Una scelta non facile per il corpo, ma l’unica possibile per l’anima. Una via non facile, certo, ma fra noi ci sono già delle persone, anzi decine di persone, che da anni tengono duro su tutti questi punti e vivono secondo verità. Non si tratta dunque di avviarsi per primi su questa strada, ma di UNIRSI AD ALTRI! Il cammino ci sembrerà tanto più agevole e breve quanto più saremo uniti e numerosi nell’intraprenderlo. Se saremo migliaia, nessuno potrà tenerci testa. Se saremo decine di migliaia, il nostro paese diventerà irriconoscibile! Ma se ci facciamo vincere dalla paura, smettiamo di lamentarci che qualcuno non ci lascerebbe respirare: siamo noi stessi che non ce lo permettiamo. Pieghiamo la schiena ancora di più, aspettiamo dell’altro, e i nostri fratelli biologi faranno maturare i tempi in cui si potranno leggere i nostri pensieri e mutare i nostri geni. Se ancora una volta saremo codardi, vorrà dire che siamo delle nullità, che per noi non c’è speranza, e che a noi si addice il disprezzo di Puskin: USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE I SUOI SEMI. Solitario seminatore di libertà, sono uscito presto, prima della stella; Con mano pura e innocente Nei solchi divenuti schiavi ho gettato un seme vivificatore Ma ho solo perduto il mio tempo, i buoni pensieri e la fatica… Pascolate, pacifici popoli ! Non vi risveglierà il grido dell’onore. A che serve al gregge il dono della libertà ? Bisogna solo accoltellarlo o tonsurarlo. La loro eredità di stirpe in stirpe è il giogo con i sonagli e la frusta.
Aleksandr Isaevič Solženicyn (1974)
Siamo a tal punto disumanizzati, che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, pur di non disturbare la nostra grama esistenza. Non abbiamo più nessun orgoglio, nessuna fermezza, nessun ardore nel cuore. Ci basta non staccarci dal gregge, non fare un passo da soli. Ce l’hanno martellato e il concetto ci è entrato bene in testa, ci assicura una vita comoda per il resto dei nostri giorni: l’ambiente, le condizioni sociali, non se ne scappa, l’esistenza determina la coscienza, noi cosa c’entriamo? non possiamo far nulla. Invece possiamo tutto!
Ma mentiamo a noi stessi per tranquillizzarci. Non è affatto colpa loro, è colpa nostra, soltanto NOSTRA! Si obietterà: ma in pratica che cosa si potrebbe escogitare? Ci hanno imbavagliati, non ci danno retta, non ci interpellano. Come costringere quelli là ad ascoltarci? Fargli cambiare idea è impossibile. Davvero non c’è alcuna via d’uscita? E non ci resta se non attendere inerti che qualcosa accada da sé? Ciò che ci sta addosso non si staccherà mai da sé se continueremo tutti ogni giorno ad accettarlo, ossequiarlo, consolidarlo, se non respingeremo almeno la cosa a cui più è sensibile, se non respingeremo la MENZOGNA. Quando la violenza irrompe nella pacifica vita degli uomini, il suo volto arde di tracotanza ed essa porta scritto sul suo stendardo e grida: «IO SONO LA VIOLENZA! Via, fate largo o vi schiaccio! ». Ma la violenza invecchia presto, dopo pochi anni non è più tanto sicura di sé, e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna. Infatti la violenza non ha altro dietro cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza. Non tutti i giorni né su tutte le spalle la violenza abbatte la sua pesante zampa: da noi esige solo docilità alla menzogna, quotidiana partecipazione alla menzogna: non occorre altro per essere sudditi fedeli. Ed è proprio qui che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice e accessibile: IL RIFIUTO DI PARTECIPARE PERSONALMENTE ALLA MENZOGNA.
Anche se la menzogna ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini PER OPERA MIA! È questa la breccia nel presunto cerchio della nostra inazione: la breccia più facile da realizzare per noi, la più distruttiva per la menzogna. Poiché se gli uomini ripudiano la menzogna, essa cessa semplicemente di esistere. Come un contagio, può esistere solo tra gli uomini. Non siamo chiamati a scendere in piazza, non siamo maturi per proclamare a gran voce la verità, per gridare ciò che pensiamo. Non è cosa per noi, ci fa paura. Ma rifiutiamoci almeno di dire ciò che non pensiamo. La nostra via è: NON SOSTENERE IN NESSUN CASO CONSAPEVOLMENTE LA MENZOGNA. Avvertito il limite oltre il quale comincia la menzogna (ciascuno lo discerne a modo suo), ritrarsi da questa cancrenosa frontiera! Non rinforzare i morti ossicini e le squame dell’Ideologia, non rappezzare i putridi cenci: e saremo stupiti nel vedere con quale rapidità la menzogna crollerà impotente e ciò che dev’essere nudo, nudo apparirà al mondo.
