Sei tu la mia donna? La mia donna, fatta per raggiungere l'incontro con il presente? L'ipnosi della fenice desidera l'incontro con la tua giovinezza. La pietra delle ore la investe della sua edera.
Sei tu la mia donna ? L'anno del vento ove guerreggia una vecchi nube partorisce la rosa, la rosa della violenza.
La mia donna fatta per raggiungere l'incontro con il presente.
Si allontana la battaglia e lascia un cuore d'ape sulle nostre terre, l'ombra desta, il pane ingenuo.
La vigilia scivola con lentezza verso l'intimitá della festa.
La mia donna fatta per raggiungere l'intimitá del presente.
René Char
trad genseki
martedì, settembre 30, 2014
lunedì, settembre 22, 2014
Un esercito di santi
L'unica cosa che potrá salvarci è un esercito di santi - e non necessariamente Giovanna d'Arco o Santi guerrieri. Da dove giungeranno? Nessuno in realtá puó dirlo, tranne cploro che ritengono, riguardo a ció, di credere (come Maritain) che i Santi verranno dai piú poveri tra i laici, dalla profonditá dei bassifondi, dai campi di concentramento e dalle prigioni, dai luoghi in cui la gente muore di fame, è bombardata, è percossa a morte. Perché in tutti questi luoghi Cristo soffre maggiormente. Maritain aggiunge, credo, che i Santi si troveranno in pochi ordini religiosi, quelli contemplativi.
E gli altri, cosa dovremmo fae? Prostrarsi e pregare, pregare piú volte Dio di renderci santi.Thomas Merton
26 Maggio 1940
Medaglione
Acque di folgore verde che suonano l'estasi del volto amato, acque intessute di vecchi delitti, acque amorfe, acque sacheggiate da una prossima consacrazione ... Anche a costo di subire gli ammonimenti della sua memoria eliminata, il fontaniere saluta a fior di labbra l'amore assoluto dell'autunno.
Identica saggezza, tu che componi il futuro senza cedere al peso che scoraggia, possa egli sentire nel suo corpo lo slancio elettrico del viaggio.
René Char
Trad. genseki
venerdì, settembre 19, 2014
A. R. Ammons
Estuario di Corsons
alla mia sinistra sulle dune e sulle canne
e gli arbusti di mirto la novitá era
l'autunno: migliaia di rondini
che si riunivano per partire:
un ordine matenuto
in costante mutazione: una moltitudine
opulenta in entropia: eppure separabile, avvertibile,
Come avvenimento singolare,
non come caos, preparativi per sfuggire all'inverno,
Ciit, ciit, chiit ali che fano a strisce gli arbusti verdi
becchi
tra i mirti
una percezione piena di vento, fuga, curve,
suono:
la possibilitá di una regola come somma di anomalie
Canzone d'amore
Come le colline al tramonto
Tu cadi lontano dalla luce:
Sprofondi; la verde
Luce si oscura
E sei quasi perduta:
Soltanto tanta luce quanta
Irradiano le stelle:
Rivela il tuo volto
La notte totale
Che è in me delira
Per la luce lungo le tue labbra
Classico
Sedetti in riva al ruscello in un
un vuoto
perfetto - salvo che per i salici -
e la montagna che
era da quelle parti
arruffata di arbusti e
rocce
disse
vedo che stai scarabocchiando di nuovo:
abituato alle montagne
e alle loro scoscese intrusioni,
dissi
si, ma alla
maniera di quest'acqua
evanescente e sgusciante:
questo peró
disse la montagna non
è scusa per dizione e portamento
se non stai attento
presto
raggiungerai modi nei quali
l'acqua permane ai suoi movimenti.
