lunedì, dicembre 22, 2008
venerdì, dicembre 19, 2008
Obaku
Huang-Po
Insegnamenti
I
Il maestro disse a Pei Siu:
Tutti i Budda e tutti gli esseri viventi non sono altro che uno spirito solo: altro metodo spirituale non v'è.
Da tempi senza inizio, questo spirito, che non è mai nato, non ha mai cessato di esistere, non è giallo e non è neppure azzurro, non possiede forma alcuna nè aspetto, non dipende dall'essere e neppure dal non essere, non è antico e non è nuovo, nè lungo, nè corto, nè grande nè piccolo, oltre ogni delimitazione e ogni denominazione: Eccolo, realtá intriseca.
Ma quando si fanno delle considerazioni si finisce per divagare... illimitato e insondabile, sembra lo spazio vuoto
Questo spirito è il Budda e tra il Budda e gli esseri viventi non c'è differenza. Tuttavia gli esseri viventi cercano sempre altrove afferrandosi a caratteri peculiari, e mentre van cercando avviene che perdono tutto, perché inviando la loro idea di Budda alla ricerca del Budda e il loro spirito alla ricerca dello spirito, anche senza mai tirare il fiato per interi kalpa, non possono arrivare da nessuna parte, ignorando, come ignorano che`proprio il Budda è gli esseri viventi tutti.
Quando è essere vivente, questo spirito non risulta in nulla sminuito e quando è Budda non per questo deve apparire come accresciuto. Così avviene che le sei trascendenze e l'infinitá delle pratiche come i meriti piú numerosi che i granelli di sabbia del Gange vi si trovino riuniti fondamentalmente al completo senza che un esercizio temporaneo ve li abbia aggiunti. Quando l'occasione si presenta ecco che allora , essi si esprimono, se no, se ne restano tranquilli.
Se non credete fermamente che questo spirito è il Budda e se volete praticare aggrappandovi a caratteri particolari per ottenere meriti siete preda di un equivoco grave e finirete per abbandonare la Via.
Questo spirito è il Budda e non v'è altro Budda e neppure altro spirito. Questo spirito chiaro e puro è simile allo spazio vuoto, in nessun punto avendo forma particolare alcuna.
Suscitare un particolare stato dello spirito per mezzo dei pensieri significa allontanarsi dalla sostanza delle cose e afferrarsi a caratteristiche particolari. Ora, fin dai tempi senza inizio, non vi fu mai un “Budda attaccato alle particolaritá”. Esercitarsi nelle sei trascendenze e nell'nfinitá di pratiche per diventare Budda significa intraprendere una via graduale e mai si vide un Budda graduale. Basta risvegliarsi a questo spirito uno per non “avere piú la menoma veritá da trovare”, tale è l'autentico Budda.
Il Budda e gli essere viventi non sono distinti nello spirito uno, che come lo spazio vuoto non è mai confuso e mai si degrada. Infatti, guardate il sole che illumina la terra intera. Al suo sorgere la luce si diffonde su tutta la terra ma non per questo lo spazio è reso piú luminoso. Quando tramonta e le tenebre ricoprono la terra non si fa per questo piú oscuro.
Luce e oscuritá reciprocamente si scacciano, immutato e vuoto resta lo spazio nella natura sua. Lo stesso avviene per questo spirito del Budda e degli esseri viventi.
Havvi chi suol considerare il Budda provvisto di segni particolari come la purezza, la luminositá e la libertá, e gli esseri viventi con i segni dell'impuritá, dell'oscuritá e dell'essere incatenati al samasara. Eppur coloro che in siffatto modo credono, neppure al trascorrere di kalpa innumerevoli potranno entrare nel porto del risveglio, essendo essi come afferrati ai caratteri particolari.
In questo spirito uno, dunque non resta la menoma realtá da trovare, posto che lo spirito è il Budda. Ai giorni nostri, i discepoli che non si sono risvegliati a questo spirito, nella sostanza loro altro non fanno che produrre pensieri, uno dopo l'altro affannosamente, cercando il Budda all'esterno e praticare aggrappandosi ai caratteri particolari; si tratta di un metodo malvagio e non della Via del Risveglio
trad. genseki
giovedì, dicembre 18, 2008
Il prezzo di un sorso d'acqua
E trovansi nel diserto di Azoad due sepolture fatte di non so che sasso, nel quale sono intagliate alcune lettere che dicono ivi esser seppelliti due uomini, uno de' quali fu ricchissimo mercante, e passando per quel diserto infestato dalla sete comperó dall'altro che era vetturale, una tazza d'acqua per diecimila ducati: ma tuttavia morí della sete e il mercatante che cmpró l'acqua e il vetturale che gliela vendé.
