Incerti miti, gli ultimi scarti
Di scisti gloriose
Rocciosi tramonti, s'innesta
L'acero alla falesia
Nella speranza della frana
Nella notte dei gelsomini
Sacri alla dea degli stracci
Inutilmente gridano le fauci
La paura dell'ultimo animale.
genseki
domenica, ottobre 14, 2012
venerdì, ottobre 12, 2012
Genet
Dio che creó dal nulla il cielo e la terra fece anche un altro miracolo, offrí un dono a Santa Elisabetta di Ungheria, la quale a causa della sua condizione di Regina era circondata dal lusso della corte.
Le offrí un regalo fatto apposta per lei, alla sua altezza, tagliato su misura: una cella monastica, invisibile, invisibile a suo marito, ai cortigiani, ai ministri alle dame di compagnia, una cella che, in ultima istanza, era personale e segreta, che si muoveva seguendo i movimenti della Santa Regina. I suoi muri esterni erano visibili solo per quattro occhi, quelli della Regina e quelli di Dio. Tutti e quattro costituivano un solo occhio...
GenetTrad. genseki
Invisibili
Invisibili ai nostri occhi
Gli uccelli dell'autunno
Era un esplodere lascivo
Di mandorle, sudavamo latte
Unghia dopo unghia
Merlo dopo merlo
Ua farfalla scagliata dalla frombola del sole
Ti aveva sfiorato una tempia.
genseki
Gli uccelli dell'autunno
Era un esplodere lascivo
Di mandorle, sudavamo latte
Unghia dopo unghia
Merlo dopo merlo
Ua farfalla scagliata dalla frombola del sole
Ti aveva sfiorato una tempia.
genseki
giovedì, ottobre 11, 2012
Veniva prima
Veniva prima d qualunque ricordo
Irresistibilmente prima, sai?
Del gioco azzurro delle felci
Sul sangue dell'avena
Veniva prima dell'amido
Delle medaglie
Del madore delle unghie
Del tuo morire abbracciata
Al tuo sudore
Gemendo l'aperto tepore della tua pelle
Veniva prima di qualunque ricordo,
Anche del tuo -
Si! Del tuo!
Come ricordarlo allora:
Quando ancora non avevamo appreso
La febbre che brucia nel cielo
A ogni volo
A ogni stormo
Come le chiome dei frassini
Si disfano in zolfo e cobalto
Se una nube le sfiora
Come ogni ombra di felce
Fu un angelo sfiorito
E l'ansito geometrico dei bruchi
Era fraterno al nostro bisogno di simmetria
Veniva prima di tutto questo
Pure prima di quell'altro
E non era un prima che avesse un dopo
Anche tutti i dopo venivano prima
Per questo alla fine
Riuscimmo a ricordarlo:
Solo chi ama puñ morire davvero.
genseki
Irresistibilmente prima, sai?
Del gioco azzurro delle felci
Sul sangue dell'avena
Veniva prima dell'amido
Delle medaglie
Del madore delle unghie
Del tuo morire abbracciata
Al tuo sudore
Gemendo l'aperto tepore della tua pelle
Veniva prima di qualunque ricordo,
Anche del tuo -
Si! Del tuo!
Come ricordarlo allora:
Quando ancora non avevamo appreso
La febbre che brucia nel cielo
A ogni volo
A ogni stormo
Come le chiome dei frassini
Si disfano in zolfo e cobalto
Se una nube le sfiora
Come ogni ombra di felce
Fu un angelo sfiorito
E l'ansito geometrico dei bruchi
Era fraterno al nostro bisogno di simmetria
Veniva prima di tutto questo
Pure prima di quell'altro
E non era un prima che avesse un dopo
Anche tutti i dopo venivano prima
Per questo alla fine
Riuscimmo a ricordarlo:
Solo chi ama puñ morire davvero.
genseki
mercoledì, ottobre 10, 2012
Blues castigliano
Da ventanni
Quando avevo quattordici anni
Mi facevano lavorare fino a sera;
Quando tornavo a casa
Mi prendeva la mamma
La testa tra le mani.
Ero un ragazzino che amava il sole e la terra
E gli strilli dei miei compagni in cortile
I falò nella notte
E tutte le cose che fanno bene
E l'amicizia
Che fa crescre il cuore.
Alle cinque, d'inverno,
Mia madre si sedeva sul bordo del mio letto
Mi chiamava per nome
E mi accarezzava la faccia
Fino a svegliarmi
Scendevoin strada che era ancora notte
Mi sembrava che il freddo pietrificasse gli occhi.