A.R. Ammons
Trad. genseki
alla mia sinistra sulle dune e sulle canne
e gli arbusti di mirto la novitá era
l'autunno: migliaia di rondini
che si riunivano per partire:
un ordine matenuto
in costante mutazione: una moltitudine
opulenta in entropia: eppure separabile, avvertibile,
Come avvenimento singolare,
non come caos, preparativi per sfuggire all'inverno,
Ciit, ciit, chiit ali che fano a strisce gli arbusti verdi
becchi
tra i mirti
una percezione piena di vento, fuga, curve,
suono:
la possibilitá di una regola come somma di anomalie
Canzone d'amore
Come le colline al tramonto
Tu cadi lontano dalla luce:
Sprofondi; la verde
Luce si oscura
E sei quasi perduta:
Soltanto tanta luce quanta
Irradiano le stelle:
Rivela il tuo volto
La notte totale
Che è in me delira
Per la luce lungo le tue labbra
Classico
Sedetti in riva al ruscello in un
un vuoto
perfetto - salvo che per i salici -
e la montagna che
era da quelle parti
arruffata di arbusti e
rocce
disse
vedo che stai scarabocchiando di nuovo:
abituato alle montagne
e alle loro scoscese intrusioni,
dissi
si, ma alla
maniera di quest'acqua
evanescente e sgusciante:
questo peró
disse la montagna non
è scusa per dizione e portamento
se non stai attento
presto
raggiungerai modi nei quali
l'acqua permane ai suoi movimenti.
A.R. Ammons
Trad. genseki
mercoledì, settembre 17, 2014
Festa delle simmate di S. Francesco
Francesco,
mediante le sacre Stimmate,
prese l’immagine del Crocifisso Dalla «Legenda minor» di san Bonaventura (Quaracchi, 1941, 202-204). Francesco, servo fedele e ministro di Cristo, due anni prima di rendere a Dio il suo spirito, si ritirò in un luogo alto e solitario, chiamato monte della Verna, per farvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. Fin dal principio, sentì con molta più abbondanza del solito la dolcezza della contemplazione delle cose divine e, infiammato maggiormente di desideri celesti, si sentì favorito sempre più di ispirazioni dall’alto. Un mattino, verso la festa dell’Esaltazione della santa Croce; raccolto in preghiera sulla sommità del monte, mentre era trasportato in Dio da ardori serafici, vide la figura di un Serafino discendente dal cielo. Aveva sei ali risplendenti e fiammanti. Con volo velocissimo giunse e si fermò, sollevato da terra, vicino all’uomo di Dio. Apparve allora non solo alato ma anche crocifisso. A questa vista Francesco fu ripieno di stupore e nel suo animo c’erano, al tempo stesso, dolore e gaudio. Provava una letizia sovrabbondante vedendo Cristo in aspetto benigno, apparirgli in modo tanto ammirabile quanto affettuoso ma al mirarlo così confitto alla croce, la sua anima era ferita da una spada di compaziente dolore. Dopo un arcano e intimo colloquio, quando la visione disparve, lasciò nella sua anima un ardore serafico e, nello stesso tempo, lasciò nella sua carne i segni esterni della passione, come se fossero stati impressi dei sigilli sul corpo, reso tenero dalla forza fondente del fuoco. Subito incominciarono ad apparire nelle sue mani e nei suoi piedi i segni dei chiodi; nell’incàvo delle mani e nella parte superiore dei piedi apparivano le capocchie, e dall’altra parte le punte. Il lato destro del corpo, come se fosse stato trafitto da un colpo di lancia, era solcato da una cicatrice rossa, che spesso emetteva sangue. Dopo che l’uomo nuovo Francesco apparve insignito, mediante insolito e stupendo miracolo, delle sacre stimmate, discese dal monte. Privilegio mai concesso nei secoli passati, egli portava con sé l’immagine del Crocifisso, non scolpita da artista umano in tavole di pietra o di legno, ma tracciata nella sua carne dal dito del Dio vivente. |
venerdì, settembre 12, 2014
René Char
Congedo al vento
Sfiorando appena l'erba con i calzari, cedetele il passo.
Con un po' di fortuna scorgerete sulle sue labbra la chimera dell'umiditá della notte.
