Ne restava uno solo
Ed era proprio quello
Un porto del nord piace
specie quando è lontano
Ci piacerebbe andarci
E poi non si decide
Se fottere il poeta
Oppure la puttana di ...
Rotterdam
Non ci son solo troie
O solo marinai
Ci son cani perduti
E bambini di strada
Non ci son solo chiatte
né soltanto botteghe
Ci son vecchi cavalli
Che sfidano la morte
Poliziotti cinesi
Che sembrano regine
E ragazze di seta
A sfilarsi la gonna
Sul bordo della strada
Come un dolore ancora
Come un dolore nuovo
Da portare stasera
Lungo tutta la strada
Che neppure assomiglia
Un poco a Rotterdam
Ci son ratti scoppiati
Come anche a Parigi
Ed incroci di gatti
Con sudici topastri
Dove solo si importa
Dove lungi dal porto
Le coppie degli amanti
Si formano e si disfano
Dove le banconote
Stanno all'orlo dei tanga
Ci sono raggazzacci
Che vendon cianfrusaglie
E qualche disgraziato
Che venderebbe il culo
Se vendendosi il culo
Fosse poi fortunato
O se potesse, almeno,
Trovarsi a Rotterdam
Poi ci son gli assassini
Annegati nel Whisky
Ed i poveri folli
Che non vedranno l'alba
Dove le sigarette
Sanno di caramello
Dove qualche soldato
scoperebbe un cammello
Dove un Povero Cristo
Dietro un caffé di notte
Discute con la fine
La fine della notte
Qui incontri gli esiliati
Che estraggono l'esilio
Nel cielo recintato
Da manifesti stupidi
Che nemmeno somigliano
Un poco a Rotterdam
Dove io non andró
Perche io cerco il sole
Dove tu non andrai
Perché sarebbe uguale
Prendo il treno del sud
Prendi il treno del sud
Fino n fondo alla notte
Che potrebbe sembrare
l'Italia.
Léo Ferré
Trad genseki
giovedì, marzo 06, 2008
martedì, febbraio 26, 2008
martedì, febbraio 19, 2008
Hajj Imad Mugniyeh
Un libro restò all'orlo della tua vita spenta
Un corpo germinava dalla tua morta salma
Portaron via l'eroe
Corporea, ferale la sua bocca entró nel nostro fiato
Tutti sudammo con l'ombelico in spalla;
Ci seguivano lune pellegrine
Ed anche il morto sudava la tristezza.
Un libro alla battaglia di Toledo
Un libro dietro un libro, sopra un libro, germogliava dal cadavere
Di poesia dalla zigom violetto, tra il dire
E il tacere
Poesia nel testamento che sigilla
Il suo cuore
Solo il libro restó,
non ci sono insetti nellla tomba,
All'orlo della sua manica si inumidiva l'aria
Fino a farsi gassosa, infinita.
Tutti sudammo con l'ombelico in spalla,
Ed il morto sudava di tristezza
Ed un libro, lo vidi. con passione
Un libro, dietro un libro, sopra un libro
Un libro germogliava dal cadavere.
Vallejo
trad. genseki
Un corpo germinava dalla tua morta salma
Portaron via l'eroe
Corporea, ferale la sua bocca entró nel nostro fiato
Tutti sudammo con l'ombelico in spalla;
Ci seguivano lune pellegrine
Ed anche il morto sudava la tristezza.
Un libro alla battaglia di Toledo
Un libro dietro un libro, sopra un libro, germogliava dal cadavere
Di poesia dalla zigom violetto, tra il dire
E il tacere
Poesia nel testamento che sigilla
Il suo cuore
Solo il libro restó,
non ci sono insetti nellla tomba,
All'orlo della sua manica si inumidiva l'aria
Fino a farsi gassosa, infinita.