Non era giuso, ma era così bello
Caminnare per le vie e ascoltare i miei passi
E sentire la notte di quelli che dormivano
E comprendere che erano una sola creatura
Che riposava di un'unica vita
Tutti quanti con un unico sonno.
Entravo al lavoro
La fabbrica
Puzzava e mi faceva male
Poi arrivavano le donne
E si mettevano a strofinare in silenzio
Per ventanni
Mi hanno
Sfruttato e dimenticato
Ormai non comprendo la notte
Né il canto dei ragazzini nei prati
Eppure so
Che qualche cosa di più grnde e di più reale di me
È con me scorre per le mie ossa.
Terra instancabile
Firma
La pace che sai
Darci
La nostra esistenza
la nostra.
Antonio Gamoneda
trad genseki
Quando avevo quattordici anni
Mi facevano lavorare fino a sera;
Quando tornavo a casa
Mi prendeva la mamma
La testa tra le mani.
Ero un ragazzino che amava il sole e la terra
E gli strilli dei miei compagni in cortile
I falò nella notte
E tutte le cose che fanno bene
E l'amicizia
Che fa crescre il cuore.
Alle cinque, d'inverno,
Mia madre si sedeva sul bordo del mio letto
Mi chiamava per nome
E mi accarezzava la faccia
Fino a svegliarmi
Scendevoin strada che era ancora notte
Mi sembrava che il freddo pietrificasse gli occhi.
Non era giuso, ma era così bello
Caminnare per le vie e ascoltare i miei passi
E sentire la notte di quelli che dormivano
E comprendere che erano una sola creatura
Che riposava di un'unica vita
Tutti quanti con un unico sonno.
Entravo al lavoro
La fabbrica
Puzzava e mi faceva male
Poi arrivavano le donne
E si mettevano a strofinare in silenzio
Per ventanni
Mi hanno
Sfruttato e dimenticato
Ormai non comprendo la notte
Né il canto dei ragazzini nei prati
Eppure so
Che qualche cosa di più grnde e di più reale di me
È con me scorre per le mie ossa.
Terra instancabile
Firma
La pace che sai
Darci
La nostra esistenza
la nostra.
Antonio Gamoneda
trad genseki
mercoledì, agosto 29, 2012
Jean Genet
Qualcuno dei miei libri sarà mai altro che un pretesto per mostrare un soldato vestito di azzurro, un angelo e un negro che giocano fraternamente a dadi in una prigione chiara o cupa?
Gamoneda
Ringrazio la povertà per non maledirmi e per concedermi gli anelli che mi distinguona da quando ero puro e legislavo nella negazione.
Trad genseki
Trad genseki
Ecco finiva qui
Ecco, finiva qui,
Il tempo dei viaggi
Ora il tepo era quello delle alghe
Dei vascelli di campane
Sparsi per i prati
Era il tempo di dormire
Sotto i baldacchini di ossa
Di esercitare gli occhi al volo
All'ascesa,
Alla fiamma
Era il tempo immoto della nebbia
Delle greggi sudice
Sulle autostrade
Il tempo delle capanne
Del fuoco
Dell'asse di frassino
Dove pascere le parole
Pascere il senso,
Pascere le sillabe,
Ecco! Finiva qui.
genseki
Il tempo dei viaggi
Ora il tepo era quello delle alghe
Dei vascelli di campane
Sparsi per i prati
Era il tempo di dormire
Sotto i baldacchini di ossa
Di esercitare gli occhi al volo
All'ascesa,
Alla fiamma
Era il tempo immoto della nebbia
Delle greggi sudice
Sulle autostrade
Il tempo delle capanne
Del fuoco
Dell'asse di frassino
Dove pascere le parole
Pascere il senso,
Pascere le sillabe,
Ecco! Finiva qui.
genseki
lunedì, luglio 30, 2012
Merleau-Ponty
"Le
corps propre (existentiel) est dans le monde comme le cœur dans
l'organisme: il maintient continuellement en vie le spectacle visible,
il l'anime et le nourrit intérieurement, il forme avec lui un système."
Dietro la notte
Dietro la notte, qualcuno,
Fiutava il paesaggio,
Fiutava il mare, il carillon delle sue ossa,
Il petulante pigolío dei papaveri costieri,
Fiutava le ali che dispiegavano le tenebre
Sulla terrazza dei fiumi.