Ognuno di noi dunque, superando la pusillanimità, faccia la propria scelta: o rimanere servo cosciente della menzogna (certo non per inclinazione, ma per sfamare la famiglia, per educare i figli nello spirito della menzogna!), o convincersi che è venuto il momento di scuotersi, di diventare una persona onesta, degna del rispetto tanto dei figli quanto dei contemporanei. E da quel momento tale persona non scriverà più né firmerà o pubblicherà in alcun modo una sola frase che a suo parere svisi la verità; non pronunzierà frasi del genere né in privato né in pubblico, né di propria iniziativa né su ispirazione altrui, né in qualità di propagandista né come insegnante o educatore o in una parte teatrale; per mezzo della pittura, della scultura, della fotografia, della tecnica, della musica, non raffigurerà, non accompagnerà, non diffonderà la più piccola idea falsa, la minima deformazione della verità di cui si renda conto; non farà né a voce né per iscritto alcuna citazione «direttiva» per compiacere, per cautelarsi, per ottenere successo nel lavoro, se non è pienamente d’accordo col pensiero citato o se questo non è esattamente calzante col suo discorso; non si lascerà costringere a partecipare a una manifestazione o a un comizio contro il proprio desiderio o la propria volontà.
Non prenderà in mano, non alzerà un cartello se non è completamente d’accordo con lo slogan che vi è scritto; non alzerà la mano a favore di una mozione che non condivida sinceramente; non voterà né pubblicamente né in segreto per una persona che giudichi indegna o dubbia; non si lascerà trascinare a una riunione dove sia prevedibile che un problema venga discusso in termini obbligati o deformati; abbandonerà immediatamente qualunque seduta, riunione, lezione, spettacolo, proiezione cinematografica, non appena oda una menzogna profferita da un oratore, un’assurdità ideologica o frasi di sfacciata propaganda; non sottoscriverà né comprerà in edicola un giornale o una rivista che dia informazioni deformate o che taccia su fatti essenziali. Non abbiamo enumerato, s’intende, tutti i casi in cui è possibile e necessario rifiutare la menzogna. Ma chi si metterà sulla strada della purificazione non stenterà a individuarne altri, con una lucidità tutta nuova. Certo, sulle prime sarà duro. Qualcuno si vedrà temporaneamente privato del lavoro. Per i giovani che vorranno vivere secondo la verità, all’inizio l’esistenza si farà alquanto complicata: persino le lezioni che si apprendono a scuola sono infatti zeppe di menzogne, occorre scegliere. Ma per chi voglia essere onesto non c’è scappatoia, neppure in questo caso: mai, neanche nelle più innocue materie tecniche, si può evitare l’uno o l’altro dei passi che si son descritti, dalla parte della verità o dalla parte della menzogna: dalla parte dell’indipendenza spirituale o dalla parte della servitù dell’anima. E chi non avrà avuto neppure il coraggio di difendere la propria anima non ostenti le sue vedute d’avanguardia, non si vanti d’essere un accademico o un «artista del popolo» o un generale: si dica invece, semplicemente: sono una bestia da soma e un codardo, mi basta stare al caldo a pancia piena. Anche questa via, che pure è la più moderata fra le vie della resistenza, sarà tutt’altro che facile per quegli esseri intorpiditi che noi siamo. Una via non facile? La più facile, però, fra quelle possibili. Una scelta non facile per il corpo, ma l’unica possibile per l’anima. Una via non facile, certo, ma fra noi ci sono già delle persone, anzi decine di persone, che da anni tengono duro su tutti questi punti e vivono secondo verità. Non si tratta dunque di avviarsi per primi su questa strada, ma di UNIRSI AD ALTRI! Il cammino ci sembrerà tanto più agevole e breve quanto più saremo uniti e numerosi nell’intraprenderlo. Se saremo migliaia, nessuno potrà tenerci testa. Se saremo decine di migliaia, il nostro paese diventerà irriconoscibile! Ma se ci facciamo vincere dalla paura, smettiamo di lamentarci che qualcuno non ci lascerebbe respirare: siamo noi stessi che non ce lo permettiamo. Pieghiamo la schiena ancora di più, aspettiamo dell’altro, e i nostri fratelli biologi faranno maturare i tempi in cui si potranno leggere i nostri pensieri e mutare i nostri geni. Se ancora una volta saremo codardi, vorrà dire che siamo delle nullità, che per noi non c’è speranza, e che a noi si addice il disprezzo di Puskin: USCI’ IL SEMINATORE A SEMINARE I SUOI SEMI. Solitario seminatore di libertà, sono uscito presto, prima della stella; Con mano pura e innocente Nei solchi divenuti schiavi ho gettato un seme vivificatore Ma ho solo perduto il mio tempo, i buoni pensieri e la fatica… Pascolate, pacifici popoli ! Non vi risveglierà il grido dell’onore. A che serve al gregge il dono della libertà ? Bisogna solo accoltellarlo o tonsurarlo. La loro eredità di stirpe in stirpe è il giogo con i sonagli e la frusta.