Leone Africano
Descrizione dell'Africa
Leone Africano
Descrizione dell'Africa
mercoledì, dicembre 17, 2008
Equivalenti Matematici del Dogma
Lucian Blaga
L'Eone Dogmatico
La matematica piú recente include alcune costruzioni, come, per esempio, quelle dei “transfiniti” (il simbolo Aleph di Cantor) attraverso dei quali si fanno, involontariamente, alcune concessioni al pensiero dogmatico, cosí importanti, da poter essere chiamate, senza mezzi termini “equivalenti matematici del dogma". Il simbolo Aleph designa una grandezza transfinita che si mantiene identica a se stessa qualunque grandezza finita venga ad essa sottratta. Ricordiamo qui la affermazione di Filone secondo il quale la sostanza prima non soffre nessuna diminuzione a causa delle emanazioni originate da essa. Tra il simbolo Aleph e la formula di Filone c'è una perfetta somiglianza strutturale (la differenza consiste nel fatto che il dogma paral di essenze e di processi comsologici, mentre l'Aleph è puramente matematico). Cantor e (altri con lui) giunse, per successioni logiche di calcoli e di considerazioni a stabilire le diverse antinomie del transfinito. La questione principale a questo livello non è in che modo i matematici giunsero a queste antinomie, bensí come pensano di risolverle. Le antinomie, in generale, si possono risolvere per differenziazione logica di concetti, per differenziazioni applicabili senza restrizioni non solo in un mabito trascendente ma anche in uno logico-concreto. (“Dio è uno e molteplice” è un'antinomia. Essa puó risolversi attraverso una differenziazione logica di concetti, valida senza restrizioni in qualunque dominio come, per esempio, attraverso i concetti di sostanza e di manifestazione; sulla base di questa differenziazione la antinomia si risolverebbe in modo logico: Dio è uno in quanto sostanza e molteplice nelle sue manifestazioni). Abbiamo visto che a volte si cercó la soluzione alle antinomie non attraverso la differenziazione logica di concetti, bensí attraverso la separazione di concetti solidali. (Dio è uno in quanto essere e molteplice in quanto persona) Come si risolvono le antinomie del transfinito? Attraverso una distinzione di concetti e più esattamente attraverso una distinzione tra i concetti di potenza e di somma di un insieme (Menge). Ma bisogna esaminare quale sia la natura di questa distinzione. Cantor ottiene il concetto di potenza (Mächtigkeit) per mezzo di un'astrazione della possibilitá di coordinazione (Zuordnung) reciproca degli elementi di due insiemi. Quando i due insiemi di elementi coordinati sono finiti, la potenza di ciascuno coincide con la somma di ciascuno. Potenza è quindi un concetto piú astratto di quello di somma mentre dal punto di vista delle sue caratteristiche matematiche (piú esattamente per quello che si riferisce alle sue relazioni di eguaglianza, di più e di meno) reciprocamente solidale con quello di somma. Se due insiemi sono uguali come potenza lo sono anche come somma e all'inverso. Ma quando questi due concetti si applicano all'ambito del transfinito la solidarietá aritmetica sparisce. Due transfiniti possono avere la stessa potenza pur rappresentando somme differenti. Perché Cantor suppone che la solidarietá di potenza e somma cessi nell'ambito del transfinito? Per le stesse antinomie del transfinito. Queste antinomie sono quelle che obbligano l'intelletto a postulare una separazione di concetti che l'intelletto non concepise altrimenti che come che come in relazione solidale. (Questo postulato, una volta ammesso, rende possibile tutta una matematica dei transfiniti, di articolazioni assolutamente logiche). Per la soluzione delle antinomie del transfinito, Cantor sceglie il cammino della separazione dei concetti solidali: potenza e somma. Le antinomie ottenute in questo modo conducono, tanto per calcoli come per considerazioni logiche, alla postulazione di un determinato dominio di una separazione di concetti solidali nell'ambito logico-concreto. Noiabbiamo seguito questo procedimento, quando abbiamo analizzatole formule dogmatiche, il procedimeno di “trasfigurazione delle antinomie”.
Si deve approfondire se apparirono, tra le costruzioni piú recenti della scienza, altre idee, piú o meno vicine strutturalmente, alla formula dogmatica e alla antinomia trasfigurata.