Frequenza
Tutto il giorno, coadiuvando l'uomo, il ferro ha applicato il suo torso, al fango ardente della fucina.. Con il tempo i loro garretti gemelli hanno fatto scoppiare la sottile notte del metallo ben custodita nella profonditá della terra.
Sui fianchi della collina del villaggio bivaccano i campi coltivati a mimosa. Accade che, lungi dal loro sito, capiti l'incontro profumatissimo con una giovinetta le cui braccia sono state occupate per tutto il giorno nella cura di fragili rami.
Come una lampada che diffndesse un'aureola pofumata elle si alontana, volgendo le spalle al tramonto.
Rivolgerele la parola sarebbe sacrilego.Sfiorando appena l'erba con i calzari, cedetele il passo.
Con un po' di fortuna scorgerete sulle sue labbra la chimera dell'umiditá della notte.
Frequenza
Tutto il giorno, coadiuvando l'uomo, il ferro ha applicato il suo torso, al fango ardente della fucina.. Con il tempo i loro garretti gemelli hanno fatto scoppiare la sottile notte del metallo ben custodita nella profonditá della terra.
Senza fretta l'uomo lascia il lavoro. Immerge per l'ultima volta le braccia nel fianco oscuro del rio. Saprá finalmente afferrare ol solido bastone delle alghe.
Gioventú
Lungi dall'imboscata delle tegole e dall'elemosina dei calvari, vi partorivate, ostaggi degli uccelli, fontane. Il declivio dell'uomo sorto dalla nausea delle sue ceneri, dell'uomo in lotta con la propria provvidenza vendicativa, non basta a sciogliere il vostro incantesimo.
Elogio, ci siamo accettati.
"Se fossi stata muta come lo scalino di pietra fedele al sole e che ignora la propria ferita, rimarginatea con la terra, se fossi stata bambina come l'albero bianco che accoglie i timori delle api, se le colline fossero sopravissute fino all'estate, se il lampo mi avesse spalancato la sua grata, se le tue notti mi avessero perdonato ..."
Guarda, verziere di stelle, l'erica, la solitudine sono diverse da voi! Il canto termina l'esilio. La brezza degli agnelli porta con sé vita nuova.
Trad genseki
giovedì, settembre 11, 2014
Tristan Tzara
Il tempo fa cadere frammenti dietro di sé
Miete molecole finissime in praterie d'acqua
Domina le borse d'aria, attraversa la giungla
Taglia il bruco dell'onda e da ogni metá nasce piena
Di luce una farfalla
Nel vulcano si imbastisce seguendo il filo della nota di un violino
Arriccia il tagrlio errante del vetro nelle ore sottili della
Trasparenza
Proprio dove i nostri sogni rovesciano
I manicaretti canterini
Della luce
Il fiume que la montagna infila verso l'articolato oriente
Di perché e di pericoli
Carica di medagli e di olocausti
Lungo le gardenie
Si è corrugato intorno al tuo pugno sentiero abbottonato
Di termini al sole prossimo ai campi
Oltre i ruscelli l'arco aumenta il sorriso dello spazio
Fino al rictus del ghiacciaio
E la scialuppa del tessitore punteggiato di rami nella
Sbronza del millepiedi
Attraversa gli ostacoli calvi e gli occhi pelati delle
Frecce che vedevano
Tuttavia la saldatura al bordo del lago si disfa
Quando bocconi di nubi si stabiliscono sull'acqua i
Sentimenti decorati di canestri ricamati
Con penne stilografiche
O il tremito del fuoco che si muove nello spazio che
L'eco ha svuotato
Il vento fugge dalla porta girevole il vento esamina
Paesaggio e passeggeri
E la volontá di essere uno misura nel vuoto
Dello spruzzare la sua continua collocazio
I papaveri elettrici sotto il guscio della tartaruga
Proteggono grani di sabbia e di bellezza
Il crepuscolo innalza gli addi all'orizzonte
Bagnato dalla fredda chiaretá dello stetoscopio
Frustato dagli splendori navali del ritorno
In prigione
E la loro caduta di sito in sito prepara l'elettrificazione
Degli occhi
Adamo ed Eva si nascondono nei bei paraggi del frutto spaccato
Due giri fanno sbarcare sottilmente dal cielo
Gemelli d'altri tempi
Con il sapore dei metalli pesanti i cristalli delle
Stelle offrono il grmembo all'ingresso della
Grotta
Nella rocciosa pietrificazio in alto per Lei
Cadendo nel lasciar amdare dell'inverno che centellina
Le sue sabbia ....