Aleksandr Isaevič Solženicyn (1974)
venerdì, maggio 22, 2015
mercoledì, maggio 20, 2015
Ecco
io sto alla porta e continuo a bussare. Se uno sente la mia voce e mi
apre, io entrerò e ceneremo insieme, io con lui e lui con me. 21 Vicino a me, sul trono, farò sedere i vincitori, come anch’io ho vinto e mi sono seduto insieme col Padre mio sul suo trono. 22 Chi può udire, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”.
Apocalisse 3, 20
venerdì, maggio 15, 2015
lunedì, aprile 27, 2015
Fringuello, fringuello
Fringuello, fringuello
Lascia l'ereditá,
Il canto, il sigillo
Le perle di sangue;
Il tempo trascorso
È la nostra terra contesa
Il Regno è giá venuto
Il vento di primavera
Ferisce d'oro e rame
Le cime dei larici.
genseki
Lascia l'ereditá,
Il canto, il sigillo
Le perle di sangue;
Il tempo trascorso
È la nostra terra contesa
Il Regno è giá venuto
Il vento di primavera
Ferisce d'oro e rame
Le cime dei larici.
genseki
Allora dissi sono Ezdra
Allora dissi sono Ezdra
E il vento mi frustó la gola
Giocando con i suoni della mia voce
Ascoltai il vento salire dalla mia testa alla notte
Voltandomi verso il mare dissi
Sono Ezdra
Ma non giunse eco dalle onde
Le parole si consumavano
Nella voce della spuma
O saltando oltre
Si perdevano in alto mare
Attraverso i campi pallidi e le rovine
Mossi i piedi diedi le spalle al vento
Che strappava cortine di sabbia
Dalla spiaggia e le gettava
Come nebbia marina alle dune
Oscillavo come se il vento mi portasse via
E dissi
Sono Ezdra
Come una parola troppo ripetuta
Si stacca dall'essere
Cosí io Ezdra uscii nella notte
Come una raffica di sabbia
Tuffandomi nell'avena spettinata
Che afferrano le dune
Di mari obliati.
A.R. Ammons
giovedì, aprile 09, 2015
mercoledì, aprile 08, 2015
Pianto nella cattedrale
I ben vestiti signori viso di volpe
le sibilanti dame coda di seta
il re con in testa la donata corona
tutti sono andati.
Tanto lontani i Santi delle vetrate
quanto i lontani pascoli della Lorena.
Puoi piangere, Giovanna,
fra i gigli d’oro e muti delle bandiere.
Io so, Giovanna:
un petto non può contenere
il cuore che in sé tutto ha contenuto.
Cadano le tue lacrime
fra i gigli tristi e muti delle bandiere.
Eppure tu, ragazza della Lorena,
tu che prendevi in braccio l’agnello stanco
tu di me non dovresti dubitarlo
che io lasci in terra a lungo il mio agnello stanco.
Elena Bono
martedì, aprile 07, 2015
Preghiera prima della battaglia
Santa Giovanna
Bel principe
signor San Michele,
prendete, ve ne prego, buona spada
e venite con me.
Questo è il campo,
principe San Michele;
ora a voi il comandare
a noi il seguire.
Dovunque s’alzerà la vostra voce
noi saremo.
Breve è il tempo,
signor San Michele
e breve la preghiera,
ma una cosa vi voglio domandare.
Non ritornate questa sera
su nei vostri stellati accampamenti
senza per questo campo ripassare.
Quelli di noi che troverete
col viso nella terra
vi prego non voltate
se amico o se nemico
per vedere.
Nelle tende di Dio
conduceteci tutti a riposare.
Elena Bono
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