Trad. genseki
martedì, dicembre 16, 2008
la leyenda del tiempo-camaron
La leggenda del tempo
Sopra il tempo va il sogno
Come fosse un veliero
Nessuno sguscia semi
Dentro il cuore del sogno
Sopra il tempo va il sogno
Sepolto fino al collo
Oggi e domani mangiano
Fiori oscuri di lutto
Sulla stessa colonna
Sogno e tempo abbracciati
Il pianto del bambino
Nella lingua del vecchio
Sopra il tempo va il sogno
Se il sogno finge muri
Nelle lande del tempo
Il tempo gli fa credere
Ch'è nato il quel momento
Sopra il tempo va il sogno
Federico Garcia Lorca
trad. genseki
Per Maresa
Come chi s'è perduto
Come chi s`è perduto nella selva profonda
Lungi dalle radure dai sentier dalle genti;
Come colui che in pelago mosso da forti venti,
Si vede preda omai del turbinio dell'onda;
Come chi a passi lenti va mesurando il campo
Quando la notte al mondo ogni chiarezza tolle,
I' luce e rotta persi ed a modo di folle
Persi a lungo l'oggetto ove il mio ben accampo.
Ma quando vedi (e' mali più non ti stanno attorno)
Nel bosco, in mar al campo, e meta e porto e giorno;
Il ben presente credi maggior dei mali feri;
Ed io che in vostra assenza sofferto ho tal dolore
Dimentico, al veder vostro chiaro splendore,
Bosco, tormenta e notte lunghi rabbiosi e neri.
Etienne Jodelle (1532-1573)
trad genseki
Gaspard de la nuit
La barba a punta
Chi non marcia a testa alta
Con la barba ben fresata
de il baffo torciglione
Di dama non trova considerazione
Le poesie di d'Assouci
Era festa nella Sinagoga tenebrosamente stellata di lucignoli argentati, i rabbini coi paramenti e i quevedos baciavano o loro talmud, norbottavano canticchiavano per il naso, sputavano e si soffiavano il naso, gli uni seduti e gli altri no.
Ma ecco che, all'improvviso, in mezzo a cotante barbe ora rotonde, ora ovali ora quadrate che ricciolavano o allisciavan esalando aromi d'ambra e benzoino, fu avvistata una barba a punta.
Un dottore chiamao Elébotham, che portava sul capo una mola scintillante di gioielli a modo di cappello si alzó e disse: “Profanazione! C'è qui una barba a punta!
Una barba luterana! - Un mantell corto! - A morte il Filisteo.” - E la folla ribolliva di rabbia nei banchi tumultuosi mentre il sacrificatore strepitava: “Sansone! A me una mascella d'asino!"
Ma il cavalier Melchiorre aveva srotolato una pergamena autenticata dal sigillo imperiale: “Si ordina, lesse ad alta voce, di arrestare il macellaio Isaac van Eck, per essere l'assasino impiccato, lui porco giudeo tra due porci fiamminghi”.
Trenta alabardieri si staccarono a passi pesanti e ticchettanti dall'ombra del corridoio.
- “Me ne infischio dei vostri alabardieri!” ghignó il macellaio Issac. E da una finestra si gettó nel Reno.
Louis Bertrand
trad. genseki
Mansur al-Hallaj
Kitab at-tawasin
Il tasin della lampada profetica
a cura di genseki
Una lampada apparve dalla luce dell'invisibile, una lampada piú luminosa di ogni altra. Era la Signora delle lune che manifestava il suo splendore sulle altre lune. Era una stella dell'empireo. Allah lo chiamó “illetterato” a causa della concentrazione della sua ispirazione, lo chiamó “consacrato” per la maestá della sua benedizione e “Makkan” perché risiede nella Sua prossimitá.
Egli gonfió il petto e accrebbe il suo potere e sollevó il peso che pesava sulle tue spalle e così impose la sua autoritá. ... la sua lampada brilló dalla sorgente di ogni divina magnificenza.
Egli non riferì nulla che non fosse in accordo alla sua visione interiore, e non comandó nulla a coloro che seguono il suo esempio che non fosse in accordo con la veritá della sua condotta. Restò alla presenza di Allah e condusse altri alla Sua Presenza. Disse. quando spiegó chi egli fosse, che era stato inviato come guida per definire i limiti della condotta.
Nessuno è capace di intendere il suo vero significato, se non il Sincero, che lo accompagna, convinto della sua autenticitá, fino a che non resta nessuna differenza tra di loro.
Nessuno lo conosce senza ignorare la sua vera qualitá. La sua qualitá è rivelata solo a coloro a cui Allah ha deciso di aprirla. ...
La luce della profezia apparve dalla sua luce a la sua luce sorse da quella del Mistero. Nessuna luce è piú luminosa, piú manifesta, piú increata che la luce del Signore della Generosità.
La sua ispirazione precedette qualsiasi altra ispirazione, la sua esistenza precedette la non esistenza, il suo nome precedette la Penna perché esisteva anteriormente. Non vi era nulla sull'orizzonte, oltre l'orizzonte o sotto l'orizzonte di più bello, nobile e giusto, di piú benevolo e simpatetico di colui che ebbe questo ruolo. Il suo titolo è Signore della Creazione, il suo nome è Ahmad, il suo attributo è Muhammad. Il suo comando è il più sicuro, la sua essenza la piú eccellente, i suoi attributi i piú gloriosi, e la sua aspirazione è unica.
