giovedì, aprile 02, 2009

C'è un paradosso nel marxismo

Da "considerazioni su alcuni filosofi" di Alain

Marx

C'è un paradosso nel marxismo, cioè che questa dottrina che si presenta come un materialismo è in realtá l'idealismo piú ardito. Finché non si sa superare la contradizione, ovvero farla passare all'antitesi che è correlazione non si puó andare avanti. Gli innumervoli lettori di Lucrezio sanno che cosa vuol dire salvare lo spirito negandolo e io ho spesso notato il contrasto tra i materialisti che sono spiriti risoluti e gli spiritualisti che sono spiriti stanchi. Ma bisogna vederci chiaro e ogni difficoltá è risolta in questa formula ben conosciuta di Bacon: "l'uomo trionfa sulla natura obbedendola", di cui il piú insignificante uomo di mare conosce bene ogni applicazione pratica. Il nostromo non è quel tipo di uomo che nega la potenza del mare e nemmeno è disposto a pregare perché l'onda lo colga a prua e non sul fianco; al contrario davanti alla forza impietosa, che egli sa fedele e senza malizia, agisce, cioè passa appoggiandosi a ció che offre resistenza.
Tutti i mestieri conoscono questa tecnica.
Chi non ha pesato come su una bilancia l'universo inflessibile, così ben coeso, e corrispondente a se stesso in tutti i suoi movimenti, senza nessun pensiero, questi non è un uomo. Lo stato di infanzia consiste proprio nel credere che pregando e sperando si vivranno giorni migliori. L'audace cerca soltanto una fenditura su cui poggiare il piede, sicuro, nel modo piú assoluto che l'universo non bara.
Questa posizione severa è quella di Descartes, che anche dal corpo vivo, dal suo proprio corpo, avendo ritirato ogni pensiero e non vedendovi altro che particelle che spingono o sono spinte, pensó che si poteva vivere a lungo se si giocava con tenacia. Ma davanti al corpo politico, il piú complicato di tutti non aveva progetti, qui confidava nella natura, cioé nelle abitudini, nelle passioni, nell'amicizia. Viveva come un Leviatano, come un selvaggio nel bel mezzo della natura delle cose, ossequiandole tutte per precauzione.
Ora, chi vuol agire così è come il pilota sul mare. Dapprima deve cogliere le leggi meccaniche, ció che resiste, che offre un appiglio, ció che on inganna. Cioé leggere la politica come un vortice piú complicato a senza spirito. Non appena vi si suppone uno spirito si è obblligati a pregare. Quindi, in questo mondo umano, cercare ció che non cede mai alla preghiera, cioè ritrovarvi la necessitá naturale attraverso i bisogni, i lavori, le risorse. Come il muschio non spunta che nei luoghi umidi, cosí l'uomo si espande come un vegetale. Negozi, officine, banche, trasporti e depositi, tutto ció è disegnato sulla terra con la stessa necessitá d una macchia di umidita sul soffitto. Chi vuol dimenticare questa necessitá muore. Tutti i pensieri che hanno vissuto dipendono da queste necessitá inferiori. Ecco distrute tutte le nostre ambizioni, ma anche le ambizini del chirurgo sono distrutte nel chirurgo; questa riflessione virile che contempla finalmente la necessitá esteriore, non uccide l'azione, anzi le apre un varco.
Nel momento in cui l'acqua e il vento sono forze cieche ecco che io posso navigare. Da qui questa altra navigazione politica che guarda ai bisogni, agli utensili, ai lavori, elementi ciechi, senza capricci, che non barano e contemporaneamente con questa separazione dello spirito dal corpo la volontá trova le sue armi e testa la sua potenza.
Uno dei termini illumina l'altro come si dice e come si dimostra ma astrattamente, mentre in ogni momento, nell'azione bisogna trovare lo spirito puro se si vuol trovare lo spirito puro. da qui si comprende che i nostri sociologhi mistici sono al livello dei maghi della pioggia. Invece ogni minimo cambiamento nelle condizioni inferiori è come un colpo di remo nell'acqua.;puó essere dato bene o male, ma una buona traversata o un naufragio dipendono dalle stesse leggi, e la sola differenza, per quanto riguarda l'azione dell'uomo, consiste in movimenti minimi, in minimi lavori, tutti orientati da uno spirito previdente e senza paura.

Alain
trad genseki

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