domenica, settembre 29, 2013
Dialettica
Improvvisamente, dietro qualche tetto,
l'altezza della cascata ci è apparsa obliquamente: abbiamo avanzato
verso di essa, stupiti, attraverso i prati umidi. Sul verde massiccio
laterale, una nube di goccioline disegnò un cerchio intorno a noi,
spinto dal vento creato dalla cascata. Per cogliere la cascata in una
vista d'insieme, abbiamo dovuto scendere verso il basso lungo l'erba
scivolosa fino al bordo dell'abisso in cui si riversano i flutti. Da
qui, godendo la vista della cascata, fin dove era possibile, uno
spettacolo sontuoso è venuto a coronare gli sforzi della giornata
che all'inizio erano stati penosi . Un rivolo di acqua fuggiva da una
fessura nella roccia, cadendo in verticale e rompendosi in rivoli
furiosi , rivoli che l'occhio dello spettatore incapace di fermare
il flusso di più di quanto non lo fosse di seguirlo, non cessava
tuttavia di percepire : immagine che si disfaceva ad ogni istante.
Ogni rivolo era sostituito ad ogni istante da un altro eppure, nella
cascata, lo spettatore vedeva sempre la stessa immagine, e
simultaneamente vedeva che non era la stessa. Dopo che i rivoli
lungo il pendio, hanno raggiunto le rocce sono inghiottiti da tre o
quattro fenditure e si scagliano rumorosamente in un abisso dove
l'occhio non può seguirli per l'ostacolo costituito dalle rocce. A
una certa distanza, percepivamo il fumo che sorgeva dal baratro e ci
rendemmo conto che era la schiuma creata dalla cascata.
Meiners, giustamente, aveva rivelato
l'importanza di questa cascata cosí movimentata. Ma una
rappresentazione o una pittura non possono rendere che male la
visione reale. La descrizione dà all'immaginazione la possibilità
di cogliere l'insieme a condizione di possedere già modelli simili,
ma un quadro di piccole dimensioni produrrà una debole impressione e
fornirá un piano inadeguato. La posa effettiva dell'opera non offre
all'immaginazione l'occasione adeguata, l'oggetto preso come modello
e lo coglie solo nella sua forma ridotta (...). Se mettiamo il
quadro di fronte a noi o appeso alla parete, i sensi saranno
obbligati a ridurre tutto alla nostra dimensione o a quella delle
cose circostanti sempre troppo deboli. Il quadro dovrebbe essere così
vicino agli occhi che sarebbe impossibile coglierlo tutto, perdendo
così il senso della proporzione. Ció che risulta piú interessante,
l'essenziale dello spettacolo sfuggirá anche agli schizzi migliori:
la vita eterna, la forma immobile della cascata e la mobilitá
poderosa che ne fa una cosa viva. Un'opera non puó rendere che
un'infima porzione dell'impressione totale, non puó che restituire
proporzioni proprie all'immagine secondo certe parti e certi
contorni. L'altro aspetto della contemplazione, il divenire
incessante, eterno di ogni componente, l'eterna dissoluzione di ogni
zampillo che fa oscillare l'occhio in modo tale che la vista non
conserva mai la stessa direzione, tutto ció va perduto con la forza
e la vita.
G.W.F Hegel
Da "Strass de la philosophie"
Trad. genseki
venerdì, settembre 27, 2013
Augustinus
Quam similia sint latrociniis regna absque iustitia.
Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia? quia et latrocinia quid sunt nisi parua regna? manus et ipsa hominum est, imperio principis regitur, pacto societatis adstringitur, placiti lege praeda diuiditur. hoc malum si in tantum perditorum hominum accessibus crescit, ut et loca teneat sedes constituat, ciuitates occupet populos subiuget, euidentius regni nomen adsumit, quod ei iam in manifesto confert non dempta cupiditas, sed addita inpunitas. eleganter enim et ueraciter Alexandro illi Magno quidam conprehensus pirata respondit. nam cum idem rex hominem interrogaret, quid ei uideretur, ut mare haberet infestum, ille libera contumacia: quod tibi, inquit, ut orbem terrarum; sed quia id ego exiguo nauigio facio, latro uocor; quia tu magna classe, imperator.
Augustinus
De Civitate Dei
Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia? quia et latrocinia quid sunt nisi parua regna? manus et ipsa hominum est, imperio principis regitur, pacto societatis adstringitur, placiti lege praeda diuiditur. hoc malum si in tantum perditorum hominum accessibus crescit, ut et loca teneat sedes constituat, ciuitates occupet populos subiuget, euidentius regni nomen adsumit, quod ei iam in manifesto confert non dempta cupiditas, sed addita inpunitas. eleganter enim et ueraciter Alexandro illi Magno quidam conprehensus pirata respondit. nam cum idem rex hominem interrogaret, quid ei uideretur, ut mare haberet infestum, ille libera contumacia: quod tibi, inquit, ut orbem terrarum; sed quia id ego exiguo nauigio facio, latro uocor; quia tu magna classe, imperator.
Augustinus
De Civitate Dei
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