Oh meraviglia! Che cosa è piú manifesto, piú visibile, piú grande, pú famoso, piú luminoso, piú poderoso e piú saggio di lui. Egli è de era conosciuto prima della creazione delle cose e degli esseri. Egli fu e continua essendo prima del prima e dopo il dopo, prima di qualitá e di sostanza. La sua sostanza è pura luce, la sua parola è profetica, la sua conoscenza celestiale, la sua lingua l'arabo la sua tribú non è dell'Oriente e nemmeno dell'Occidente, la sua genealogia quella dei patriarchi, la sua missione la conciliazione e il suo titolo “Illetterato”.
Gli occhi furono aperti grazie ai suoi segni e i segreti svelati dalla sua presenza, fu Allah che lo fece articolare la Sua Parola, e essendone la Prova lo confermó. Fu Allah che lo invió. Egli è la prova e il provato. È lui che disseta la sete del cuore tanto assettato, è il portatore della parola increata che non è pronunziata dalla lingua, che non è prodotta. Essa è unita ad Allah senza separazione, e sorpassa il concepibile, essa annunzia la fine e le fini e le fini delle fini.
Si eleva alle nubi e si dirige alla Casa Sacra. Egli è il limite, l'eroico guerriero, Egli è colui che ricevette l'ordine di rompere gli idoli e colui che condusse l'umanitá a stermirnarli.
Sopra di lui una nube luminosa, una nube luminosa sotto di lui, da esse cade la pioggia che genera frutti, Tutta la conoscenza è una goccia del suo oceano, tutta la spaienza è appena una manciata della sua corrente e tutto il tempo è appena un'ora della sua vita.
Allah è con lui e con lui è la realtá. Egli è il primo nell'unione e l'ultimo dei profeti, egli è dentro la realtà e fuori è la gnosi.
Nessuno studioso mai raggiunse la sua conoscenza e nessun filosofo la sua comprensione.
Allah non concesse la sua Reltá alla sua creazione, perché lui e lui e il suo esserci è Lui, e Lui è Lui.
Nulla uscí dalla M di MHMD, e nulla entró nella H e la H è unita alla seconda M e la D è come la prima M. D è perpetuitá, M è rango, H è stato spirutuale cosí come la seconda M.
Allah rese manifesta la sua parola, ampliò la sua azione e confermó la sua prova. Inviò Furqan su di lui, rese adeguata la sua lingua e spendente il suo cuore. Rese i suoi contemporanei incapaci di imitarlo e ne esaltó la gloria.
Se fuggi dai suoi dominii, che strada prenderai senza una guida o povero infermo? Le massime dei filosofi sono come un mucchio di sabbia di fronte alla sua sapienza.
***
Il tasin della lampada profetica
a cura di genseki
Una lampada apparve dalla luce dell'invisibile, una lampada piú luminosa di ogni altra. Era la Signora delle lune che manifestava il suo splendore sulle altre lune. Era una stella dell'empireo. Allah lo chiamó “illetterato” a causa della concentrazione della sua ispirazione, lo chiamó “consacrato” per la maestá della sua benedizione e “Makkan” perché risiede nella Sua prossimitá.
Egli gonfió il petto e accrebbe il suo potere e sollevó il peso che pesava sulle tue spalle e così impose la sua autoritá. ... la sua lampada brilló dalla sorgente di ogni divina magnificenza.
Egli non riferì nulla che non fosse in accordo alla sua visione interiore, e non comandó nulla a coloro che seguono il suo esempio che non fosse in accordo con la veritá della sua condotta. Restò alla presenza di Allah e condusse altri alla Sua Presenza. Disse. quando spiegó chi egli fosse, che era stato inviato come guida per definire i limiti della condotta.
Nessuno è capace di intendere il suo vero significato, se non il Sincero, che lo accompagna, convinto della sua autenticitá, fino a che non resta nessuna differenza tra di loro.
Nessuno lo conosce senza ignorare la sua vera qualitá. La sua qualitá è rivelata solo a coloro a cui Allah ha deciso di aprirla. ...
La luce della profezia apparve dalla sua luce a la sua luce sorse da quella del Mistero. Nessuna luce è piú luminosa, piú manifesta, piú increata che la luce del Signore della Generosità.
La sua ispirazione precedette qualsiasi altra ispirazione, la sua esistenza precedette la non esistenza, il suo nome precedette la Penna perché esisteva anteriormente. Non vi era nulla sull'orizzonte, oltre l'orizzonte o sotto l'orizzonte di più bello, nobile e giusto, di piú benevolo e simpatetico di colui che ebbe questo ruolo. Il suo titolo è Signore della Creazione, il suo nome è Ahmad, il suo attributo è Muhammad. Il suo comando è il più sicuro, la sua essenza la piú eccellente, i suoi attributi i piú gloriosi, e la sua aspirazione è unica.