Da: L'homme approximatif
Trad. genseki
Miete molecole finissime in praterie d'acqua
Domina le borse d'aria, attraversa la giungla
Taglia il bruco dell'onda e da ogni metá nasce piena
Di luce una farfalla
Nel vulcano si imbastisce seguendo il filo della nota di un violino
Arriccia il tagrlio errante del vetro nelle ore sottili della
Trasparenza
Proprio dove i nostri sogni rovesciano
I manicaretti canterini
Della luce
Il fiume que la montagna infila verso l'articolato oriente
Di perché e di pericoli
Carica di medagli e di olocausti
Lungo le gardenie
Si è corrugato intorno al tuo pugno sentiero abbottonato
Di termini al sole prossimo ai campi
Oltre i ruscelli l'arco aumenta il sorriso dello spazio
Fino al rictus del ghiacciaio
E la scialuppa del tessitore punteggiato di rami nella
Sbronza del millepiedi
Attraversa gli ostacoli calvi e gli occhi pelati delle
Frecce che vedevano
Tuttavia la saldatura al bordo del lago si disfa
Quando bocconi di nubi si stabiliscono sull'acqua i
Sentimenti decorati di canestri ricamati
Con penne stilografiche
O il tremito del fuoco che si muove nello spazio che
L'eco ha svuotato
Il vento fugge dalla porta girevole il vento esamina
Paesaggio e passeggeri
E la volontá di essere uno misura nel vuoto
Dello spruzzare la sua continua collocazio
I papaveri elettrici sotto il guscio della tartaruga
Proteggono grani di sabbia e di bellezza
Il crepuscolo innalza gli addi all'orizzonte
Bagnato dalla fredda chiaretá dello stetoscopio
Frustato dagli splendori navali del ritorno
In prigione
E la loro caduta di sito in sito prepara l'elettrificazione
Degli occhi
Adamo ed Eva si nascondono nei bei paraggi del frutto spaccato
Due giri fanno sbarcare sottilmente dal cielo
Gemelli d'altri tempi
Con il sapore dei metalli pesanti i cristalli delle
Stelle offrono il grmembo all'ingresso della
Grotta
Nella rocciosa pietrificazio in alto per Lei
Cadendo nel lasciar amdare dell'inverno che centellina
Le sue sabbia ....
Da: L'homme approximatif
Trad. genseki
Nina Cassian
Allegria
Godo quando confondo i mei capelli con voi, foglie autunnali,
Quando corro nel folle bosco, ridendo, scivolando, graffiandomi
Le guance contro le cortecce rugose,
Gioisco quando lancio il mio grido solitario e profondo
Nell'autunno che rosseggia,
Sotto le volte d'oro secco, tra i sussurri del vento,
Mi piace fuggire, cadere, ridere sulla terra decorata
Dal tuo sorriso giallo
Autunno!
*
Volavano
A partire da quel momento, comicia a fare tutto
Due volte.
Al posto del braccio
Gli spunta un'ala.
Lui aveva l'ala sinistra
Lei quella destra
Come un solo corpo tra due ali
Volavano
Volavano
Respiravano tra le due ali
Lei - con il polmone destro,
Lui - con quello sinistro
Attraverso un cielo saturo d'oro
Come una lunga navicella d'oro,
Come una chiave d'oro,
Volavano ...
