martedì, ottobre 10, 2017

La qualitá dell'affetto



La qualitá dell’affetto


Dov’è andata la mia bambina?
Che sacrificio ha offerto ai fiori?
In che sogno si è murata?
Che riscatto non ho pagato?
Era un riscatto di lacrime
Che l’avrebbe sottratta
A questa fredda prostrazine?
Come avrei potuto piangerle?
Se tutti y fiori la coronavano
Sul nostro sentiero non strisciavano serpenti
Non incontrammo la carogna dell’asino bianco
Le tartarughe ci guidavano nel sogno
Una parola sola era una saga
Una sillaba conteneva una leggenda
Come avrei potuto piangere?
Ora sono stato ferito nel sogno
E la piaga duole nella veglia?
Dov’è andata la mia bambina
Che offriva fiori alle fonti e al vento?
Se mi fossero date altre lacrime
Le piangerei fino allo sfinimento
Fino a tingere di porpora i pascoli
E cagliare il latte delle colline.


La calidad del cariño


¿Adonde se fue mi niña?
¿Qué sacrificio ofreció a las flores?
¿En qué sueño se amuralló?
¿Qué rescate no he pagado?
¿Era redención de lágrimas
Que hubiera podido llevarla
Lejos de esta fría postración?
¿Cómo hubiera podido yo llorarlas?
Si todas las flores la coronaban
En nuestro camino no había serpientes
Las tortugas nos guiaban hacia el sueño
Una sola palabra era una saga
Una sílaba una leyenda
¿Cómo hubiera podido llorar?
Ahora estoy herido en el sueño
Y la plaga duele en la vela
¿Adónde se fue mi niña
Que ofrecía flores a las fuentes y al viento?
Si  las lágrimas me fueran donadas
Las lloraría hasta el agotamiento
Hasta teñir de púrpura los pastos
Y cuajar la leche de las colinas.


Poesia di genseki

venerdì, ottobre 06, 2017

viene la muerte cantando / El corrido de la muerte video.



Viene la muerte luciendo
mil llamativos colores
ven dame un beso pelona
que ando huérfano de amores.
El mundo es una arenita
y el sol es otra chispita
y a mi me encuentran tomando
con la muerte y ella invita.
No le temo a la muerte
mas le temo a la vida
como cuesta morirse
cuando el alma anda herida.
Dicen que van a asustarme
llevándome a tu presencia
si estas durmiendo en mi vida
es natural si despiertas.
Se va la muerte cantando
por entre las nopaleras
en que quedamos pelona
me llevas o no me llevas.
No le temo a la muerte
mas le temo a la vida
como cuesta morirse
cuando el alma anda herida.
Se va la muerte cantando
por entre las nopaleras
en que quedamos pelona
me llevas o no me llevas.

lunedì, ottobre 02, 2017

Nina Cassian

Signora dei miracoli

Da quando mi hai abbandonato
Mi sono fatta piú bella con il tempo
Brillo come un cadavere nell’oscuritá
Nessuno vede come sono cresciuti i miei occhi
Rotondi e taglienti
Come sembra il mio corpo un’urna di cristallo.,
Come sollevo cose nelle mie mani fatte stracci
Come riesco a stare ancora in piedi
Paralizzata dalla lussuria.
No, è soltanto la tua crudeltá che mi stringe la testa
Come un alone brillante in decomposizione.

Nina Cassian

Trad. genseki

giovedì, settembre 21, 2017

René Crevel

Per dormire soavemente al’ombra dell’oblío
Questa sera
Uccideró i predatori
Danzatori silenziosi
Della notte
I cui piedi di velluto nero
Sono un supplizio per la mia carne nuda
Un supplizio soave come l’ala dei pipistrelli
E cosí sottile da causare spavento
Negli angoli dove la pelle è paurosa, emotiva
Per amar meglio, avere paura
Di un altro corpo e del freddo.
Ma su quale  fiume  fuggire via stanotte o mia ragione?
È l’ora dei ragazzacci
Dei balordi.
Due grandi occhi d’ombra nella notte
Sarebbero per me cosí dolci, cosí dolci
Prigioniero delle stagioni tristi.
Sono solo, che bel delitto ha brillato
Laggiú, laggiú all’orizzonte
Qualche serpente congelata per non amare.
Ma dove scorre, quanto scorre lontano
Il fiume necessario
Per fuggire questa sera o mia ragione?
Le ragazze lungo la riva hanno occhi stanchi, capelli che brillano
Non ho niente da dire a queste ragazze
Di cui i ragazzi cattivi
Sono
Di cui sono
I fieri prosseneti.
Sono solo. Che bel delitto il suo.
Due grandi occhi d’ombra nella notte
Sarebbero per me cosí dolci, cosí dolci.
È l’ora dei balordi..