Tutti sudammo con l'ombelico in spalla,
Ed il morto sudava di tristezza
Ed un libro, lo vidi. con passione
Un libro, dietro un libro, sopra un libro
Un libro germogliava dal cadavere.
Vallejo
trad. genseki
Tawhid
L'Islam non è per Allah, ma per te. Il tuo corpo non ha necessitá del tawhid; di partecipare al tawhid; di realizzare la Unicitá di Allah. Il corpo cerca il tawhid senza discriminare che tipo di immersione nel Tutto gli garantirá la distruzione e quale sarà il cemento dell'esistenza, perché discriminare non è la sua missione, bensì tendere al Tutto, così come la nafs tende all'isolamento dentro al Tutto. Il corpo cerca l'orgasmo, la hadra dei sufi, l'alcol, le droghe, il dikr, il riposo... senza discriminare, perché una qualunque di queste esperienze lo fanno riposarsi da se stesso nel Tutto. Mettono il contatore mentale a zero, per cominciare di nuovo una volta recuperata la coscienza. Nell'Islam è ben chiaro che non si puó comprendere il tawhid per via intellettuale. La piú alta conoscenza dell'Islam (la ma'arifa) deve essere un lasciarci battere al ritmo del nostro proprio cuore e un abbandono all'essere delle cose che ci circondano...
Abdelmunim Aya
Opúsculo contra el alma
trad. genseki
venerdì, febbraio 08, 2008
Occhio pidocchio
La mamma è quasi cieca.
Vede solo forme sfuocate.
Vive con la nonna:
Madre e figlia
Nello stesso condominio
Stesso pianerottolo
In due appartamenti diversi
La mamma dice che è per colpa della nonna
Che lei è cieca.
Per colpa sua
Per questo la odia
Da anni si odiano
E convivono
Fu quando la nonna le versò sulla testa
Il veleno per i pidocchi
Alle elementari
Che aveva un odore terribile
E appiccicoso
Quell'odore
E scendendo per la testa
Le ha ammazzato gli occhi
Il veleno per i pidocchi
Che nessuno poi ce li aveva i pidocchi
Ma tutti avevano fame, invece,
E lei non lo voleva
Non lo voleva proprio
Per davvero
Il veleno per i pidocchi
Che così adesso è quasi cieca
Per colpa di sua madre
Di tua nonna.
Genseki
23:00:58
07/02/08
Vede solo forme sfuocate.
Vive con la nonna:
Madre e figlia
Nello stesso condominio
Stesso pianerottolo
In due appartamenti diversi
La mamma dice che è per colpa della nonna
Che lei è cieca.
Per colpa sua
Per questo la odia
Da anni si odiano
E convivono
Fu quando la nonna le versò sulla testa
Il veleno per i pidocchi
Alle elementari
Che aveva un odore terribile
E appiccicoso
Quell'odore
E scendendo per la testa
Le ha ammazzato gli occhi
Il veleno per i pidocchi
Che nessuno poi ce li aveva i pidocchi
Ma tutti avevano fame, invece,
E lei non lo voleva
Non lo voleva proprio
Per davvero
Il veleno per i pidocchi
Che così adesso è quasi cieca
Per colpa di sua madre
Di tua nonna.
Genseki
23:00:58
07/02/08
giovedì, febbraio 07, 2008
Zen petit a
Che cos'è quello che resta di un significante quando ormai non ha più significato?
*
Questa è la risposta del significante, oltre ogni significato. Credi di agire quando non ti muovo secondo il capriccio dei fili con i quali lego i tuoi desideri che così possono crescere in forza e si moltiplicano in oggetti che ritornano a condurti alla frammentazione della tua infanzia straziata.
Lacan
Seminario sulla "Lettera Rubata"
trad genseki
***
Che cosa è la realtà immediata prima che si abbia avuto il tempo di aggiungervi i prodotti del pensiero?
