Traduzione e scelta a cura di genseki
Poche righe quelle che seguono dai "Diari" di Alejandra Pizarnik pubblicati dall'Editore Argentino "Lumen". Pagine di confusione e di dolore. Anche, peró, laboratori di una parola che non cerca nessuna seduzione, una parola solitaria, ruvida, oltre la consolazione dell'arte, oltre la facilitá della conciliazione. Ricorrono le fiamme associate al volo, il mare come origine e purificazione e la gabbia protagonista di avventurose, memorabili metamorfosi. Tutto questo tra ingenuitá di un'adolescente apprendista di dolore.
Il sole. Sempre il sole a fendere il mattino. Per la mia voce, per la mia danza, un feretro a motor lacrimale. Per la mia trascendenza un test dellaccademia psicoanalitica. Per la mia sete sacra un vestito nuovo, sigarette di importazione, un'aria bohemienne che annuzia la rogna degli ospizi. Un unico problema. Tra i miei desideri e la mia realtá un ponte che non so attarversare. Da qui il nulla.
Ho preso assolutamente coscienza del fatto che non posso vivere la mia vita.
Non posso vivere come un essere umano.
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Musica infinita con velo biance esce dalla tasca del mezzogiorno. Gli atti ballano la giostra dell'assurdo e una paurosa necessitá di essere sequestra una giovane donna dalla chioma silenziosa che vorrebbe accendersi de esplodere in un istante come un fuoco fatuo.
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I sogni si siedono sul mondo...
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Volano treni. Gli ucceli vestono finimenti e fuggono verso la pianura per cercare la donna folle che ha appena rubato il fuoco. Lui le taglia il seno e lo divore mentre un intero popolo di umini-scimmia piange sulle reive del Swaney River. Lui sputa le sue ossa. Rintocchi di campane a morto. Il bechino del cielo si inginocchia davanti al mio ritratto e chiede perdono.
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Il portiere in fiamme illumina l'insegna della morte perchè anche la gabbia ha ereditato la vocazione al perdono.
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Una famiglia di rondini si spoglia sul Mar del Plata. Se lo bevono tutto, il mare.
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La luce ha gambe, la notte testicoli, la luna splende con cosce di zingara gravida.
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Essere eterna per un secondo...
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Non dubito che le stelle malvage divorino le stelle buone, che i fiori grassi divorino i fiori magri, che il deserto di cenere divori il deserto in fiamme. Non dubito di nulla. Solo una tregua, solo una tregua. Allora crederò in tutto, anche in me stessa.
Voglio essere quella che sono -disse,
La mia ombra,
Il mio nome,
La mia carenza.
Tutto si riduce
A un sole morto.
Tutto è mondo
E solitudine
Come animali
Distesi nel deserto.
*