Nell'oro ...
Volavano ...
Nell'oro ...
Trad. genseki
Godo quando confondo i mei capelli con voi, foglie autunnali,
Quando corro nel folle bosco, ridendo, scivolando, graffiandomi
Le guance contro le cortecce rugose,
Gioisco quando lancio il mio grido solitario e profondo
Nell'autunno che rosseggia,
Sotto le volte d'oro secco, tra i sussurri del vento,
Mi piace fuggire, cadere, ridere sulla terra decorata
Dal tuo sorriso giallo
Autunno!
*
Volavano
A partire da quel momento, comicia a fare tutto
Due volte.
Al posto del braccio
Gli spunta un'ala.
Lui aveva l'ala sinistra
Lei quella destra
Come un solo corpo tra due ali
Volavano
Volavano
Respiravano tra le due ali
Lei - con il polmone destro,
Lui - con quello sinistro
Attraverso un cielo saturo d'oro
Come una lunga navicella d'oro,
Come una chiave d'oro,
Volavano ...
Nell'oro ...
Volavano ...
Nell'oro ...
Trad. genseki
mercoledì, settembre 10, 2014
Nichita Stanescu
La proclamazione del nome
Dapprima ti stringi nelle spalle
Poi ti sollevi sulla punta dei piedi
Chiudi gli occhi
Ti tappi le orecchie
Dici a te stesso:
Ecco, adesso mi alzo in volo
Poi dici:
Ecco, sto volando, e questo effettivamente è il volo
Ti stringi nella spalle
Come gli affluenti di un grande fiume
Chiudi gli occchi, come le nuvole
Che accerchiano il campo
Ti sollevi sulla punta dei piedi
Come la piramide si eleva sulla sabbia
Rinunci completamente all'udito
All'udito di tutto un secolo
Poii dici a te stesso:
Ecco, adesso mi alzo in volo
È proprio questo il momento giusto,
Raccogli i tuoi fiumi
Proprio come raccogli le spalle
Ti sollevi sui belati caprini
Dici: "Nevermore"
E subito dopo: - "frufru" - "accipicchia" -
Sbatti le ali di un altro
Che resterá per sempre
Un altro.
Trad genseki
Dapprima ti stringi nelle spalle
Poi ti sollevi sulla punta dei piedi
Chiudi gli occhi
Ti tappi le orecchie
Dici a te stesso:
Ecco, adesso mi alzo in volo
Poi dici:
Ecco, sto volando, e questo effettivamente è il volo
Ti stringi nella spalle
Come gli affluenti di un grande fiume
Chiudi gli occchi, come le nuvole
Che accerchiano il campo
Ti sollevi sulla punta dei piedi
Come la piramide si eleva sulla sabbia
Rinunci completamente all'udito
All'udito di tutto un secolo
Poii dici a te stesso:
Ecco, adesso mi alzo in volo
È proprio questo il momento giusto,
Raccogli i tuoi fiumi
Proprio come raccogli le spalle
Ti sollevi sui belati caprini
Dici: "Nevermore"
E subito dopo: - "frufru" - "accipicchia" -
Sbatti le ali di un altro
Che resterá per sempre
Un altro.
Trad genseki
Leopoldo Maria Panero
EL LAMENTO DE JOSÉ DE ARIMATEA
No soporto la voz humana,
mujer, tapa los gritos del
mercado y que no vuelva
a nosotros la memoria del
hijo que nació de tu vientre.
No hay más corona de
espinas que los recuerdos
que se clavan en la carne
y hacen aullar como
aullaban
en el Gólgota los dos ladrones.
Mujer,
no te arrodilles más ante
tu hijo muerto.
Bésame en los labios
como nunca hiciste
y olvida el nombre
maldito de
Jesucristo.
Así arderá tu cuerpo
y del Sabbath quedará
tan sólo una lágrima
y tu aullido.
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