Nishida Kitaro
trad genseki
***
*
Questa è la risposta del significante, oltre ogni significato. Credi di agire quando non ti muovo secondo il capriccio dei fili con i quali lego i tuoi desideri che così possono crescere in forza e si moltiplicano in oggetti che ritornano a condurti alla frammentazione della tua infanzia straziata.
Lacan
Seminario sulla "Lettera Rubata"
trad genseki
***
Che cosa è la realtà immediata prima che si abbia avuto il tempo di aggiungervi i prodotti del pensiero?
Nishida Kitaro
trad genseki
***
martedì, febbraio 05, 2008
Le linee della vita
Il testo che precede dal Futuhat di Ibn Arabi ha come un'eco lontana, sorda, rara, deformata nei versi di Hölderlin:
Le linee della vita
son molte, diverse
Son come i crinali dei monti,
Pari ai sentieri
Ciò che noi siamo quaggiú
Di là potrá compierlo un Dio
Con premio di pace,
Di eterna armonia.
trad genseki
Il Folle della Torre e il Grande Sceicco si guardano per un istante nel sogno di queste righe.
genseki
Le linee della vita
son molte, diverse
Son come i crinali dei monti,
Pari ai sentieri
Ciò che noi siamo quaggiú
Di là potrá compierlo un Dio
Con premio di pace,
Di eterna armonia.
trad genseki
Questo canto flebile e maestoso, apre uno spazio visuale, forse già in quella torre sul Neckar, su un vasto paesaggio di valli e di monti, e un canto che si avvolge sul mondo e che trascina il nostro sguardo verso l'alto.
Le parole del Doctor Maximus non permettono prospettiva. Il cammino percorso non illumina il cammino da percorrere, il nuovo cammino appare quando il vecchio pareva averci portato definitivamente alla meta e la meta si svela come niente altro che un punto in piú sulla starada e nemmeno un punto panoramico. Ogni cammino trae il suo senso dalla sua meta o dalla sua propria impossibilitá di trovare una meta, di riposare in una meta.
Ogni cammino, per il sodale di Hegel, è un elemento di un disegno e trae il suo senso dalla sua relazione con tutti gli altri percorsi, le strade della vita sono come le linee tracciate con un lapis su di un foglio bianco, allontaniamo lo sguardo, per qualche altra incombenza, ed ecco apparire un volto, un albero, quel volto, quel fiore.
Ma chi puó veder il disegno della vita?Il Folle della Torre e il Grande Sceicco si guardano per un istante nel sogno di queste righe.
genseki
La sosta e il cammmino
Quando lungo il tuo cammino ti avvicini ad una una stazione esclamando: “Finamlmente ho raggiunto la mia meta!” ecco che, proprio allora, una nuova strada si apre davanti a te. Ti procuri le provviste necessarie ad un nuovo viaggio e parti. Non c'è nessuna stazione , sul tuo cammino che tu non accolga dicendo: “Alla buon'ora ho guadagnato la mia meta”. Quando la raggiungi davvero, tuttavia, non trascorrerá molto tempo prima che tu decida di metterti in viaggio ancora una volta”
Futuhat
Trad. genseki
lunedì, gennaio 28, 2008
Ruh e nafs
La dialettica di nafs e ruh è fondamentale nella metafisica e nella spiritualitá islamiche. I brani che seguono sono parti di un'analisi della nafs, della ruh e del loro ruolo nel sufismo mistico condotta da Abdelmuninn Aya, che mi pare essere, oggi, uno dei filosofi più liberi e interessanti del pensiero neo-andalusì.
I concetti di nafs e ruh hanno corrispetivi scolastici: intellectus agens, intellectus possibilis e possono essere utilmente posti a confronto con la coppia dialettica intelletto/ragione in Hegel. Una mappa della analogie e delle differenze debe essere ancora tracciata
genseki
La ruh è il soffio di vita nell'uomo, appartiene ad Allah ma vivica l'uomo mentre dura la sua esistenza temporale in lui. In quanto ruh non giunge mai a far parte dell'uomo. È come la pioggia che cade dal cielo e feconda la terra al suo passaggio, ma che quando è tempo evapora di nuovo senza portare con sè la terra che ha irrigato.
