Il melo nell’Oceano
Un vecchio mastro, un antico Buddha disse:
In un luogo dell’Oceano, a una profondità infinita, un melo sboccia in una moltitudine di fiori. Chi vuole vederlo e si immerge nell’acqua deve perdere qualche cosa, una scarpa, i capelli o un ricordo.
Più profondamente egli si immerge più cose di se stesso perde ed oblia nell’acqua verde e frusciante come un bosco di faggi.
Per esempio dimentica di respirare.
Eppure respira. E non respira acqua.
Chi giunge a vedere il melo come lui sboccia in fiori di carne e di acqua luminosa.
Come fare a immergersi?
In quel punto dell’Oceano l’acqua è così densa che neppure uno spillo potrebbe penetrarla!
Dimentico anche dello spillo, il drago azzurro vi scompare in un diadema di spruzzi.
Ogni goccia ricadendo diviene un seme.
Ogni seme, sul fondo dell’Oceano, si sviluppa in un albero di melo. Ogni melo fiorisce di fiori preziosi.
E il drago?
Non c’è mai stato.
Così neppure l’albero di mele.
Ogni respiro si fa fiore nella profondità della mente.
genseki
giovedì, dicembre 20, 2007
mercoledì, dicembre 19, 2007
Hui Neng
Il Maestro Konin si era fatto vecchio e voleva sapere quale dei suoi discepoli avrebbe potuto spstituirlo e trasmettere il suo insegnamento. Chiese, perció a tutti i monaci di esprimere la loro comprensione dello zen con un poema. Molti conoscono,ormai, questa storia che è diventata famosa.
Jinshu che era il primo, il piú prossimo dei discepoli compose questo poema:
"Il corpo è l'albero della Bodhi
Lo spirito è uno specchio puro
Senza sosta abbiamo da spolverarlo
Per non permettere che la polvere vi si depositi.
Lo spirito è uno specchio puro
Senza sosta abbiamo da spolverarlo
Per non permettere che la polvere vi si depositi.
Lo scrisse su di una parete. Tutti quanti ne furono impressionati.
Hui Neng lavorava in cucina. Era stato boscaiolo e non sapeva scrivere. Passando di là, sorpreso dall'asembramento chiese che qualcuno gli leggesse il poema e poi che qualcuno volesse scrivere un suo testo al lato di quello di Jinshu. Eccolo:
Bodhi non è albero
Specchio non v'è
Né nulla consiste
Ove la polvere possa posarsi."
Questo è uno dei testi fondativi del Buddhismo Zen nella versione, che ho liberamente tradotto, data da Raphael Triet in Usui 3 (pag. 44).
Le due poesie rappresentano i due poli della dialettica zen: Attenzione-Abbandono, Concentrazione-Dispersione.
Il testo di Hui Neng (Eno) sembra la negazione puntuale del testo di Jinshu:
Non c'è albero, non c'è specchio, non c'è nemmeno polvere.
A una metafora triadica si contrappone una negazione metaforica triadica.
Hui Neng, tuttavia, chiede ai monaci di scrivere la sua poesia accanto a quella di Jinshu, e lo fa dopo averla lodata.
Non pone il suo testo al posto di quello del rivale nè al di sopra e neppure al di sotto. Bensì accanto.
Inoltre la scelta della negazione puntuale dello schema metaforico del testo di Jinshu fa sì che la poesia di Hui Neng si possa comprendere solo se si conosce quella del suo antagonista. Hui Neng lega il destino del suo testo al destino del testo dell'altro. A tal punto che il testo di Jinshu appare come la chiave per la decifrazione del testo di Hui Neng.
Si tratta del primo movimento di una variazione. Non si intenderebbe Beethoven senza aver prima ascoltato con attenzione Diabelli.
Il secondo movimento è quello che fa dipendere la comprensione del testo di Jinshu da quello di Hui Neng, è la poesia del sesto patriarca che rende possibile lo schiuderi del senso dell'altra.
La variazione musicale è una forma della dialettica, forse la piú alta.
"L'Aufheben" di Hui Neng consiste nel movimento che fa della negazione una variazione, nel movimento che nega l'opposizione nel momento stesso in cui la innalza.
Non è pòssibile Hui Neng senza Jinshu ed è Hui Neng che rende possibile Jinshu e Hui Neng.
genseki
lunedì, dicembre 17, 2007
Natale 2007
Rivoluzione
***
Una mano
Più un'altra mano
Non son due mani
Son mani unite
Unisci la tua mano
Alle nostre mani
Perché il mondo
No sia in mano di pochi
Ma in tutte le mani.
*
Gonzalo Arango
trad genseki
***
Una mano
Più un'altra mano
Non son due mani
Son mani unite
Unisci la tua mano
Alle nostre mani
Perché il mondo
No sia in mano di pochi
Ma in tutte le mani.
*
Gonzalo Arango
trad genseki
lunedì, dicembre 10, 2007
The Legend of Suram Fortress
Mi sono ricordato di questo viaggio magico leggendo il bellissimo post di Kelebek sulla poesia di Rustaveli. Da dove viene la bellezza di quella scrittura la sintassi perfetta di queste immagini che decifrano e rappresentano il Mundus Imaginalis nelle sue articolazioni in forma tanto pefetta? Quale grazia le permette di varcare i secoli e di parlarci del bene e del male, del bello e del tutto in una lingua che non possiamo decifrare ma sulla cui perfezione non possiamo non piangere, noi ridotti a cercare i suoni della foresta nei parcheggi dei CARREFOUR di questo mondo.
genseki
mercoledì, dicembre 05, 2007
martedì, dicembre 04, 2007
Sugli aforismi di Gómez Dávila
Che senso ha essere antimoderno nella Colombia di oggi? Che significa richiamarsi all' "ancien Régime?
