mercoledì, agosto 23, 2023


La locanda


Era di passaggio e questo lo sapeva

Nel tempo che passava per trattenere ciò che passa

Ma chi mai potè cogliere quello che non passava?

Quello che contemplava non era nello spazio,

Eppure davanti a lui, vi era tutto lo spazio.


Il letto dell’Eterno riempiva l’effimero, 

Dimorandovi senza posa ma senza stabilirsi,

Lo raggiungeva, infine, e vedeva, emanata

Da corrente contraria di luce fatale

Chiarità del santuario ove il Santo abitava,


Finché dall’insopportabile non fosse gravato

E neppure ridotto al balbettio del dolore,

Potrebbe sul bordo del corso inesauribile

Costruir la locanda sognata, offrire il vitto

Ai viandanti perduti tra la nebbia e il timore?


Fissare ogni ragione di chiarita di grazia

Per fondar la sua casa sulla tremula sabbia,

Ma stabile e sigillata dall’Eterno che passa

Per sprofondare, infine, al giungendo la sua ora

Pian piano nell’Eterno senza nessuna angoscia.



Patrice di La Tour du Pin, Terza commedia, Piccolo teatro crepuscolare [1964], in ,Poèmes choisis id., pp. 166-167.


Trad Pietro