Che funzione compie la ruh? Animare gli esseri viventi. Tutti. La ruh è la vita. L'uomo confonde la presenza di questa ruh dentro di sè e crede che il lui abiti Allah. La ruh, tuttavia non è Allah, e non sará mai proprietá dell'individuo, bensì da Allah viene ad Allah fa ritorno. ... Tu vivi grazie alla ruh, peró la ruh non è parte di te; ti muovi, vivi e i sviluppi grazie ad essa, ma non puoi dire la mia ruh come, invece, puoi dire la mia nafs. Con ragione puoi dire che la tua nafs è tua perchè essa muore con te; l'uomo non si divide in ruh, nafs e corpo, bensì è solo un corpo attivato dalla ruh di Allah e che in funzione delle proprie necessitá materiali va forgiando la propria nafs.
Il sentimento di se stessa che ha ogni creatura, e che nell'Islam si chiama nafs non è una invenzione perversa della natura.
(...) In realtá non ci sono “invenzioni perverse” nella natura. La nafs è la maniera di organizzare l'esistenza in modo che ogni cosa badi a se stessa- Quando un shaij consiglia qualcuno di far scomparire la propria nafs, in realtá gli sta chiedenso di dare compimento alla necessitá della sua natura di estendere i limiti del suo “io” -quello che lo proccupa, che ama, per cui morirebbe – tanto lontano quanto gli paia possibile. Perché la vita altruistica di quelli che vivono per gli altri non è altro che un “io” grande come tutta la societá, e portato ancora piú avanti, non è altro che identificare la propria nafs con l'unitá fondamentale della natura – che chiamiamo Allah – è l'unione mistica. Il mistico non è l'uomo che, arrivato a un certo punto della sua vita, abbia cominciato a distruggere il proprio “io” come falso e veicolo di tutti gli errori e di tutti i vizi.
In primo luogo, che l'uomo abbia coscienza di se non è falso e non è erroneo che l'uomo creda nella realtá della sua nafs, come la foglia di un albero non si sbaglierebbe se avesse coscienza di essere una foglia. La nafs non è una struttura illusoria della realtá. Questa è la differenza tra l'induismo e l'Islam. La foglia è altrettanto reale dell'albero di cui fa parte. Questo non vuo dire che la foglia pensante che abbiamo posto come esempio non abbia una comprensione di se stessa piú ampia, una comprensione completa, nel tutto in cui si trova. L'albero, peró, non è più vero della foglia. Di piú, ancora, l'albero è reale perché sono reali le sue foglie, le sue radici, i suoi rami de i suoi fiori. Ció che ci porta a considerare l'Uno e il Molteplice, Allahu Ahad e le sue manifestazioni nell'esistenza, come punti di vista differenti nel considerare il reale. In secondo luogo, gli errori e persino le cattiverie che comette la creatura non sono da attribuirsi alla sua nafs. Il danno che, con questi atti, la creatura fa a se stessa non è causato dal fatto che l'uomo obbedisce agli impulsi della sua nafs ma perché confonde ciò che gli giova con ciò che lo pregiudica. La funzione della nafs non è sapere ció che conviene alla creatura, per questo essa ha un cuore, è conseguire per la creatura ció ch'essa pensa le convenga. Per questo un uomo con un cuore sano che obbedisca alla sua nafs non si sbaglierá.
...
Ciò che esiste – la manifestazione di Allah – si organizza mediante la divisione in individualitá, ciascuna delle quali si occupa di preservare la sua parcella di esistenza. Il mistico non fa eccezione. Non cerca di destrutturare l'esistente per mezzo di quella specie di boicottaggio ontologico che è l'abolizione del proprio io. Al contrario il mistico è l'espressione piú alta della legge di Allah nella natura.