Oh meraviglia! Che cosa è piú manifesto, piú visibile, piú grande, pú famoso, piú luminoso, piú poderoso e piú saggio di lui. Egli è de era conosciuto prima della creazione delle cose e degli esseri. Egli fu e continua essendo prima del prima e dopo il dopo, prima di qualitá e di sostanza. La sua sostanza è pura luce, la sua parola è profetica, la sua conoscenza celestiale, la sua lingua l'arabo la sua tribú non è dell'Oriente e nemmeno dell'Occidente, la sua genealogia quella dei patriarchi, la sua missione la conciliazione e il suo titolo “Illetterato”.
Gli occhi furono aperti grazie ai suoi segni e i segreti svelati dalla sua presenza, fu Allah che lo fece articolare la Sua Parola, e essendone la Prova lo confermó. Fu Allah che lo invió. Egli è la prova e il provato. È lui che disseta la sete del cuore tanto assettato, è il portatore della parola increata che non è pronunziata dalla lingua, che non è prodotta. Essa è unita ad Allah senza separazione, e sorpassa il concepibile, essa annunzia la fine e le fini e le fini delle fini.
Si eleva alle nubi e si dirige alla Casa Sacra. Egli è il limite, l'eroico guerriero, Egli è colui che ricevette l'ordine di rompere gli idoli e colui che condusse l'umanitá a stermirnarli.
Sopra di lui una nube luminosa, una nube luminosa sotto di lui, da esse cade la pioggia che genera frutti, Tutta la conoscenza è una goccia del suo oceano, tutta la spaienza è appena una manciata della sua corrente e tutto il tempo è appena un'ora della sua vita.
Allah è con lui e con lui è la realtá. Egli è il primo nell'unione e l'ultimo dei profeti, egli è dentro la realtà e fuori è la gnosi.
Nessuno studioso mai raggiunse la sua conoscenza e nessun filosofo la sua comprensione.
Allah non concesse la sua Reltá alla sua creazione, perché lui e lui e il suo esserci è Lui, e Lui è Lui.
Nulla uscí dalla M di MHMD, e nulla entró nella H e la H è unita alla seconda M e la D è come la prima M. D è perpetuitá, M è rango, H è stato spirutuale cosí come la seconda M.
Allah rese manifesta la sua parola, ampliò la sua azione e confermó la sua prova. Inviò Furqan su di lui, rese adeguata la sua lingua e spendente il suo cuore. Rese i suoi contemporanei incapaci di imitarlo e ne esaltó la gloria.
Se fuggi dai suoi dominii, che strada prenderai senza una guida o povero infermo? Le massime dei filosofi sono come un mucchio di sabbia di fronte alla sua sapienza.
***
venerdì, dicembre 12, 2008
Canto espiatorio di cacciatori numidi
Era scontento il nostro Dio
E non riuscivamo a sapere perché
Più ormai non si compiaceva
Di immergersi nell'Oceano
Sulle cui acque fluttuava
La sua pancia enorme
Iridata come una perla molle
Lucida come la luna piena sulle dune
Non conduceva più al pascolo
Le sue greggi di tonni dal dorso d'argento
Né si dilettava giacendo con le contadinotte
In forma di capro o di fagiolo cornuto
Non appariva, come soleva, nelle grandi vasche
Di rame brunito per le purificazioni
Lustrali degli amanti
Facendo bollire di colpo l'acqua azzurra.
Era alga, ora, ora muschio
Ora prateria di placton
Piaga dell'ascella delle fave
Goccia putrida sulla pelle di rospo
Dei meloni.
Era scontento il nostro Dio
Per questo l'acqua fermentava
Nelle caldaie di bronzo
I cetrioli si inturgidivano alla vista
Degli orifizi delle zucche
E i tacchini ammonivano segale e zecche
Dignitosi predicatori di un pestilente evangelio.
E in noi, in si andava spegnendo
Poco a poco
La poesia
Che era il santo complemento della caccia
Il balsamo di dolcezza dopo lo stupro
La Numidia rossa di bacche, distesa di cespugli spinosi
Giaceva sterile
Distesa silente di brume febbrili
Nella viscosa pace di novembre.
E non riuscivamo a sapere perché
Più ormai non si compiaceva
Di immergersi nell'Oceano
Sulle cui acque fluttuava
La sua pancia enorme
Iridata come una perla molle
Lucida come la luna piena sulle dune
Non conduceva più al pascolo
Le sue greggi di tonni dal dorso d'argento
Né si dilettava giacendo con le contadinotte
In forma di capro o di fagiolo cornuto
Non appariva, come soleva, nelle grandi vasche
Di rame brunito per le purificazioni
Lustrali degli amanti
Facendo bollire di colpo l'acqua azzurra.
