La casa è ancora vuota
È rimasta vuota e bianca nel vuoto dei miei ricordi
In una grande cassa c'era la legna
In uno scrigno prezioso gioielli per il gusto
dei bambini o dei pettirossi
Lui indossava sempre una tuta blu
O forse una giacca grigia
Ricordo adesso che ciondolava la testa
e aveva un dolce sorriso da idiota
Lei indossava qualche vestito di cotone stampato
E scialletti grigi
come pellicce di topolini del Reno
doveva essere davvero brutta
Forse quasi nana
Ma portava sul naso magici occhiali azzuri
Che illuminavano il vuoto
Con un mare di fronde
appena mosse dal vento
Dietro le lenti anche gli occhi erano grigi
Parlavano
- Non ricordo nemmeno di averli uditi parlare -
Con parole lumache
Le loro sillaba lasciavano scie d'argento viscoso
Nell'atmosfera umida d'autuno
Della loro cucina.
Non so bene chi fossero
Tornai da Milano per salutarli.
Parlai loro di Auerbach e della filologia romanza
Mi congedai
Avvolto dal loro silenzio
Continuando a non sapere bene chi fossero
Morirono dopo una duplice dolorosa agonia
La loro sofferenza
È incomprensibile e imperdonabile
Come quella degli animali.
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