Il cui compito dalla cellula fino all'uomo è di estendere l' “io” tanto quanto possibile. L'obiettivo del mistico è il tawhid che non è un pensiero o una credenza ma una missione: rendere l'uno possibile. La missione del mistico consiste nell'essere parte dell'esistenza che , ritornando continuamente verso Allah realizza la coscienza dell'unitá del tutto. La sua missione è essere gli occhi di Allah e le sue orecchie, e le sue mani come ci ricorda lo hadith qudsi.
Fondamentalmente il mistico non è qualcuno che abbia distrutto il proprio “io”, la sua unitá come essere vivente, ma al contrario: con il contatto con Allah la creatura diventa piú sana, piú allegra, piú forte e maggiormente capace di amore sociale, famigliare, ecologico e dell'amore del propro corpo
Il mistico è l'uomo perfetto in quanto è la massima espressione di ció che organizza l'esistente: l'io che distingue un essere dall'altro e che differenziando le parti dal tutto lo rende possibile. Senza comprendere l'io non si puó comprendere la Natura e neppure intuire che siamo in Allah.
Si dice spesso che il mistico è colui che cerca, risalendo a ritroso il cammino percorso, di distruggere la nafs costruita da quando era bambino fino all'etá adulta, di ritornare all'innocenza. Ma il mistico non distrugge nulla. Chi sente la forte pulsione di ritornare a Allah si costituisce in quel punto della natura dove la nafs non si trattiene nei limiti del “mio” ma prosegue oltre, fino all'unitá che ingloba il cosmo intero.
Infatti tutte le espressione di nafs sono mezzi differenti con cui l'individuo protegge quello che esiste. Protegge se stesso, la sua famiglia, la sua societá e rende possibile il tawhid.
Le citazioni qui sopra sono tratte da:
“Opuscolo contro l'anima” di Abdelmuninn Aya.
Trad genseki
mercoledì, gennaio 23, 2008
Islam e politica
Il brano che segue è tratto dal terzo volume delle memorie del poeta e monaco benedettino del Nicaragua Ernesto Cardenal. Sono uno degli approcci possibili all'Islam da un punto di vista cristano e rivoluzionario. Tratta del valore della vita e della morte, dell'amore e della guerra e certamente apre una breccia di comprensione che nessuno poi si é curato di ampliare.
genseki
Iran
Ho incontrato un mistico che pare non essere tale (forse è uno di quei sufi che, ho letto, fanno credere di non essere religiosi per essere tenuti in poca stima) e è anche un rivoluzionario che è stato molto torturato. Gli ho chiesto delle cause immediate dell'insurrezione. Egli mi ha parlato di cose non cosí immediate (rimontó a molti secoli prima) che peró mi hanno spiegato molte cose relative a questa rivoluzione. Mi disse che in primo luogo devo tener conto del fatto che la dottrina del perdono e dell'amore per i nemici che ci fu insegnata da Gesú non è una dottrina islamica. La guerra santa, invece, è uno dei pilastri dell'Islam. “Nell'Islam il lider religioso debe essere un uomo di orazione, un mistico e anche una persona del cambio sociale e della guerra santa, Anche il leader politico debe essere un mistico. (Penso che questo lo insegna anche la Bibbia anche se il papa ha dichiarato a Puebla che il sacerdote non debe mettersi in politica). Mi disse anche. “Un leader religioso cattivo che agisca male in politica può far molti danni e en ha fatti in passato. Nella religione musulmana il diritto non è qualche cosa che si riceve, ma che si conquista. Nell'Islam la morte è qualche cosa che si desidera, che si anela. Ma non la morte nel proprio letto. La morte la si ambisce, però è la morte per difendere le strutture della Vita. ... E la guerra santa è per questo. Khomeini la dichiaró; ma non volle dichiararla per tutto l'Iran perché così si sarebbero lanciati a morire trentacinque millioni, ma solo per Teheran. L'esercito aveva anticipato il coprifuoco, quel giorno doveva essere alle quattro e mezza invece che alle sei. Chiunque uscisse in strada dopo quell'ora doveva essere ucciso. Khomeini ordinó che a Teheran tutto il mondo uscisse in strada dopo quell'ora, dopo il coprifuoco. E tutti uscirono, molti con il sudario nel quale sarebbero stati sepolto sotto i vestiti, e molti dopo essersi lavati, perchè qui i morti li si lava. E fu allora che cadde lo Sha.”