Qualcuno fiutava, dietro la notte
Con froge favolose, metalliche
Con corrosivi scoppi di tosse;
Colte di sorpresa
Le ortiche si coloravano di viola
E tu scendevi di scoglio in scoglio
Verso il battesimo delle mie mani
Verso quell'altro canto,
Verso la pergola, il chiostro
Le code di milioni di volpi
Erano incendi nella brughiera
Il suo respiro affannoso
Scuoteva la notte come un lenzuolo teso
E io pensavo che la paura
L'avevo deposta sul prato,
L'avevo dimenticata tra gli anemoni,
Dietro il bosso
Tra le ortensie
E che quella che fiutava era lei,
La paura
Dall'altra sponda della notte
I nudi limiti di me stesso.
genseki
Fiutava il paesaggio,
Fiutava il mare, il carillon delle sue ossa,
Il petulante pigolío dei papaveri costieri,
Fiutava le ali che dispiegavano le tenebre
Sulla terrazza dei fiumi.
Qualcuno fiutava, dietro la notte
Con froge favolose, metalliche
Con corrosivi scoppi di tosse;
Colte di sorpresa
Le ortiche si coloravano di viola
E tu scendevi di scoglio in scoglio
Verso il battesimo delle mie mani
Verso quell'altro canto,
Verso la pergola, il chiostro
Le code di milioni di volpi
Erano incendi nella brughiera
Il suo respiro affannoso
Scuoteva la notte come un lenzuolo teso
E io pensavo che la paura
L'avevo deposta sul prato,
L'avevo dimenticata tra gli anemoni,
Dietro il bosso
Tra le ortensie
E che quella che fiutava era lei,
La paura
Dall'altra sponda della notte
I nudi limiti di me stesso.
genseki
Anche le nostre parole
Anche le nostre parole
Finalmente
Erano liquide
Come liquido mondo
Ci scorreva
Tra la vita
Verso i rami dei venti
La fioritura delle nuvole.
Poi furono i laghi
Che esplosero
Tra versanti di muschio
Fino all'orizzonte:
Come nere pupille
La processione dei rospi
Scuoteva l'abetaia
Produceva frane
Fratture
Smottamenti
Fino alla scuola
Al fondo della campagna, al patio,
Nulla piú sarebbe stato colto
Fermato, descritto
Nulla piú detto
Sotto questa luce densa
Come l'olio
Questo splendore viscoso
La pellicola di verde
Dell'istante.
*
Trapassare
Passammo
Con la sola forza dell'estate
Giá svaniti
I polpastrelli
Nell'abbraccio degli occhi
Nella carezza degli sguardi.
*
I nuclei sferici del vino
Come proiettili
Crivellavano le fronde del sicomoro
Per un attimo fummo Abramo
Poi il fumo verde
Raschió via la vista
Ceneri seccche
Tannino sugli zigomi
Agli angoli degli occhi.
*
Era un grande coniglio cornuto
Quello che stringeva la luna
Tra le ciglia
E noi eravamo questo e quello
Prima e dopo
Spenti, noi,
Nell'accensione del divenire
genseki
Finalmente
Erano liquide
Come liquido mondo
Ci scorreva
Tra la vita
Verso i rami dei venti
La fioritura delle nuvole.
Poi furono i laghi
Che esplosero
Tra versanti di muschio
Fino all'orizzonte:
Come nere pupille
La processione dei rospi
Scuoteva l'abetaia
Produceva frane
Fratture
Smottamenti
Fino alla scuola
Al fondo della campagna, al patio,
Nulla piú sarebbe stato colto
Fermato, descritto
Nulla piú detto
Sotto questa luce densa
Come l'olio
Questo splendore viscoso
La pellicola di verde
Dell'istante.
*
Trapassare
Passammo
Con la sola forza dell'estate
Giá svaniti
I polpastrelli
Nell'abbraccio degli occhi
Nella carezza degli sguardi.
*
I nuclei sferici del vino
Come proiettili
Crivellavano le fronde del sicomoro
Per un attimo fummo Abramo
Poi il fumo verde
Raschió via la vista
Ceneri seccche
Tannino sugli zigomi
Agli angoli degli occhi.
*
Era un grande coniglio cornuto
Quello che stringeva la luna
Tra le ciglia
E noi eravamo questo e quello
Prima e dopo
Spenti, noi,
Nell'accensione del divenire
genseki
Entra
Entra nella sventura
D'una foglia
Fin che la notte sia solo disfatta
Sintesi
Di silenzio e clorofilla
E nel centro
Del dentro
Il tuo morire
genseki
D'una foglia
Fin che la notte sia solo disfatta
Sintesi
Di silenzio e clorofilla
E nel centro
Del dentro
Il tuo morire
genseki
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