Era alga, ora, ora muschio
Ora prateria di placton
Piaga dell'ascella delle fave
Goccia putrida sulla pelle di rospo
Dei meloni.
Era scontento il nostro Dio
Per questo l'acqua fermentava
Nelle caldaie di bronzo
I cetrioli si inturgidivano alla vista
Degli orifizi delle zucche
E i tacchini ammonivano segale e zecche
Dignitosi predicatori di un pestilente evangelio.
E in noi, in si andava spegnendo
Poco a poco
La poesia
Che era il santo complemento della caccia
Il balsamo di dolcezza dopo lo stupro
La Numidia rossa di bacche, distesa di cespugli spinosi
Giaceva sterile
Distesa silente di brume febbrili
Nella viscosa pace di novembre.
giovedì, dicembre 11, 2008
Cuor di Vascello
Se del corpo della poesia
Vuoi aprire il cuore come di vascello
Cerca oltre la carena, fuori della stiva
Tra le vele sta il cuore bianco
Battito di vento, fiato
Polso della tramontana che monda
Le onde la spuma la luna e loda
Il volo appena un po' scabroso
delle api oceaniche, si le api di Teti -
Quella del mito -
Intente a cercare polline di placton
Nelle fratture dei capoversi
Nei sibili delle frombole, tra le froge delle balene
Che nitriscono come immense cavalle azzure
Tra le vele laggiú
E la luna del cuore.
Vuoi aprire il cuore come di vascello
Cerca oltre la carena, fuori della stiva
Tra le vele sta il cuore bianco
Battito di vento, fiato
Polso della tramontana che monda
Le onde la spuma la luna e loda
Il volo appena un po' scabroso
delle api oceaniche, si le api di Teti -
Quella del mito -
Intente a cercare polline di placton
Nelle fratture dei capoversi
Nei sibili delle frombole, tra le froge delle balene
Che nitriscono come immense cavalle azzure
Tra le vele laggiú
E la luna del cuore.
Gilles de Rais III
A Tiffauges risiede tutto il clero di una metropoli, decano, vicari, tesorieri, chierici e diaconi scolari e coristi; ci è giunto il rendiconto delle spese per le , le stole e le casuble.
Gli ornamenti sacerdotali abbondano, qui incontriamo i teli vermigli dei paramenti di un altare, cortine di seta smeraldina, una cappa di velluto cremisi, viola con un telo d’oro , un’altra in tessuto di damasco aurora, dalmatiche di satin per i diaconi, baldacchini decorati a figure a uccelli d’oro cipriota, là piatti, calici, cibori, lavorati col martello, borchiati, cosparsi di gemme, reliquari tra i quali la testa in argento di Sait Honoré, un mucchio di ori incandescenti che un artista stabilitosi nel castello cesella secondo i suoi gusti.
E tutto era a portata di tutti; la sua tavola era aperta ad ogni ospite; da tutti gli angoli della Francia lunghe carovane si dirigevano verso questo castello in cui gli artisti, i poeti, gli scienziati trovavano un’ospitalità principesca, semplici agi, doni di benvenuto e omaggi alla loror partenza.
Già indebolita per i salassi profondi praticati dalla guerra la sua fortuna vacillò sotto queste spese; allora egli imboccò la strada terribile degli usurai, chiese prestiti ai peggiori borghesi, ipotecò i castelli alienò le proprietà, in certi momenti si ridusse a impegnare gli arredi del culto, i suoi gioielli, i suoi libri.
Una memoria che gli eredi di Gilles rivolsero al Re ci rivela che la sua immensa fortuna disparve in meno di otto anni.
Un giorno sono le signorie di Confolens, di Chabannes, di Chateaumourant, di Lombert che vengono cedute a un capitano d’armigeri a vil prezzo; un altro è il feudo de Fontaine-milon, le terre di Grattecuisse che compera il Vescovo d’Angers, la fortezza di Saint-Etienne de Mer Morte acquistata da Guillaume Le Ferron per un pezzo di pane; un altro ancora è il castello di Blaison e di Chemillé che un tal Guillaume de la Jumelière ottiene a forfait e che non paga. Tutta una lista poi di castellanie e foreste, saline e prati, un lungo foglio di carta sul quale egli aveva minuziosamente annotato gli acquisti e le vendite.
Spaventata da queste follie, la famiglia del maresciallo supplicò il Re d’intervenire; e, in effetti, nel 1436, Carlo VII°, “Convinto – come dice del cattivo comportamento del sire De Rais” gli vietò nel Gran Consiglio e con lettere datate da Amboise di vendere o alienare qualsivoglia fortezza, castello o terra.