Gómez Dávila è un pensatore irreale. Un pensatore che non ha realtá che è stato immaginato da qualcuno o da qualche cosa per essere asslutamente fittizio.Gli aforismi che ho tradotto nella pagina precedente sono stati scelti in modo del tutto casuale. Il quadro che se ne ricava è quello di un mimetismo sospetto, il mimetismo di qualcuno che non è reale ma che gesticola per sembrare tale. Nel suo gesticolare il buon Gómez assume toni da giansenista, si atteggia a Arnauld o a Nicole, a gran signore nello stile La Rochefoucauld, per ricadere poi nello schema della dialettica decimomonica, quasi senza rendersene conto, come nell'aforisma sulla veritá e la coerenza che è comprensibile solo nel quadrodell'hegelismo. Dell'hegelismo aforismatico, naturalmente.
La "Fenomenologia dello Spirito" non è forse una raccolta di aforismi presentata come un lungo discorso apparente? Se la si legge così è di sicuro meno oscura.
Il buon Gómez gesticola ancora come quegli alcolizzati nelle mattine grige sui viali lungo il grande fiume di qualche capitale e gesticolando dimentica che uno dei principi base del marxismo è che la coscienza di sè può venire ala classe dominata solo dall'esterno, cioè dalla classe dominante: la borghesia. Così i marxisti non solo non occultano di essere borghesi ma adirittura lo teorizzano come necessario.
Gómez smarrito si atteggia ad aristocratico, cattolico e libertino e non si avvede che la figura più prossima a quello che doveva essere un nobile del secolo XVIII è in Colombia il Narcotrafficante e che il modello del Reazionario gomeziano sembra il medesimo Pablo Escobar?Il filosofo inesistente a fianco del narcotrafficante reale.
Leo Strauss ha stancato i neocon, Adelfi serve loro un altro mito strampalato.
genseki
lunedì, dicembre 03, 2007
Aforismi colombiani
Nicolás Gómez Dávila
Le perfezioni di coloro che amiamo non sono finzioni dell'amore. Amore, è, al contrario, il privilegio di avvertire una perfezione invisibile agli occhi degli alri.
Degli esseri che amiamo ci basta l'esistenza.
Dio è la sostanza di quello che amiamo.
Se Dio fosse la conclusione di un ragionamento non sentirei la necessitá di adorarlo. Dio, peró non è solo la sostanza di ció che spero, bensì la sostanza di ciò che vivo.
La coerenza di un discorso non prova la sua verità , bensí la sua coerenza. La veritá è la somma di evidenze incoerenti.
La societá del futuro: una schiavitù senza padroni.
Dare una definizione di nobiltá sarebbe impertinente con certi lettori e enigmatico per altri.
La volgaritá consiste nel pretendere di essere ió che non siamo.
Le idee confuse e gli stagni torbidi sembrano profondi.
Necessitiamo che ci contraddicano per affinare le nostre idee.
La prolissitá non è eccesso di parole, bensí scarsezza di idee.
Diciamo egoista colui che non si sacrifica al nostro egoismo.
L'intelligenza da tutto alla mente che sceglie, meno la certezza di essere intelligente.
Eleganza, dignità, nobiltà, sono gli unici valori cui la vita non giunge a mancare di rispetto.
La gente difficilmente comprende che non comprende.
La libertà non è un fine ma un mezzo, chi la prende per un fine non sa che farsene quando la ottiene.
Borgehsia è ogni gruppo di individui scontenti di quello che hanno e soddisfatti di quello che sono.
I marxisti definiscono economicamente la borghesia per occultarci che le appartengono.
Negarsi alla meraviglia è il marchio della bestia.
Non concediamo alle opinioni stupide il piacere di scandalizzarci.
Chi reclama eguaglianza di opportunità finisce per esigere che si penalizi chi é ricco di talenti.
L'antagonismo radicale tra gli uomini si rivela nel modo in cui, parlando del piacere, gli uni si sollevano verso la metafisica e gli altri scivolino verso la filososfia.
La vita è la ghigliottina delle verità.
Gli uomini cambiano meno di idea di quanto le idee non mutino di travestimento. Nel corso dei secoli sono sempre le stesse voci che dialogano.
Solo ci convince pienamente quell'idea che non ha bisogno di argomentazioni per convincerci.
Ogni fine che non sia Dio ci disonora.
Di ció che conta davvero non abbiamo prove, solo testimonianze.
***
Scelta e traduzione a cura di genseki
sabato, dicembre 01, 2007
Omaggio alla Romania
Lucian BLAGA (1895 - 1961)
Le tre etá dell’uomo
Ride il bambino:”Il gioco è per me saggezza e amore”
Il giovin canta:”L’amore è per me gioco e saggezza”
Il vecchio tace: ”Amore e gioco è per me la la saggezza”.
*
Trad. genseki
Le tre etá dell’uomo
Ride il bambino:”Il gioco è per me saggezza e amore”
Il giovin canta:”L’amore è per me gioco e saggezza”
Il vecchio tace: ”Amore e gioco è per me la la saggezza”.
*
Trad. genseki
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