Terminò dicendo: “la morte per i musulmani, quando è in queste condizioni è come seminare un seme”.
Restai con il pensiero che dovevano esserci molti mistici travestiti, sufi, tra quelli che stavano facendo quella rivoluzione.
Ernesto Cardenal
La revolución perdida
trad genseki
domenica, gennaio 20, 2008
Fronesis
Una descrizione dettagliata della virtú della Prudenza si trova nella “Summa Teologica di Tomaso d'Aquino, Secunda secundae quaestiones 50-51”.
Le righe che seguono ne sono un tentativo goffo e confuso di riesposizione. Il discorso e la riflessione sulle virtú sono scomparsi dal nostro orizzonte culturale.
L'azione degli uomini, oggi, non è orientata ad esse e non è orientata da esse, bensí dalla cieca contingenza.
Per questo è così forte l'impressione che le nostre azioni manchino quasi totalmente di libertá, per questo il mondo ci appare come una rete di sentieri tracciati, di binari fissi, di percorsi obbligati.
Le virtù, spesso, rappresentate nelle pedanti allegorie medioevali nelle forme vaghe di possenti e mature vergini dai gesti maestosi de eleganti, definivano lo spazio di una possibile libertá, indicavano il cammino della scelta e del significato.
Per questo puó essere utile, oggi, come forma di nostalgia, ritornare a contemplarle, anche se da lontano, anche se per poco, anche se in modo inadeguato.
La prudenza è la virtú che i greci chiamavano Fronesis e che Agostino ha descritto così: “Amore che sceglie con sagacitá tra le cose che lo favoriscono e quelle che gli si oppongono”.
La prudenza non è amore secondo l'essenza, si dice che la prudenza è amore, in quanto è l'amore quello che ci spinge alla prudenza nei nostri atti.
La prudenza ci permette di ordinare secondo l'utilitá o il danno le cose che stiamo per fare. La prudenza, peró non consiste solo nella valutazione bensì anche nell'applicazione del risultato della valutazione ai nostri atti.
Quindi non si tratta solo di una qualitá dell'inteletto come l'arte ma comporta l'applicazione nell'azione concreta.
La prudenza è sapienza applicata alle cose umane, peró non è in alcun modo sapienza assoluta, in quanto non si occupa del bene piú alto, ma appunto dell'uomo che non è il meglio di quanto esiste.
Le parti della prudenza
Secondo Tomaso la prudenza consta di otto parti integrali: memoria, intelligenza sagacitá (che i greci chiamavano eustochia), ragione e docilitá che appartengono alla prudenza considerata come virtú conoscitiva; previsione, precauzione e circospezione che corrispondono alla prudenza come virtú precettiva, cioè che applica la conoscenza alla pratica.
Oltre alle parti integrali la prudenza possiede tre parti potenziali, ovvero tre virtú coadiuvanti che non coincidono totalmente con essa ma che ad essa sono indispenzabili.
