Il Maestro Konin si era fatto vecchio e voleva sapere quale dei suoi discepoli avrebbe potuto spstituirlo e trasmettere il suo insegnamento. Chiese, perció a tutti i monaci di esprimere la loro comprensione dello zen con un poema. Molti conoscono,ormai, questa storia che è diventata famosa.
Jinshu che era il primo, il piú prossimo dei discepoli compose questo poema:
"Il corpo è l'albero della Bodhi
Lo spirito è uno specchio puro
Senza sosta abbiamo da spolverarlo
Per non permettere che la polvere vi si depositi.
Lo spirito è uno specchio puro
Senza sosta abbiamo da spolverarlo
Per non permettere che la polvere vi si depositi.
Lo scrisse su di una parete. Tutti quanti ne furono impressionati.
Hui Neng lavorava in cucina. Era stato boscaiolo e non sapeva scrivere. Passando di là, sorpreso dall'asembramento chiese che qualcuno gli leggesse il poema e poi che qualcuno volesse scrivere un suo testo al lato di quello di Jinshu. Eccolo:
Bodhi non è albero
Specchio non v'è
Né nulla consiste
Ove la polvere possa posarsi."
Questo è uno dei testi fondativi del Buddhismo Zen nella versione, che ho liberamente tradotto, data da Raphael Triet in Usui 3 (pag. 44).
Le due poesie rappresentano i due poli della dialettica zen: Attenzione-Abbandono, Concentrazione-Dispersione.
Il testo di Hui Neng (Eno) sembra la negazione puntuale del testo di Jinshu:
Non c'è albero, non c'è specchio, non c'è nemmeno polvere.
A una metafora triadica si contrappone una negazione metaforica triadica.
Hui Neng, tuttavia, chiede ai monaci di scrivere la sua poesia accanto a quella di Jinshu, e lo fa dopo averla lodata.
Non pone il suo testo al posto di quello del rivale nè al di sopra e neppure al di sotto. Bensì accanto.
Inoltre la scelta della negazione puntuale dello schema metaforico del testo di Jinshu fa sì che la poesia di Hui Neng si possa comprendere solo se si conosce quella del suo antagonista. Hui Neng lega il destino del suo testo al destino del testo dell'altro. A tal punto che il testo di Jinshu appare come la chiave per la decifrazione del testo di Hui Neng.
Si tratta del primo movimento di una variazione. Non si intenderebbe Beethoven senza aver prima ascoltato con attenzione Diabelli.
Il secondo movimento è quello che fa dipendere la comprensione del testo di Jinshu da quello di Hui Neng, è la poesia del sesto patriarca che rende possibile lo schiuderi del senso dell'altra.
La variazione musicale è una forma della dialettica, forse la piú alta.
"L'Aufheben" di Hui Neng consiste nel movimento che fa della negazione una variazione, nel movimento che nega l'opposizione nel momento stesso in cui la innalza.
Non è pòssibile Hui Neng senza Jinshu ed è Hui Neng che rende possibile Jinshu e Hui Neng.
genseki
1 commento:
I numeri di Fibonacci
1,1,2,3,5,8,13,21……
e le variazioni del Diabelli di Beethoven
Nelle 33 variazioni di un valzer di Diabelli, Beethoven suddivide la sua composizione in parti corrispondenti ai numeri di Fibonacci. Dai primi rapporti della serie di Fibonacci possiamo scoprire interessanti relazioni tra la sezione aurea e l'armonia in musica:
§ Il rapporto tra 1/1 dà la corda intera, l'unisono, (ad es. Do1)
§ Il rapporto tra 2/1 dà la sua ottava, (Do2 un ottava superiore)
§ Il rapporto tra 3/2 dà la quinta giusta, (nella musica greca la diapente) (Do, sol)
§ Il rapporto tra 5/3 è il valore della sesta maggiore (Do La)
L’intervallo di Si sesta minore (tra Mi e Do2), complementare all'intervallo di terza maggiore (tra Do1 e Mi), ha per misura 5/8, il termine successivo alla serie di Fibonacci. Ma oltre all'armonia, il rapporto aureo è stato trovato anche nella struttura intima della stessa musica. Studi approfonditi su brani di Bela Bartok (Di Benedetto), hanno mostrato che i cambi maggiore-minore, crescendi-diminuendi si susseguono con un valore pari al rapporto aureo. Altri studi effettuati su canti gregoriani e sui ritmi, mostrano che nel 70% dei casi, occorrono rapporti aurei.
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