Questa ordinanza, in realtà non fece altro che affrettare la rovina dell’interdetto.
trad genseki
Alfonso Cortés (1893-1969
Finestra
Un frammento d'azzurro ha maggiore
Intensità del cielo intero
Sento che là vive quel fiore
Estasi del mio aneloVento di spiriti passa
Alla finestra, così lontano
Soffio nel quale si spezzacarne d'angelica diana
E nell'allegria dei gesti
Ebbri d'azzurro, fluenti
Odo il fermento di folli pretesti,
Di là mi chiama,
Più non lo sento.
*
Passi
Quando fra il tumulto della terra
Gli esseri sentiran la solitudine
Avrà tregua eterna la guerra
Del rumore e spingeranno i passi
L'Uomo e la Donna nell'eternità
Fino a percorrere le rughe della fronte
Di Dio, donde si innalza
L'estasi del passato in vapore incessante
Gli amanti resteranno, a due a due,
Come fossero svegli
Fisso lo sguardo ai pori
Sacri, impregnati d'eterni sudori,
Della divina fronte corrugata.
*
Aria
Suona l'aria d'un bimbo dietro il muro, la piazza
Guida pattuglie d'estasi antiche alle mie stanze
Canto di bimbo a passettini lassi
Trascorre come un oboe sopra i tetti,
Riempie di un'estasi crepuscolare
Tutto il giardino gonfio d'angoscia
Vuole parlare le sue parole
Che tra le foglie ha mormorate…
Si contorcono, allora, nella bruma
Con la letizia di folli moti
Le bianche pieghe come di spuma
D'anima appena sfiorata dai fiati.
*
Occaso
Occaso bianco d'estasi trattieni
Solo un momento nell'azzurro il tuo passo,
Non affrettare il tuo bene tranquillo,
Occaso,
L'ora triste del tempo, fa risorgere,
La visione potente di Betlemme;
Il notturno levriero sta latrando,
E nel silenzio di tempi passati
A lontani orizzonti van calando
lente le ombre di corpi ignorati...
*
La pace del sole
Io sono il vino, l'uomo la semente
Accumuliamo terra in mezzo ai rami
D'un'immutabile domenica di palme
Per proteggere Dio eternamente.
E' giunta la mia terra ad occidente
Dell'esser mio sigillo e prolunghiamo
Nuda d'ore una sera in cui restiamo
Volti all'eternità del fuoco ardente.
Vano è lo scriver poi che nessun scrive
E l'esser nostro ha soltanto il potere
Di dettare all'amor quel che concepe
Sol basta un buon silenzio, ben del dire:
ogni cosa è così come la brami
Naufrago Iddio di questa nostra plancia.
*
Fior di frutto
Nel silenzio dei fiori si nasconde
Un sacro amore che al futuro invita:
L’essere è meta al suo stesso cammino
Se vi è una grazia che profuma e tace.
Il dolce sangue che scoppia nella bocca
Quando si schiaccia la polpa di un frutto
E’ la parola viva ed assoluta
Ove saggia ogni pianta sua virtute.
Arbor mistico l’uomo solo a stento
Comprende Spazio e Tempo se si muta
Dell’alma sua nel fiore, frutto delle sue vene;
Che da sua doppia essenza non confusa
Traggono miele le api della Morte
E profumo le rose della Vita.
*
Anime sporche
Apro per il silenzio della fluida
Distanza sconosciuta tra l'una e l'altra vita
E dietro cui ci osservano, le cose che guardiamo.
Elencherò le vaste essenze che conservano
Il silenzio dei sogni nel loro petto enorme
E vi unirò i dettagli di forma, luce, accento
Che unifica la pallida lontananza del vento;
Perché in basso, nel mezzo, nei cieli la distanza
E' quell'idea medesima che pone la fragranza
di unite relazione sottili come lastre
Che tacciono, Oh! L'inerzia, anima delle cose.
*
Un frammento d'azzurro ha maggiore
Intensità del cielo intero
Sento che là vive quel fiore
Estasi del mio aneloVento di spiriti passa
Alla finestra, così lontano
Soffio nel quale si spezzacarne d'angelica diana
E nell'allegria dei gesti
Ebbri d'azzurro, fluenti
Odo il fermento di folli pretesti,
Di là mi chiama,
Più non lo sento.
*
Passi
Quando fra il tumulto della terra
Gli esseri sentiran la solitudine
Avrà tregua eterna la guerra
Del rumore e spingeranno i passi
L'Uomo e la Donna nell'eternità
Fino a percorrere le rughe della fronte
Di Dio, donde si innalza
L'estasi del passato in vapore incessante
Gli amanti resteranno, a due a due,
Come fossero svegli
Fisso lo sguardo ai pori
Sacri, impregnati d'eterni sudori,
Della divina fronte corrugata.