Queste virtú sono:
Eubulia
Synesis
Gnome
La Eubulia è la virtù di dare buoni consigli. La parola “Eubulia” è una parola greca, presente nell'”Etica Nicomachea” è composta dalle parole greche “eu” che significa buono e “boule” che significa consiglio. Si tratta dell'arte, della capacità di dare buoni consigli agli altri de a se stessi. In quanto arte di consigliare bene Eubulia richiede non solo la capacitá di escogitare consigli che siano adeguati al proprio fine, al fine che si propongono, ma deve tener conto, soppesare anche molte altre circostanze, come, per esempio, che i tempi del consiglio siano quelli giusti , un consiglio non deve arrivare troppo presto, e neppure troppo tardi; o la maniera di proporre il consiglio che può essere, per esempio, più o meno ferma, piú o meno dolce e cosí via.
La Sinesi è la virtù che permette di giudicare rettamente. La Sinesi è una virtú di un grado superiore alla Eubulia come il giudizio è superiore al consiglio. La Sinesi comporta il retto giudizio non relativamente alle cose che sono oggetto di speculazione ma alle cose particolari concrete oggetto dell'azione, si tratta. Insomma, di una forma di buon senso. Il retto giudizio, secondo Tomaso consiste nel fatto che la forza conoscitiva comprende la cosa, la afferra, così come essa è in se stessa. Proprio come fa lo specchio, che se ben orientato riproduce le forme dei corpi proprio come sono. Se lo specchio é mal orientato, invece, le immagini che si formano sono brutte o deformi. La virtú conoscitiva é ben disposta quando la si esercita molto,oppure per dono della grazia.
Il giudizio dei malvagi puó essere retto nell'ambito delle cose generiche ma è sempre corrotto nel particolare.
Così i malvagi nopn hanno possibilitá di esercitare la Sinesi.
La Gnome è l'ultima delle virtú potenziali della Prudenza
Così come la sapienza, nella speculazione si occupa di principi piú alti che la scienza e per questo si distingue da essa, la stessa cosa accade nella pratica. Ovvero ci sono atti che devono essere giudicati senza riferimento ai principi comuni, alle regole abituali, ma in base a principi e a regole più elevate di quelli che determinano il giudizio secondo la sinesi. Questi principi e queste regole piú alti richiedono una virtú giudicativa anch'essa più alta che si chiama gnome.
La sinesi è sufficiente per giudicare tutte quelle cose che dipendono dalle regole comuni, ma per quello che sfugge alle regole comuni é necessaria la gnome.
Tutte le cose che stanno al di sopra o al di la del corso comune possono essere giudicate soltanto dalla provvidenza divina, tuttavia tra gli uomini, chi sia piú perspicace puó giudicare molte di esse in ragione dei loro propri principi. E questo è il caso della gnome che comporta proprio questo tipo di perspicacia.
Genseki
01:41:4720/01/08
L'azione degli uomini, oggi, non è orientata ad esse e non è orientata da esse, bensí dalla cieca contingenza.
Per questo è così forte l'impressione che le nostre azioni manchino quasi totalmente di libertá, per questo il mondo ci appare come una rete di sentieri tracciati, di binari fissi, di percorsi obbligati.
Le virtù, spesso, rappresentate nelle pedanti allegorie medioevali nelle forme vaghe di possenti e mature vergini dai gesti maestosi de eleganti, definivano lo spazio di una possibile libertá, indicavano il cammino della scelta e del significato.
Per questo puó essere utile, oggi, come forma di nostalgia, ritornare a contemplarle, anche se da lontano, anche se per poco, anche se in modo inadeguato.
La prudenza
La prudenza è la virtú che i greci chiamavano Fronesis e che Agostino ha descritto così: “Amore che sceglie con sagacitá tra le cose che lo favoriscono e quelle che gli si oppongono”.
La prudenza non è amore secondo l'essenza, si dice che la prudenza è amore, in quanto è l'amore quello che ci spinge alla prudenza nei nostri atti.
La prudenza ci permette di ordinare secondo l'utilitá o il danno le cose che stiamo per fare. La prudenza, peró non consiste solo nella valutazione bensì anche nell'applicazione del risultato della valutazione ai nostri atti.