René Crevel
Da “Fogli dispersi”
Trad genseki

martedì, settembre 12, 2017

Ricordo di Francia

Ricorda con me: il cielo di Parigi, il grande colchico...
Comprammo cuori a quelle piccole fioraie.
Erano Azzurri e si schiusero nell'acqua.
Prese a piovere nella nostra stanza,
E giunse il vicino, il Signor Le Songe, un ometto secco.
Giocammo a carte. Persi la luce degli occhi;
Mi prestasti i tuoi capelli, persi di nuovo, lui ci aveva sconfitti.
Uscí dalla porta. Lo seguí la pioggia.
Eravamo morti e potevamo respirare.

Paul Celan
Da Mohn und Gedächtnis

Trad. genseki

venerdì, settembre 01, 2017

Jean Grosjean

Jean Grosjean
Canti
Da: La lueur des jours - Gallimard 1991
Trad genseki

Scorre il ruscello
Da Huanne, da Puessan,
Sfiora le rocce   
Canta

Intuisce un cielo
Tra gli alberi.
Brillano sotto gli alberi
I suoi mulinelli

Le ombre degli alberi
Tremano alla sua fuga
Come un cielo di giugno
Come una digitale

*
Vago lungo i salici
L’anima lungi dagli uomini

Vado lungo un’onda
Che riempie il cielo di salici

Le iole che l’onda tocca
Derivano tra il cielo
Ma non lungo i cielo

*

Il cielo è quasi bianco
I prati profumano di melissa
Il ruscello scorre.

Di fronte sulla collina
L’accampamento degli Assiri
Si scorgono i loro fuochi.

Si odono i loro cavalli.
Nitrire. Li trattengono.

Certo hanno degli ordini.
Il loro dio non è onnipotente.

*

L’edera è lo splendore
Del cielo sulla terra.
Se lo schiaccio coi piedi
M’inebria il suo odore.

Gli dei la cui faccia
Era il nostro cielo
Hanno lasciato per traccia
L’edera sola..

*

Mezzogiorno. Settembre.
Lontano canto di un gallo.
Un melo si piega
Tranquillo sotto il suo carico.

Nei campi nessuno.
Ê domenica.
Frammenti di paglia brillano
Sul sentiero.

Brume dorate danzano
Sull’orizzonte.
Gli uccelli tacciono
Ai margini del bosco, dietro
Un fremito di foglie

*

La casa nera
Inclinata verso l’albero
Ascolta la brezza
Dire alla notte
Le foglie che dormono
Nell’odore.

La finestra nera
Spia i raggi
Che la luna lascia
Al bordo delle nuvole
Quando le nuvole nascondono
La luna.

Se prendono coraggio
I soffi
Una persiana debolmente
Batte contro il muro
E fa voltare
Tra le foglie
L’uccello che dorme.


*

Chants

Le ruisseau coule
de Huanne, de Puessans.
Il effleure les roches
et il chante.

Il devine un ciel
à travers les arbres.
Sous les arbres luisent
ses remous.

Les ombres des arbres
tremblent sur sa fuite
comme un ciel de juin
comme une digitale.


Je rôde le long des saules.
Mon âme est loin des hommes.

Je vais le long d'une onde
qu'emplit le ciel des saules.

Les îles que longe l'onde
dérivent parmi le ciel.

Mes pas le long du ciel.


Le ciel est presque blanc.
Le pré sent la mélisse.
Le ruisseau passe.

Sur le coteau d'en face
campent les Assyriens.
On voit leur feux.

On entend leurs chevaux
hennir. Ils les retiennent.

Sans doute ils ont des ordres.
Leur dieu ne peut pas tout.


Le lierre est la lueur
du ciel sur la terre.
Si mes pieds le foulent
son odeur m'enivre.

Les dieux dont la face
était notre ciel
n'ont laissé de trace
que le lierre.

Le ciel sous mes pieds
si mes pieds l'écrasent...
Les dieux n'ont laissé
que le ciel.
 

Midi. Septembre.
Un coq chante au loin.
Un pommier ploie
tranquille sous sa charge.

Personne aux champs.
C'est dimanche.
Les pailles brisées brillent
sur le chemin.

Les brumes dorées dansent
sur l'horizon.
Les oiseaux se taisent
aux lisières, derrière
un frémissement de feuilles.


La noire maison
penchée vers l'arbre
écoute la brise
dire à la nuit
les feuilles qui dorment
dans l'odeur.

La noire fenêtre
épie les lueurs
que laisse la lune
au bord des nuées
quand les nuées cachent
la lune.

Si s'enhardissent
les souffles
un volet faiblement
bat la muraille
et fait se retourner
dans le feuillage
l'oiseau qui dort.
*


Extrait du livre de poèmes LA LUEUR DES JOURS
Editions Gallimard 1991