Eppure il mondo mi si offriva
Nell'atto stesso di abbandonarlo
Sgusciavo fuori dal pantano
Tra i gattici
Tra gli ulivi
Nudo cme un assassino
Che canta a squarciagola
Uno stornello
genseki
sabato, dicembre 22, 2012
L'amico poeta
Non ero l'amico poeta per te
Ero quello strano, quello che agitava le mani
Troppo grandi e screpolate
Goffo come un airone,
Che s'incendiava come un faggio
In gennaio
Poi tutto quel fuoco si estese
E del dolore
Non restó che cenere.
genseki
Ero quello strano, quello che agitava le mani
Troppo grandi e screpolate
Goffo come un airone,
Che s'incendiava come un faggio
In gennaio
Poi tutto quel fuoco si estese
E del dolore
Non restó che cenere.
genseki
venerdì, dicembre 21, 2012
Sulle cime
Sulle cime piú alte giá l'autunno
Depone corpo e mente
Tra i rami dei larici;
Tutti quei minuscoli aghi d'oro
Accolgono come un manto
Il suo tonfo maestoso
Resta il vuoto,
I venti cavi
La corsa dei cervi
Il silenzio del temporale lontano
Riempie la valle di ombre viola
Seduto sotto una pietra
Tra i licheni potrei forse abbandonare
Il parassita che mi divora
Deporre poi anche questo sacco di pelle
Come un altro fungo tra i rododendri.
genseki
Depone corpo e mente
Tra i rami dei larici;
Tutti quei minuscoli aghi d'oro
Accolgono come un manto
Il suo tonfo maestoso
Resta il vuoto,
I venti cavi
La corsa dei cervi
Il silenzio del temporale lontano
Riempie la valle di ombre viola
Seduto sotto una pietra
Tra i licheni potrei forse abbandonare
Il parassita che mi divora
Deporre poi anche questo sacco di pelle
Come un altro fungo tra i rododendri.
genseki
Piú niente
Dentro non c'era più niente
Eri vuoto, Forse qualche volo, minuzie,
Polvere di ricordi
Amori, sentieri, macchie d'umido,
Un cespuglio di nespole
Qualche giorno di un novembre
Infantile
Per un attimo apparve persino Enrico
Con la sua stampella.
A uno scoppio di vento
Che tese le sciarpe degli idoli tarlati
Lo sciame si levó in volo
Con strepito sordo
Un solo fiore spledeva sull'albero nudo
Come quel diadema di rugiada della leggenda
Le vespe scendevano ronzando
Sulla coppa di miele e il resto delle mele.
genseki
Eri vuoto, Forse qualche volo, minuzie,
Polvere di ricordi
Amori, sentieri, macchie d'umido,
Un cespuglio di nespole
Qualche giorno di un novembre
Infantile
Per un attimo apparve persino Enrico
Con la sua stampella.
A uno scoppio di vento
Che tese le sciarpe degli idoli tarlati
Lo sciame si levó in volo
Con strepito sordo
Un solo fiore spledeva sull'albero nudo
Come quel diadema di rugiada della leggenda
Le vespe scendevano ronzando
Sulla coppa di miele e il resto delle mele.
genseki
Campane
Erano pochi passi soltanto
E finivi per entrare nella morbida nebbia
delle campane.
L'udito lo avevi lasciato fuori,
Ascoltavi coi polpastrelli
Il lento ascendere delle stelle.
genseki
E finivi per entrare nella morbida nebbia
delle campane.
L'udito lo avevi lasciato fuori,
Ascoltavi coi polpastrelli
Il lento ascendere delle stelle.
genseki
Ti lasciavi
Ti lasciavi spalancare
Dall'offerta delle sue mani
Dalle falde delle sua ciglia
Tutte le spighe, allora,
Erano candele
E le stelle piú amare
Macchiavano di verde la sua tunica.
genseki
Dall'offerta delle sue mani
Dalle falde delle sua ciglia
Tutte le spighe, allora,
Erano candele
E le stelle piú amare
Macchiavano di verde la sua tunica.
genseki
Un'altra dea
Era la dea dei muri a secco
La ninfa della lucertole
Le crepe del suo ventre
Distendevano la tunica tra i rami secchi
Lo marcarono a fuoco, allora,
Con il vecchio ferro da stiro - a carbone -
Lo strazio del suo grido
Prese il posto del sole,
Generó lucertole,
Prima azzurre. Poi grige
Feconde
Madri di dee
Di amadriadi
Di mandorle
Di foglie
Poi la pace scivoló lungo il pendío
Fino al fondo umido del bosco.
genseki
La ninfa della lucertole
Le crepe del suo ventre
Distendevano la tunica tra i rami secchi
Lo marcarono a fuoco, allora,
Con il vecchio ferro da stiro - a carbone -
Lo strazio del suo grido
Prese il posto del sole,
Generó lucertole,
Prima azzurre. Poi grige
Feconde
Madri di dee
Di amadriadi
Di mandorle
Di foglie
Poi la pace scivoló lungo il pendío
Fino al fondo umido del bosco.
genseki
Elicottero
Un elicottero sbucato d'improvviso
da una curva troppo stretta
La travolse mentre avanzava tra i mughetti,
Con i capelli recentemente azzurrati,
Frammenti di latrato schizzarono in tutte le direzioni
Le mascelle dei mastini dilaniarono cristalli
La stagione dei castelli stingeva nel sogno dell'araucaria,
Nella foresta di cactus
Il suo sangue era miele d'opale.
genseki
da una curva troppo stretta
La travolse mentre avanzava tra i mughetti,
Con i capelli recentemente azzurrati,
Frammenti di latrato schizzarono in tutte le direzioni
Le mascelle dei mastini dilaniarono cristalli
La stagione dei castelli stingeva nel sogno dell'araucaria,
Nella foresta di cactus
Il suo sangue era miele d'opale.
genseki
Jabès
Dio è il punto incandescente di fronte al punto scuro della pagina scritta: infatti il libro delle notti dell'uomo corrisponde al libro accecante di Dio.
Jabès
Che cosa resta?
Che cosa resta della parola
Quando oltre il velo non incontra l'occhio?
Come rosario di foglie
La sillaba il vento
Dalla cresta del monte
Al fondovalle
Le risponde il corno della luce:
Nessuno, piú -
L'aveva mai detta -.
genseki
Quando oltre il velo non incontra l'occhio?
Come rosario di foglie
La sillaba il vento
Dalla cresta del monte
Al fondovalle
Le risponde il corno della luce:
Nessuno, piú -
L'aveva mai detta -.
genseki
Jabès
Il silenzio è la mandorla del rumore; per questo Dio, che è duro silenzio, non puó essere udito, solo postulato, come le ore del frutto dalle ore dell'albero.
Jabès
venerdì, dicembre 14, 2012
domenica, dicembre 09, 2012
Comunismo
La filosofia attraverso il nome comunismo pensa
«la
passione ugualitaria, l’Idea della giustizia, la volontà di rompere
coi compromessi relativi al servizio dei beni, la rinuncia all’egoismo,
l’intolleranza dell’oppressione, il desiderio della fine dello Stato.
L’assoluta preminenza della presentazione molteplice sulla
rappresentazione. L’ostinazione militante, obbligata da qualche evento
incalcolabile, a reggere per caso il discorso di una singolarità senza
predicato, di un’infinità senza determinazione né gerarchia immanente».
Alain Badiou
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