Quindi non si tratta solo di una qualitá dell'inteletto come l'arte ma comporta l'applicazione nell'azione concreta.
La prudenza è sapienza applicata alle cose umane, peró non è in alcun modo sapienza assoluta, in quanto non si occupa del bene piú alto, ma appunto dell'uomo che non è il meglio di quanto esiste.
Le parti della prudenza
Secondo Tomaso la prudenza consta di otto parti integrali: memoria, intelligenza sagacitá (che i greci chiamavano eustochia), ragione e docilitá che appartengono alla prudenza considerata come virtú conoscitiva; previsione, precauzione e circospezione che corrispondono alla prudenza come virtú precettiva, cioè che applica la conoscenza alla pratica.
Oltre alle parti integrali la prudenza possiede tre parti potenziali, ovvero tre virtú coadiuvanti che non coincidono totalmente con essa ma che ad essa sono indispenzabili.
Queste virtú sono:
Eubulia
Synesis
Gnome
La Eubulia è la virtù di dare buoni consigli. La parola “Eubulia” è una parola greca, presente nell'”Etica Nicomachea” è composta dalle parole greche “eu” che significa buono e “boule” che significa consiglio. Si tratta dell'arte, della capacità di dare buoni consigli agli altri de a se stessi. In quanto arte di consigliare bene Eubulia richiede non solo la capacitá di escogitare consigli che siano adeguati al proprio fine, al fine che si propongono, ma deve tener conto, soppesare anche molte altre circostanze, come, per esempio, che i tempi del consiglio siano quelli giusti , un consiglio non deve arrivare troppo presto, e neppure troppo tardi; o la maniera di proporre il consiglio che può essere, per esempio, più o meno ferma, piú o meno dolce e cosí via.
La Sinesi è la virtù che permette di giudicare rettamente. La Sinesi è una virtú di un grado superiore alla Eubulia come il giudizio è superiore al consiglio. La Sinesi comporta il retto giudizio non relativamente alle cose che sono oggetto di speculazione ma alle cose particolari concrete oggetto dell'azione, si tratta. Insomma, di una forma di buon senso. Il retto giudizio, secondo Tomaso consiste nel fatto che la forza conoscitiva comprende la cosa, la afferra, così come essa è in se stessa. Proprio come fa lo specchio, che se ben orientato riproduce le forme dei corpi proprio come sono. Se lo specchio é mal orientato, invece, le immagini che si formano sono brutte o deformi. La virtú conoscitiva é ben disposta quando la si esercita molto,oppure per dono della grazia.
Il giudizio dei malvagi puó essere retto nell'ambito delle cose generiche ma è sempre corrotto nel particolare.
Così i malvagi nopn hanno possibilitá di esercitare la Sinesi.
La Gnome è l'ultima delle virtú potenziali della Prudenza
Così come la sapienza, nella speculazione si occupa di principi piú alti che la scienza e per questo si distingue da essa, la stessa cosa accade nella pratica. Ovvero ci sono atti che devono essere giudicati senza riferimento ai principi comuni, alle regole abituali, ma in base a principi e a regole più elevate di quelli che determinano il giudizio secondo la sinesi. Questi principi e queste regole piú alti richiedono una virtú giudicativa anch'essa più alta che si chiama gnome.
La sinesi è sufficiente per giudicare tutte quelle cose che dipendono dalle regole comuni, ma per quello che sfugge alle regole comuni é necessaria la gnome.
Tutte le cose che stanno al di sopra o al di la del corso comune possono essere giudicate soltanto dalla provvidenza divina, tuttavia tra gli uomini, chi sia piú perspicace puó giudicare molte di esse in ragione dei loro propri principi. E questo è il caso della gnome che comporta proprio questo tipo di perspicacia.
Genseki
01:41:4720/01/08
mercoledì, gennaio 16, 2008
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