*
Aria
Suona l'aria d'un bimbo dietro il muro, la piazza
Guida pattuglie d'estasi antiche alle mie stanze
Canto di bimbo a passettini lassi
Trascorre come un oboe sopra i tetti,
Riempie di un'estasi crepuscolare
Tutto il giardino gonfio d'angoscia
Vuole parlare le sue parole
Che tra le foglie ha mormorate…
Si contorcono, allora, nella bruma
Con la letizia di folli moti
Le bianche pieghe come di spuma
D'anima appena sfiorata dai fiati.
*
Occaso
Occaso bianco d'estasi trattieni
Solo un momento nell'azzurro il tuo passo,
Non affrettare il tuo bene tranquillo,
Occaso,
L'ora triste del tempo, fa risorgere,
La visione potente di Betlemme;
Il notturno levriero sta latrando,
E nel silenzio di tempi passati
A lontani orizzonti van calando
lente le ombre di corpi ignorati...
*
La pace del sole
Io sono il vino, l'uomo la semente
Accumuliamo terra in mezzo ai rami
D'un'immutabile domenica di palme
Per proteggere Dio eternamente.
E' giunta la mia terra ad occidente
Dell'esser mio sigillo e prolunghiamo
Nuda d'ore una sera in cui restiamo
Volti all'eternità del fuoco ardente.
Vano è lo scriver poi che nessun scrive
E l'esser nostro ha soltanto il potere
Di dettare all'amor quel che concepe
Sol basta un buon silenzio, ben del dire:
ogni cosa è così come la brami
Naufrago Iddio di questa nostra plancia.
*
Fior di frutto
Nel silenzio dei fiori si nasconde
Un sacro amore che al futuro invita:
L’essere è meta al suo stesso cammino
Se vi è una grazia che profuma e tace.
Il dolce sangue che scoppia nella bocca
Quando si schiaccia la polpa di un frutto
E’ la parola viva ed assoluta
Ove saggia ogni pianta sua virtute.
Arbor mistico l’uomo solo a stento
Comprende Spazio e Tempo se si muta
Dell’alma sua nel fiore, frutto delle sue vene;
Che da sua doppia essenza non confusa
Traggono miele le api della Morte
E profumo le rose della Vita.
*
Anime sporche
Apro per il silenzio della fluida
Distanza sconosciuta tra l'una e l'altra vita
E dietro cui ci osservano, le cose che guardiamo.
Elencherò le vaste essenze che conservano
Il silenzio dei sogni nel loro petto enorme
E vi unirò i dettagli di forma, luce, accento
Che unifica la pallida lontananza del vento;
Perché in basso, nel mezzo, nei cieli la distanza
E' quell'idea medesima che pone la fragranza
di unite relazione sottili come lastre
Che tacciono, Oh! L'inerzia, anima delle cose.
*
mercoledì, dicembre 10, 2008
Un popolo di poeti
Né è da tacere che la maggior parte degli arabi di Numidia sono versificatori e compongono lunghi canti descrivendo in quelli le loro guerre e le loro caccie e anche cose d'amor, con grande eleganzia e dolcezza, e i lor versi son fatti con rima nel modo de' versi vulgari d'Italia.
Leone Africano
Descrizione dell'Africa
martedì, dicembre 09, 2008
Fede e Volontá
Nemo credere potest nisi volens
Paolo di Tarso
Col cuore si crede così da giungere alla giustizia: e con la bocca si fa la confessione che conduce alla salvezza.
Romani X,1o
*
Commento di Tomaso d'Aquino.
Paolo di Tarso
Col cuore si crede così da giungere alla giustizia: e con la bocca si fa la confessione che conduce alla salvezza.
Romani X,1o
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Commento di Tomaso d'Aquino.
Ció significa che si crede con lavolontá. Altre cose che appartengono al culto esterno di Dio possono essere fatte da uno anche senza un atto di volontá. Ma nessuno puó credere se non vuole credere (Nemo credere potest nisi volens). L'intelletto del credente, infatti, non è determinato a dare l'assenso alla veritá in forza dell'argomento (ex necessitate rationis) come nel caso della mente di chi conosce. Ecco perché la giustificazione non è questione di conoscenza ma di fede, perché la giustificazione avviene nella volontá.
*
Thomas Merton
Solo quando la fede, sotto l'impulso della volontá, si traduce in caritá e prende pieno possesso del nostro essere, la cosiddetta "luce della fede" diventa qualche cosa che si potrebbe chiamare un'esperienza.
Nell'ordine della fede la luce viene solo per l'intermediario della volontá.
O.C.
p. 59
*
a cura di genseki
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