lunedì, giugno 01, 2009

La congiura degli spagnoli contro Venezia

Questa è la terza parte della traduzione dello splenddo testo dell'abate di Saint-Rëal. (Per leggere le altre parti basta cliccare su Saint-Réal in etichette).

In ogni modo, a partire da allora, non ci fu piú nessuna deliberazione del senato ce restasse segreta per l'ambasciatore spagnolo; egli era informato di tutte le risoluzioni che vi si prendevano e i generali dell'Arciduca conoscevano quelle relative alla guerra molto prima che quelli della Repubblica avessero l'ordine di eseguirle. Con queste conoscenze, quello che ora serviva all'ambaciatore per avere successo ella sua impresa era un numero considerevole di soldati; siccome in Lombardia vi era una potente armata spagnola, egli non temeva che gli venissero a mancare gli uomini, posto che a Milano vi fosse un governatore capace di pensare come lui. Il marchese d'Inojosa che lo era allora aveva legami troppo stretti con il duca di Savoia per essere adatto, egli aveva appena firmato il trattato di Asti, in cui la Francia e Venezia erano stati mediatori tra lui e questo principe. L'ambasciatore, che sapeva che questi negoziati non erano visti di buon occhio in Ispagna e scrisse affinché fosse richiamato chiedendo, nello stesso tempo a Don Pedro di oledo, marchese d Villafranca, suo intimo amico, di brigare per il governatorato di Milano, Don Pedro ebbe l'rdine di partire immediatamente per andara e prendere il posto d'Inojosa, verso la fine del 1615. E, non appena giunto a Milano avverti venezia per il tramite del marchese di Lara. L'ambasciatore comunicó il suo progetto al Lara nel modo che giudicó il piú adeguato perché fosse accettato, e lo incaricó principalmente di sapere se il nuovo governatore sarebbe stato in grado di inviargle milecinquecento uomni dei migliori quando fosse giunto il momento. Don Pedro, affascinato dalla grandezza dell'impresa decise di assecondarla per quanto fosse nelle sue possibilitá, senza esporsi a certa rovina se fosse fallita. Invió una seconda vola il lara a Venezia per assicurare l'ambasciatore della sua compiacenza pregandolo di tener conto del fatto che non aveva senso inviare gli uomini che egli domandava senza avergli scelti attentamente; ché se fossero morti, egli sarebbe stato colpevole di avere esposto a un pericolo tanto grave i piú valorosi soldato del suo esercito. Egli gli avrebbe certo dato il maggior numero di uomini possibile e cosí ben scelti che avrebbe risposto di loro come di se stsso.
Nulla era più importante per i disegni dell'ambasciatore che di impedire qualsiasi possibilitá di accordo. Per questo spinse il marchese di lara e avanzare proposte di pace assolutamente irragionevoli da parte del governatore di Milano. Il senato rispose indignato, come previsto e ruppe ogni negoziato. Don Pedro da parte sua no ¡n tralasció nulla per rendere ancora piú acide le relazioni. Il duca di Mantova era poco propenso a concedere il perdono ai propri sudditi ribelli, come promesso in seguito al trattato di Asti; lo incoraggiarono a essere ostinat,o e a continuare le esecuzioni di questi che egli aveva già cominciato. Si avanzarono proposte al duca di Savoia per rendere esecutivo questo trattato, ben sapendo che egli le avrebbe rifiutate visto che ci si rifiutava di deporre le armi dopo che lo avesse fatto lui cn il preteto della guerra del Friuli in cui la Spagna non poteva dispensarsi dal prendere parte senza perdere l'onore. L'armata veneziano aveva passato l'Isonzo e assediava Gradisca, capitale degli stati dell'Arciduca. Il consiglio di Spagna che sulle prime parve indifferente, vedendo che si voleva spogliare quel principe minacció di prendere partito. In quel tempo finiva il disaccordo nella casa d'Austria tra il ramo spagnolo e quello tedesco, che durava dai tempi del figli e del fratello di carlo V per la successione dell'Impero. L'interesse degli spagnoli per questa guerra fu il primo segno di questa iconciliazione.

trad. genseki

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